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Netanyahu e Gallant in arresto? Improbabile, ma l’impatto politico del mandato non è marginale

Il mandato di cattura contro i vertici di Israele che i giudici dell’Aja hanno confermato ieri, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Karim Khan è clamoroso: Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Gallant sono probabilmente i vertici politici di più alto profilo che la Corte abbia mai richiesto di arrestare nei suoi quasi 25 anni di storia.

Ma non è il primo: i giudici ICC firmarono un mandato di cattura per un capo di Stato in carica contro l’ex dittatore sudanese Al Bashir nel 2009 e nel 2010 e proprio quella vicenda e la minore rilevanza sullo scacchiere mondiale del Sudan, non hanno mai attirato particolare attenzione sul caso. Eppure, per avere qualche indizio su cosa potrebbe accadere, almeno sul piano procedurale, di fatto solo a quel precedente è possibile guardare.

Intanto, vale la pena ricordare che l’ICC non è mai riuscita a portare a l’Aja Omar Al Bashir. E quest’ultimo ha viaggiato diverse volte in paesi dove la Corte ha giurisdizione, senza che l’autorità giudiziaria locale potesse fare granché. Poi, in Sudafrica nel 2015, una coalizione di ong convinse una corte distrettuale ad emettere un’ordinanza d’urgenza al governo: Al Bashir arriverà presto per partecipare ad una seduta dell’Unione Africana e voi dovete sollevare la sua immunità e dare disposizione affinché scatti il fermo.

La sera del 13 giugno 2015, in occasione dell’arrivo del presidente Omar al-Bashir in Sudafrica, il Southern Africa Litigation Centre presentò una richiesta urgente alla Divisione di Gauteng, Pretoria, per l’arresto e la consegna del ex presidente. La Corte sudafricana ordinò al governo di impedire ad al-Bashir di lasciare il paese fino a quando la richiesta non fosse stata esaminata. Il giudice Hans Fabricius incaricò il Dipartimento degli Affari Interni di garantire che tutti i punti di ingresso e uscita del paese fossero informati del divieto di partenza per al-Bashir.

Tuttavia, il 15 giugno, mentre la questione era ancora in discussione in tribunale, l’ex dittatore lasciò il Sudafrica per fare ritorno in Sudan, sfidando direttamente l’ordine della Corte. Questa dinamica, amplificata tante volte dal peso globale di Israele e del suo premier, non è troppo lontana da quella che potrebbe replicarsi in Stati che aderiscono all’ICC (prendiamone uno a caso, l’Ungheria) ma che hanno già messo nero su bianco che i “fuggiaschi” da loro sono al sicuro.

Quindi è improbabile che Netanyahu e Gallant finiscano presso il penitenziario di Scheveningen, sul litorale dell’Aja, dove sono imprigionati gli imputati presso l’ICC. Tuttavia, l’impatto politico e la pressione sui governi potrebbe essere tutt’altro che marginale.