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“Project 2025”, Trump prese le distanze dall’agenda dell’ultra-destra ma ora nomina i suoi autori nella sua amministrazione

In campagna elettorale le aveva definite “idee assolutamente ridicole”, assicurando di “non averci molto a che fare” e di non sapere “chi ci sia dietro”. Donald Trump ha preso più volte le distanze da Project 2025, il “programma di transizione” dei think tank di estrema destra per la seconda amministrazione del tycoon. Ma ora che […]

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In campagna elettorale le aveva definite “idee assolutamente ridicole”, assicurando di “non averci molto a che fare” e di non sapere “chi ci sia dietro. Donald Trump ha preso più volte le distanze da Project 2025, il “programma di transizione” dei think tank di estrema destra per la seconda amministrazione del tycoon. Ma ora che ha vinto le elezioni e si appresta a fare per la seconda volta il suo ingresso alla Casa Bianca, il presidente eletto sta inserendo nel suo governo molti autori manifesto che è stato per mesi al centro di controversie e accuse di estremismo.

Sono finora quattro i nominati da Trump che figurano tra gli autori delle 920 pagine pubblicate nel 2023 dalla Heritage Foundation. Si tratta di Tom Homan, l’ex poliziotto e capo dell’Ice nominato “border zar” per portare avanti con il pugno di ferro la deportazione dei migranti; John Ratcliffe, l’ex deputato del Texas che fu capo della National Intelligence della prima amministrazione Trump ora nominato alla Cia; Brendan Carr, che ha scritto sui Project 2025 un intero capitolo sulla Federal Communications Commission, l’agenzia delle comunicazioni che ora è stato chiamato a guidare, e Pete Hoekstra, nominato ambasciatore in Canada. Anche uno degli architetti dell’intero progetto, Russ Vought, ex membro prima amministrazione Trump autore del capitolo in cui si propugna la necessità che la prossima presidenza usi in modo più aggressivo il suo potere esecutivo, appare destinato a guidare l’ufficio bilancio della Casa Bianca.

I contatti tra Project 2025 e la futura amministrazione Trump non si fermano qui. Basti pensare che America First Legal, think tank che ha partecipato al progetto, è guidato da Stephen Miller, che tornerà alla Casa Bianca dove durante il primo mandato è stato l’architetto delle più controverse misure anti-migranti, con l’incarico di assistente del presidente e vice capo dello staff con lo specifico incarico della politica anti-immigranti.

Nonostante questo, dal team di Trump si continua a ribadire che “come il presidente ha detto più volte non ha nulla a che vedere con Project 2025″. Ovviamente di diverso avviso i democratici che durante la campagna elettorale hanno avvisato gli elettori – senza in effetti ottenere grandi risultati, vista la netta vittoria repubblicana – dei legami tra il tycoon e il progetto teso ad ampliare i poteri presidenziali, smantellare l’apparato federale, imporre una visione conservatrice della società americana, con la famiglia al suo centro.

“Trump ha passato mesi a mentire agli elettori sui chiari rapporti tra la sua campagna e l’ampiamente impopolare Project 2025 – ha detto Alex Floyd, portavoce del Democratic National Committee – ora sta finalmente mostrando il suo gioco e scegliendo per il governo lacchè del Project 2025 che l’aiuteranno a mettere in pratica il suo programma estremista e pericoloso”.