Matteo Salvini sfida la Corte penale internazionale e spacca l’asse del governo sul mandato d’arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant. “Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri”, dice il vicepremier a margine dell’assemblea Anci. Il leader della Lega, dunque, ha una posizione molto diversa rispetto a quella del ministro Guido Crosetto, esponente di Fdi. Ma Salvini si allontana tantissimo anche dalla linea attendista dell’altro vicepremier Antonio Tajani, leader di Forza Italia. “Non entro nel merito delle dinamiche internazionali – continua il ministro delle Infrastrutture- Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali”. Poi Salvini attacca direttamente i giudici de L’Aja: “Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”, ha sostenuto Salvini.
La posizione di Meloni – Una linea che ha costretto all’intervento la presidente del consiglio. “Approfondirò in questi giorni le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte Penale Internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica”, ha detto la premier di ritorno dalla visita in Argentina. “La Presidenza italiana del G7 intende porre il tema all’ordine del giorno della prossima Ministeriale Esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre. Un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l’organizzazione terroristica Hamas”, ha aggiunto la capa dell’esecutivo. Il riferimento della premier è al fatto che i giudici de L’Aja hanno spiccato un mandato d’arresto internazionale anche per il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri.
La linea di Crosetto, quella di Tajani – Una posizione, quella della premier, che mette in discussione l’ordinamento internazionale. L’Italia, infatti, è uno dei 124 paesi che riconoscono la giurisdizione della Corte penale internazionale. Dunque è tenuta a dare applicazione alle decisioni dei giudici de L’Aja nell’ambito del suo territorio: se Netanyahu si dovesse recare in Italia dovrebbe essere arrestato. Ecco perché Crosetto, pur contestando politicamente la decisione, ha avvertito: “Ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata ma se Netanyahu e Gallant venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale”, sono le parole del ministro della Difesa, subito dopo il mandato spiccato da L’Aja. Molto più prudente si è mostrato il titolare della Farnesina, Antonio Tajani. In sostanza, la sentenza del Cpi inserisce Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant nell’elenco dei “most wanted” e l’Italia deve decidere se dare esecuzione all’eventuale arresto. Tajani prende tempo: “Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda”, ha spiegato il ministro degli Esteri. Ma se il premier israeliano dovesse, in via teorica, recarsi nel nostro Paese? “Esamineremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte a fare questa scelta. Lunedì a Fiuggi comincerà il G7 dei ministri degli Esteri e prenderemo le decisioni insieme ai nostri alleati. Questa è la linea scelta dal nostro presidente del consiglio che io ho il dovere di attuare”, ha sostenuto Tajani, seguendo la linea della premier.
Pd: “Parli Meloni” – La posizione attendista del ministo degli Esteri non è piaciuta al Movimento 5 stelle che ha definito le sue parole “scioccanti e vergognose” perchè “confermano il disprezzo del governo Meloni per il diritto internazionale”. Sandro Ruotolo, europarlamentare del Pd, sottolinea che “la sentenza della Corte Penale Internazionale dell’Aja con quale si ordina l’arresto per Netanyahu e Gallant per i crimini nella striscia di Gaza va rispettata. Non c’entra nulla l’antisemitismo. Il primo ministro israeliano deve farsi da parte. E’ orrendo che adulti uccidano bambini”. “Ministro Salvini (e ministro Tajani), rispettare le sentenze della CPI non è una facoltà. Per l’Italia è un dovere vincolante. Che riguardino Putin, che riguardino Hamas, che riguardino Netanyahu. Siete ministri e vicepresidenti del Consiglio della Repubblica Italiana, non della Russia”, scrive sui social l’altro dem Marco Furfaro.
Italia ha istituito la Corte – Stando a quanto anticipato da Meloni, dunque, sarà il prossimo G7 degli Esteri a decidere come comportarsi sul mandato d’arresto per il premier israeliano. Una decisione complessa per il governo perchè sono ben 123 i Paesi che riconoscono la Corte penale internazionale, tra cui sei componenti del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito) e due dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu: Francia e Regno Unito. L’Italia, oltre ad aver ospitato la Conferenza diplomatica che ha istituito la Corte penale internazionale nel luglio del 1998, è stato uno dei primi Paesi a ratificarne lo Statuto. Non a caso l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Josep Borrell ha ricordato che gli Stati membri dell’Unione europea sono “vincolati” a eseguire la sentenza della Corte.