Giustizia & Impunità

Laura Ziliani, ergastolo per le figlie e il fidanzato di una di loro: uccisero la donna “per gratificare l’ego”

La Corte d’Appello di Brescia ha confermato l’ergastolo per Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, già condannati in primo grado alla massima pena per l’omicidio di Laura Ziliani, ex vigilessa di Temù e madre delle due giovani. Tutti e tre (Milani era il fidanzato di una delle due sorelle e amante dell’altra), secondo i giudici, l’8 maggio 2021 uccisero la vittima non per soldi o per odio, ma per “gratificare l’ego del gruppo e celebrare adeguatamente la coesione” dei suoi componenti. “Il processo d’appello si è chiuso come doveva andare. Dispiace solo che anche oggi è stata un’occasione persa per sentire delle scuse”, ha dichiarato l’avvocato di parte civile Piergiorgio Vittorini, che rappresenta la terza figlia – disabile – della vittima. Nessun commento a parte dei difensori se non un “speravamo in una nuova perizia psichiatrica” che si è lasciato sfuggire uno dei legali dei condannati, che erano presenti in aula alla lettura del dispositivo e che hanno lasciato il Tribunale a testa bassa.

Le due ragazze avevano confessato il delitto già alcuni mesi dopo il loro arresto. Ma l’input per la svolta delle indagini era arrivato grazie alle confidenze che Milani aveva fatto in carcere a un compagno di cella. Il detenuto raccontò che la sera del delitto il ragazzo e le due sorelle Zani stavano preparando dei muffin e riempirono quello destinato a Laura Ziliani con benzodiazepine, che come noto ha anche funzioni sedative. La vigilessa mangiò il muffin ma non crollò “come previsto” in pochi minuti. “Laura a un certo punto è ormai rintronata – raccontò il detenuto compagno di cella di Milani – e va in cucina per prendere da bere dal frigorifero. A quel punto scatta la furia di Silvia che prende da dietro la madre. Laura cade sulla figlia, le salta sopra Paola per tenerla ferma, ma la mamma non muore. Con Mirto le mettono il sacchetto di plastica sulla testa e lo chiudono con una fettuccia e una porzione di prolunga“. Agli inquirenti il compagno di cella ha detto che Milani aveva ancora il dubbio che Ziliani fosse ancora viva quando è stata seppellita. Nelle loro deposizioni in aula le due sorelle Zani hanno avuto atteggiamenti e riportato versioni differenti. Da una parte la più grande, Silvia, che ha sostenuto che la madre voleva avvelenarla con “latte alla candeggina“. “Quando l’ho uccisa ero convinta al 300 per cento che lei volesse avvelenarci. Ora dopo tanti mesi in carcere, non sono più così sicura”. Per la pianificazione dell’omicidio – raccontò in tribunale – presero spunto da serie tv come Dexter. Tra le idee e i tentativi falliti ci fu anche l’uso di piante velenose e l’utilizzo di liquido antigelo diluito in una tisana. Da parte sua Paola, la sorella più piccola, chiese scusa in aula: “A tutti. A mia madre che ho ucciso, ai miei zii, a mia sorella, a mia nonna, a tutte le persone di Temù. Mi dispiace per tutto. In assoluto mi dispiace più di tutti per mia mamma”.