E se vi dicessimo che Jannik Sinner e compagni azzurri sono in corsa per vincere – di nuovo – un’insalatiera? Perché così viene soprannominato il trofeo della Coppa Davis. Ripetersi per salire sul gradino più alto del podio: questo l’obiettivo della nazionale italiana che, sempre a Malaga, tenterà il bis. Il numero 1 al mondo, Musetti, Berrettini, Bolelli e Vavassori – capitanati da Filippo Volandri – a caccia della Coppa del Mondo del tennis. Un torneo nato oltre 120 anni fa sui campi del Logwood Cricket Club di Boston. La prima volta fu un Gran Bretagna-Stati Uniti, guidata dallo studente di Harvard (nonché ideatore) Dwight Filley Davis a cui la competizione deve il suo nome. Da quella prima finale, i successi degli Usa sono stati 32 (record assoluto), quelli italiani 2 (1976 e 2023). Ad oggi, ben 16 nazioni hanno alzato al cielo (almeno una volta) l’ambita insalatiera.

La Coppa Davis e lo studente Dwight: le origini
Se oggi si parla di Coppa Davis, insalatiera e tanto altro legato alla Coppa del Mondo del tennis il merito è dell’intuizione di un allora studente 22enne di Harvard, Dwight Davis. Appassionato di tennis e finalista dei campionati americani, Davis era stato particolarmente ispirato da un torneo disputato in California, a Monterey. Dopo aver convinto James Dwight (presidente della United States National Tennis Association) a contattare George Richmond Mewburn (presidente del Lawn Tennis Association in Gran Bretagna), in pochissime ore gli Stati Uniti si erano dovuti organizzare per ospitare gli atleti in vista dell’America’s Cup di vela e per il rivoluzionario torneo fortemente voluto da Davis. Il risultato finale della prima edizione disputata nel 1901? Un netto 3-0 degli Usa contro i britannici. Stravagante e poliedrico, Davis è stato anche finalista nel doppio di Wimbledon (con Holcombe Ward). Terminata la carriera ha ricoperto la carica di presidente della Federazione americana di tennis per poi darsi alla politica come ministro della guerra e governatore delle Filippine.

Un’insalatiera dal valore inestimabile: perché si chiama così?
Realizzato dal britannico Rowland Rhodes (sotto commissione di alcuni gioiellieri e orologiai di Boston), il trofeo era stato ideato per avere una forma di ciotola, proprio in un’epoca in cui coppe e scodelle d’argento andavano di moda e “avevano la funzione di commemorazione per occasioni patriottiche, sportive o romantiche” (dal libro “Dwight Davis: The Man and the Cup” di Nancy Kriplen). E così, in pochissimo tempo, il trofeo della Coppa Davis è diventato uno dei più famosi oggetti in argento del mondo. Il soprannome “insalatiera” è nato (e diventato parte della cultura del tennis) in seguito all’aggiunta di alcuni motivi floreali per decorare l’esterno della coppa: proprio come uno scodellino che serve a contenere l’insalata. Dagli iniziali 45 centimetri sono stati aggiunti tre piedistalli che consentono al trofeo di superare un metro di altezza, con un peso pari a 105 chili. Ancora oggi, per molti somiglia più ad una zuppiera per il punch, ma per gli amanti dello sport è l’insalatiera. E il merito è proprio di Davis che aveva speso 1000 dollari (oggi ne vale 200mila) pur di avere al “suo” torneo un premio quanto più riconoscibile.

Punti Atp e numero di partecipanti: com’è cambiato il format
Tante regole e un format completamente rinnovato: la vecchia (o vera) Coppa Davis prevedeva match di tre set su cinque e si disputava giocando due singolari, un doppio e poi eventualmente altri due singolari. Inoltre, non esisteva una fase finale. Il torneo ad eliminazione diretta prevedeva partite in casa o in trasferta, compresa la finale, con la superficie di gioco scelta dalla Nazione ospitante. Dal 2016, la Coppa Davis non garantisce punti per il ranking Atp. Ma il cambiamento più eclatante si è verificato nel 2019: alla fase di qualificazione partecipano 18 squadre divise in 6 gruppi da 3 nazioni ciascuno. Accedono ai quarti della competizione le prime classificate di ogni girone e le due migliori seconde. Le Finals si giocano poi in un’unica sede, quest’anno a Malaga sul cemento indoor. Inoltre, a differenza del passato bastano due set per vincere la partita. Dopo 124 anni di storia, l’unica peculiarità rimasta è l’insalatiera. Simbolo di uno dei tornei di tennis più antichi di sempre.

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