Dall’industria la crisi economica europea si propaga anche ai servizi. È questo il dato che più preoccupa e che ha spinto l’euro ai minimi sul dollaro da quasi due anni. A segnalarlo è l’indice Pmi (che “capta” gli orientamenti dei direttori degli acquisti delle aziende) relativo a novembre e risultato al di sotto delle attese. Per quel che riguarda il settore manifatturiero dell’area dell’euro l’indice si è attestato in novembre è a 45,2 punti, contro i 46 previsti. Nel comparto dei servizi è a quota 49,2 rispetto ai 51,6 delle stime (dove 50 è la soglia che separa una fase espansiva da una contrazione).

A indebolire l’euro ha contribuito la revisione al ribasso del dato sul Pil tedesco del terzo trimestre. La crescita è stata dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e non dello 0,2% come inizialmente stimato. Ora si scommette su un’azione più decisa della Banca centrale europea, con un taglio fino a 50 punti base al costo del denaro in dicembre (altro elemento che indebolisce l’euro).

La Bce riserva nuovi tagli dei tassi d’interesse nei prossimi mesi, di fronte a un target d’inflazione al 2% che dovrebbe essere raggiunto a metà 2025, ha detto nel pomeriggio il governatore della Bundesbank (la banca centrale tedesca) Joachim Nagel. Sul fronte inflazione, attenzione però al prezzo del gas, tornato sul valore più alto da un anno e difficilmente in calo nei prossimi mesi.

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