Cronaca

Moussa ucciso a Verona da un poliziotto, Ilaria Cucchi: “È opportuno che a indagare siano i carabinieri”. E gli amici cercano testimoni

Quando un’indagine preliminare riguarda il rappresentante di un corpo della Polizia o dei carabinieri, non sarebbe opportuno che gli accertamenti siano condotti da un corpo diverso da quello di appartenenza? A chiederlo in una interrogazione presentata al ministro dell’interno Matteo Piantedosi e al guardasigilli Carlo Nordio, è Ilaria Cucchi, senatrice del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. Si riferisce al caso della morte in stazione Porta Nuova a Verona del ventiseienne Moussa Diarra, avvenuta il 20 ottobre. L’uomo, in evidente stato di alterazione psichica e probabilmente armato di coltello, si era prima accanito sulla biglietteria e sulla tabaccheria, poi era stato affrontato da una pattuglia in servizio. Un agente aveva sparato tre colpi, uno dei quali aveva raggiunto Moussa al cuore.

A Verona è sorto il comitato Verità e Giustizia per Moussa che ha organizzato alcune manifestazioni e sollevato dubbi sulla ricostruzione ufficiale, ovvero che il poliziotto abbia agito per legittima difesa. La senatrice Cucchi si sta occupando del caso ed ora si rivolge al governo. “In conformità alla giurisprudenza anche della Corte di giustizia dell’Unione europea non si ritiene opportuno che delegata alle indagini su quanto accaduto sia la Polizia, organo di cui fa parte l’agente che ha sparato, ma sarebbe stato preferibile affidare le indagini all’Arma dei Carabinieri”. Poi aggiunge: “Nelle ore successive alla morte del ragazzo la Procura di Verona ha diramato un comunicato stampa congiuntamente alla Questura in cui si parla con certezza della sussistenza della discriminante della legittima difesa in capo all’agente coinvolto. La Procura dichiara che ci sia stata legittima difesa, basandosi sulle immagini delle telecamere di sorveglianza, ma risulta che alle avvocate della famiglia di Diarra queste immagini non siano state mostrate in ragione del segreto istruttorio”. Inoltre, “il procuratore ha affermato che la telecamera più vicina al luogo della sparatoria era rotta e che le altre telecamere erano troppo lontane e che i frame sono sgranati e che quindi è stato inviato il materiale ai tecnici specializzati per l’analisi”.

Fatte queste premesse, Cucchi chiede ai ministri “se non intendano applicare delle regole chiare, come suggerito dalla Corte Europea per i diritti dell’uomo, per garantire una giustizia equa quando si tratta di casi che coinvolgono i Corpi di Polizia e Carabinieri, in modo che non interferiscano nelle indagini” e “se non credano che sia doveroso garantire sempre, per ogni caso mediatico o no, delle indagini approfondite prima di diramare comunicati stampa per difendere l’operato degli agenti di Polizia e dei Carabinieri”.

Intanto a Verona gli amici di Moussa stanno cercando testimoni: “Vogliano un’indagine rigorosa e imparziale e ci chiediamo come possa essere considerata trasparente un’indagine condotta da una polizia che sta indagando su sé stessa. È incredibile che la principale stazione ferroviaria di una città come Verona, sottoposta a norme antiterrorismo, non disponga di telecamere funzionanti”. Parte così un appello: “Chiediamo a chiunque abbia assistito ai tragici fatti, che abbia filmato con il proprio telefono o che sia in possesso di informazioni utili, di contattarci per contribuire a ricostruire la verità su una persona descritta fin dall’inizio come violenta e pericolosa, e che altro non era che un giovane uomo migrante in una condizione di estrema precarietà, segnato da un profondo disagio psicologico”. Nella zona della stazione sono stati affissi avvisi in tutte le lingue per la ricerca di testimoni, che possono chiamare il 3510921865 o scrivere una mail a permoussadiarra@gmail.com.