Crimini di guerra. Con questa motivazione, ieri, la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa del governo israeliano Yahav Gallant (e del capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif, la cui uccisione non è mai stata confermata dal gruppo). Ieri sera, dopo una nota dell’ufficio del primo ministro, è giunta una dura risposta del leader di Tel Aviv sostenuto dagli Stati Uniti, con Biden e Trump: “Nessuna scandalosa decisione anti-israeliana impedirà a noi, e soprattutto a me, di continuare a difendere il nostro Paese in qualsiasi modo – ha detto Netanyahu in un video messaggio ai suoi concittadini – Non cederemo alle pressioni”. Nessun passo indietro, dunque. Anzi, l’attacco alla Corte di un giudizio “scandaloso” viziato dal pregiudizio “anti-israeliano”. In mattina è arrivato anche l’assist a Netanyahu da parte del leader della e vicepremier italiano.
No commenti da Santa sede e Russia – Le decisioni della Corte penale internazionale sono “insignificanti”, e quindi “non c’è motivo di commentarle”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La Russia non aderisce alla Cpi, che lo scorso anno ha emesso un ordine di arresto anche per il presidente Vladimir Putin. Sceglie il basso profilo anche il Vaticano: “Sulla cattura di Netanyahu? Nessun commento da parte della Santa Sede – ha dichiarato il Segretario cardinal Pietro Parolin parlando a margine di un evento all’università Lumsa di Roma – Abbiamo preso nota di quanto è avvenuto. A noi quello che preoccupa e quello che interessa è che al più presto si ponga fine alla guerra che è in corso”.
Biden e Trump sostengono Bibi e accusano la Corte – Subito dopo, nella serata di ieri, anche la portavoce della Casa Bianca aveva biasimato il verdetto: “Respingiamo fondamentalmente le decisioni della Corte – ha dichiarato Karine Jean-Pierre – La Corte non ha giurisdizione”. Nella mattinata di oggi anche il presidente Usa Joe Biden, ha preso le difese del governo di Tel Aviv: “L’emissione di mandati di arresto da parte della Cpi contro i leader israeliani è scandalosa. Voglio essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c’è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”. Il presidente in pectore Donald Trump, in attesa dell’insediamento previsto il 20 gennaio, si allinea (ma non è una novità) al fianco di Israele. Tanto da valutare l’introduzione di sanzioni contro la Corte penale internazionale. Lo rende noto Kan News, citando fonti di Washington: il provvedimento riguarderebbe in particolare il procuratore capo della Cpi, Karim Khan, e i giudici che hanno emesso i mandati. Ieri, Mike Waltz, scelto dal presidente eletto Donald Trump come Consigliere per la Sicurezza Nazionale, ha twittato: “A gennaio ci si può aspettare una forte risposta al pregiudizio antisemita della Cpi e dell’Onu”. Da ricordare che gli Stati Uniti non riconoscono la Corte penale internazionale.
Spagna d’accordo con la Corte, Uk “rispetterà gli obblighi” – Madrid prende invece una posizione netta, favorevole alla decisione della corte dell’Aja: “La Spagna rispetta la decisione della Corte penale internazionale e si atterrà ai suoi impegni e obblighi in relazione allo Statuto di Roma e al diritto internazionale”, affermano fonti ufficiali del ministero degli Esteri spagnolo. Da Downing Street, inoltre, il governo britannico fa sapere che “rispetta sempre i suoi impegni giuridici così come previsto dalle leggi nazionali e anche da quelle internazionali” e nel caso in cui Netanyahu dovesse recarsi in Gran Bretagna potrà essere arrestato.
Germania e Francia “prendono atto” della decisione – Berlino e Parigi invece si mantengono al momento equidistanti rispetto alla delibera della Corte. “Esamineremo coscienziosamente i passi da compiere. E ulteriori passi saranno compiuti solo quando sarà prevedibile una visita in Germania del Primo Ministro Benjamin Netanyahu e dell’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant”, ha scritto in una nota il portavoce del cancelliere tedesco Steffen Hebestreit. “Il governo tedesco ha partecipato alla stesura dello Statuto della Cpi ed è uno dei maggiori sostenitori di quest’ultima. Questa posizione è anche il risultato della storia tedesca”, continua il comunicato della cancelleria. “Allo stesso tempo, è una conseguenza della storia tedesca il fatto che condividiamo relazioni uniche e una grande responsabilità con Israele“, conclude la nota. Come la Germania, prende atto della decisione della Corte anche la Francia. “Fedele ai suoi impegni di lunga data a sostegno della giustizia internazionale”, Parigi “ricorda il suo attaccamento al lavoro indipendente della Cpi”, si legge in una nota del ministero degli Esteri, che non specifica esplicitamente se la Francia li arresterà all’ingresso nel Paese.
Orban: “Disapplicherò il mandato d’arresto” – Sulla linea dura si assesta Viktor Orban: “Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione”, ha dichiarato il premier dell’Ungheria, da luglio presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Che aggiunge: “Inviterò (il premier israeliano, ndr) a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la decisione della Cpi non avrà alcun effetto”. Una presa di posizione apprezzata dal premier israeliano, che ha ringraziato l’Ungheria per l’invito e elogiato la “chiarezza morale” di Orban. “Di fronte alla debolezza vergognosa di coloro che hanno sostenuto la decisione scandalosa contro il diritto dello Stato di Israele a difendersi, l’Ungheria – afferma Netanyahu secondo una nota diffusa dal suo staff – si pone dalla parte della giustizia e della verità”.
La Cina: “Cpi sia imparziale, sulla Palestina rispettare il diritto internazionale” – Anche da Oriente arrivano reazioni al mandato d’arresto. La Cina – con le dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian, alla testa Global Times – ha auspicato dalla Corte penale internazionale “una posizione oggettiva e imparziale, e che eserciti i suoi poteri in conformità con la legge”. “Sulla questione della Palestina“, ha aggiunto il portavoce, la Cina è “sempre schierata dalla parte dell’imparzialità, della giustizia e del diritto internazionale” e “si oppone a tutte le azioni che violano il diritto internazionale, anche il diritto umanitario internazionale”. “Condanniamo tutte le pratiche che provocano danni per i civili e gli attacchi a strutture civili”, ha proseguito Lin, sottolineando il contributo di Pechino verso “tutti gli sforzi della comunità internazionale tesi a raggiungere equità e giustizia sulla questione palestinese”.
L’Iran: “È la fine e la morte politica” di Israele – Il comandante dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran, generale Hossein Salami, ha commentato così i mandati di arresto fimrati dalla Corte dell’Aia, in un discorso trasmesso dalla tv ufficiale di Teheranì. Secondo il capo dei Pasdaran, Israele sarebbe “un regime che oggi vive nel totale isolamento” con i “suoi funzionari che non possono più recarsi in altri Paesi”. Né Iran né Cina riconoscono la Cpi.