di Stefano Briganti

L’ultima mossa degli Usa relativamente alla guerra russo-ucraina spiattellano davanti a chi abita il mondo “occidentale”, l’autentica natura cinica del potere americano che già da molto non ha più veli. Dimostrano senza che ci possa essere più alcun dubbio, semmai ancora ce ne fossero, che le “buone e giuste” motivazioni ufficiali che sono state coniate per giustificare l’interventismo bellico occidentale ad oltranza in Ucraina, erano e rimangono solo un miserabile paravento.

Dopo quasi tre anni di conflitto, giorni fa leggo su Politico.eu un articolo che esprime a chiare lettere cose che già due anni fa il capo di stato maggiore statunitense Matthew Miller aveva detto: “In questa guerra non ci sarà nessun vincitore”, cose che i “putiniani” e cioè i giornalisti non mainstream, gli studiosi di politica internazionale ed ex generali avevano detto e che per questo erano stati messi al bando.

L’articolo del 15 novembre dice tra l’altro: “…assolvere le potenze occidentali dalle loro vuote promesse e liberarle da una guerra che non può essere vinta. La rielezione di Trump ha ora chiaramente evidenziato la follia dell’Occidente nel promettere di continuare questa guerra finché l’Ucraina non tornerà ai suoi confini del 1991 […] Lo incolperanno [Zelensky] tutti per le promesse non mantenute, per la perdita del Donbass.. perché è quello che ci vorrà per siglare un accordo… insieme al fatto che l’Ucraina non entrerà nella Nato: la neutralità sarà una ferma concessione che Mosca esigerà…”.

Eppure, nonostante questo scenario che non dà speranze al ripristino della sovranità ucraina su tutto il paese o ad una sconfitta strategica russa sul campo, ecco che gli Usa permettono che dei loro missili colpiscano il territorio russo fino a minacciare potenzialmente Mosca, mentre Biden a Lima ancora dice “dobbiamo aiutare Kiev a riavere la sua completa sovranità”. Assolutamente ridicola la motivazione che il NYT riporta per questa scelta: mandare un messaggio di allerta alla Nord Corea. E’ tragicamente risibile immaginare Kim spaventarsi per questo.

Il 12 settembre a San Pietroburgo, Putin è stato chiarissimo su come Mosca avrebbe considerato un attacco con missili Usa (e occidentali) a lungo raggio sulla Russia. La dottrina militare russa sull’utilizzo di armi nucleari è stata modificata e da ieri è ufficiale. La TASS spiega che ora, l’aggressione di uno stato non-nucleare con la partecipazione o il supporto di uno stato nucleare sarà considerato un attacco congiunto alla Russia, che può rispondere con la forza nucleare se ritiene sia minacciata, anche con armi convenzionali, la sua sovranità e sicurezza.

Da settembre questo è noto a tutti i paesi così come è noto che nessun missile Nato è in grado di colpire la Russia a 300-400km di distanza senza i piani di volo sviluppati da personale Usa e senza la guida dei suoi sistemi satellitari. E’ questo supporto che, per Mosca, oggi rende la Nato direttamente coinvolta in un attacco sul territorio della Federazione. Il fatto che ancora una volta tutto ciò sia ignorato fa capire il cinismo da fine impero del dem neocon Joe Biden e della sua amministrazione ormai a due mesi dalla loro definitiva scomparsa.

Questa decisione non cambierà le sorti della guerra, non permetterà a Kiev di riavere l’integrità territoriale, non fermerà le distruzioni delle sue infrastrutture e la morte dei suoi soldati, non renderà Putin un “pariah internazionale”, non metterà Kiev in una improbabile “posizione di forza”. Questa decisione è solo l’ennesima scommessa di Washington sulla reazione di Mosca che finora non è riuscito ad ottenere e poter così passare a Trump la gestione di una guerra mondiale.

Nel 1962 la crisi dei missili a Cuba ed una possibile guerra nucleare vennero spente da due presidenti molto capaci; oggi, per evitare la bomba atomica, possiamo contare sui nervi saldi solo di uno dei due dal momento che l’altro ha fatto e fa di tutto per far provare un’altra volta al mondo il vento nucleare di Hiroshima.

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