“Durante l’interrogatorio Leonardo Maria Del Vecchio ha dimostrato di non aver mai voluto concorrere negli accesi abusivi, uniche incolpazioni che lo coinvolgono a titolo di concorso per ‘aver incaricato De Marzio ad acquisire informazioni’”. Sono le parole dell’avvocata Maria Emanuela Mascalchi, legale del giovane imprenditore interrogato giovedì nell’ambito dell’indagine della Dda e della Dna sulla […]
“Durante l’interrogatorio Leonardo Maria Del Vecchio ha dimostrato di non aver mai voluto concorrere negli accesi abusivi, uniche incolpazioni che lo coinvolgono a titolo di concorso per ‘aver incaricato De Marzio ad acquisire informazioni'”. Sono le parole dell’avvocata Maria Emanuela Mascalchi, legale del giovane imprenditore interrogato giovedì nell’ambito dell’indagine della Dda e della Dna sulla presunta rete di cyber-spie con base a Milano negli ufficio della Equalize di Enrico Pazzali.
Il 29enne rampollo dell’impero Luxottica, figlio di seconde nozze del fondatore del gruppo Leonardo Del Vecchio, è tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Milano sulla presunta associazione a delinquere finalizzata a dossieraggi e accessi abusivi. Secondo i pm, Leonardo Maria si sarebbe rivolto all’organizzazione per spiare i suoi familiari e produrre dossier compromettenti su di loro nell’ambito della guerra per l’eredità del padre: al centro anche un falso rapporto della polizia di New York finalizzato “a offuscare l’immagine di Claudio Del Vecchio“, fratellastro dell’indagato e primogenito del fondatore. C’è poi il caso della fidanzata e promessa sposa di Leonardo Maria Del Vecchio, l’attrice Jessica Serfaty, a cui il compagno, si legge in uno dei capi d’imputazione, avrebbe tentato nel giugno 2023 di far installare un trojan nel cellulare.
La legale di Del Vecchio junior ha tenuto a sottolineare che durante l’interrogatorio (“da lui richiesto”) in merito alle “vicende relative al trojan” con il pm “si è chiarito che tali fatti non sono contestati a Leonardo Maria Del Vecchio e non vengono contemplati nei capi di incolpazione nei suoi confronti”. Riguardo tale episodio “è accusato solamente Calamucci per aver creato un falso report per cercare di venderlo ad alto prezzo“, ha proseguito in una nota il difensore, aggiungendo che il “trojan non è stato mai messo nel telefono della Serfaty”. “Inoltre neanche i fatti del report falso sul fratello Claudio Del Vecchio sono oggetto di incolpazione nei confronti di Leonardo Maria Del Vecchio: il reato di falso è contestato solamente a Calamucci che riceveva in subappalto i lavori da De Marzio”.
“Durante l’interrogatorio – aggiunge l’avvocata Mascalchi – abbiamo dimostrato con prove documentali, acquisite dalla stessa Procura, di aver pagato alla società Neys Agency di De Marzio” quanto dovuto per “un contratto di consulenza e ‘nel rispetto delle leggi’ per servizi di Loss-protection, incarichi leciti aventi ad oggetto attività di analisi reputazionali su potenziali controparti contrattuali, Kyc, attività di adeguata verifica della controparte e cyber security”.