Ben Simmons? Un ex giocatore, da 40 milioni di dollari
In maglia Sixers, Ben Simmons sembrava non lontano dallo status di classico talento generazionale. Alto 2.08, con uno specimen fisico da ala-forte degli anni ’90, ma mobile e rapido come un piccolo. Visione di gioco raffinata, sia in campo aperto che a difesa schierata. Capacità di finire al ferro dopo una penetrazione in palleggio senza problemi di sorta. Difesa forte in uno contro uno e in aiuto su tutti i ruoli, tanto che l’ex Lsu era stato eletto per ben due volte nel miglior quintetto difensivo della stagione (2020 e 2021). Era un All-Star, Simmons. In rampa di lancio. Quello che vediamo oggi in maglia Brooklyn Nets, invece, è ormai l’ombra di quel giocatore. Il tiro non l’ha mai avuto. Più grave: il canestro, quando lontano più di due metri, non lo ha mai guardato. Ma prima sopperiva con un atteggiamento aggressivo, con le frequenti transizioni, con i recuperi, con la velocità di gioco. Oggi, complici anche ripetuti guai alla schiena, tutti i nodi sono venuti al pettine. E Simmons in campo è inguardabile. A basket sembra quasi non sia interessato a giocarci. In attacco, se non guida il contropiede, è come non averlo. Il difensore gli dà almeno due metri di spazio per invitarlo a tirare e si copre sulle eventuali penetrazioni. Lui non sa che farci della palla, se non trovare il modo di liberarsene. Ma sempre con poco ritmo. Se prova l’entrata, lo fa in modo molle, senza durezza, con risultati spesso pessimi in sottomano. Al momento, il giocatore dei Nets rimane un decente passatore. Ma nulla più. Perché le buone occasioni di passaggio, le spaziature giuste, si creano con continuità se sei coinvolto e proattivo in attacco. Le sue cifre sono lì, che parlano per (o contro di?) lui. Segna 5,7 punti a partita e sono tre anni che non prova un tiro da tre. Ah, in questa stagione si porta a casa ben 40 milioni di dollari. Ma è l’ultimo anno di contratto. Dal prossimo, è probabile, sarà difficile perfino accasarsi in una franchigia. Altro che cifre da superstar. Talento sprecato.

L’inizio dei New York KnIcks
Se non sta al fianco di un centro difensivo come Gobert, Karl-Anthony Towns fa fatica e non poco quando opera all’interno della propria metà campo (alcuni direbbero, sbagliando, la “meno nobile”). Non è un difensore da stropicciarsi gli occhi. Se lo metti in un sistema come quello che aveva Minnesota lo scorso anno, puoi limitare i danni. Altrimenti è dura. Ai Knicks sta giocando da centro titolare. E tutti i suoi limiti difensivi in tema di marcatura e di protezione del ferro sono evidenti più che mai. Quando è in campo, l’efficienza difensiva di New York subisce un crollo non indifferente. Sarà un tema in ottica playoff. Di contro, c’è l’attacco. Qui l’ex T-Wolves è davvero una perla rara. Averlo sul perimetro a giocarsi un pick-and-roll con Jalen Brunson è un lusso a tutte le latitudini. In generale, New York sta facendo bene. Sono terzi a est con 9 vittorie e 6 sconfitte. Ci sono, tuttavia, alcuni aspetti da sistemare. La palla gira poco, per esempio. L’attacco sembra un po’ troppo statico, non ribaltano abbastanza il campo, non muovono le difese. Questo, forse, anche perché il primo violino, Brunson, ama dominare tanto la sfera e si sente più a suo agio negli isolamenti. La panchina, poi, è abbastanza corta. Al momento. Mitchell Robinson è fuori per infortunio, così come Miles McBride e Achiuwa. Bojan Bogdanovic lo hanno perso per Bridges, Donte DiVincenzo per Towns. Jericho Sims è quello che è, un muscolare da rimbalzi e qualche stoppata. Sta giocando benino Cameron Payne, ma non è abbastanza. Anche con il ritorno degli infortunati, New York probabilmente ruoterà nove uomini. Troppo pochi, se vuoi mirare in alto. Urge qualche mossa di mercato.

Dalton Knecht, il rookie tiratore dei Lakers
Che tiro che ha il rookie dei Los Angeles Lakers. Prima di tutto tecnicamente. Perché ciò che conta è il modo in cui nasce il tiro. Movimento compatto. Rilascio veloce. Piedi sempre in buona posizione e puntati rapidamente verso il canestro anche dopo un taglio. Polso molto morbido. Tira sostanzialmente in spot-up e in uscita dai blocchi. Mai dal palleggio. È letteralmente esploso nella vittoria sugli Utah Jazz, con 37 punti e ben 9 triple. Sembrava Dan Majerle in maglia Suns contro i Sonics nella Finale di Conference del 1993. Una gioia da ammirare per gli amanti della specialità e i puristi del tiro. L’ex giocatore di Tennesse sembra, inoltre, muoversi bene anche in taglio dal lato debole e ha stacco da terra, senza essere un vero e proprio saltatore. Siamo ancora agli inizi, ma ci sono ampi margini per pensare che Dalton Knecht sia la sorpresa dello scorso Draft NBA (scelto alla chiamata 17). Sta segnando oltre 11 punti di media e tira dall’arco addirittura con il 46,4%. Per questo i Lakers sono stati bravi e fortunati.

That’s all Folks!
Alla prossima settimana.

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