Ci sono accadimenti relativamente piccoli che hanno grandi significati. Uno di questi è la richiesta di accesso alla procedura fallimentare da parte di Northvolt, l’azienda svedese che era una delle grandi speranze europee per un’industria di batterie per auto elettriche. Il colpo di grazia è arrivato con l’annullamento di un ordine da 2 miliardi di […]
Ci sono accadimenti relativamente piccoli che hanno grandi significati. Uno di questi è la richiesta di accesso alla procedura fallimentare da parte di Northvolt, l’azienda svedese che era una delle grandi speranze europee per un’industria di batterie per auto elettriche. Il colpo di grazia è arrivato con l’annullamento di un ordine da 2 miliardi di euro da parte di Bmw, a causa del rallentamento della domanda.
L’amministratore delegato e co-fondatore Peter Carlsson ha annunciato le dimissioni dal ruolo che ricopriva dal 2016. Northvolt ha annunciato di aver fatto domanda di protezione dalla bancarotta ai sensi del Chapter 11 negli Stati Uniti, per consentirle di ristrutturare il suo debito e riorganizzare la sua attività. La presentazione le ha dato accesso a “circa 145 milioni di dollari in cash collateral”, ha affermato, mentre il produttore di camion svedese Scania, un cliente, ha promesso 100 milioni di dollari in nuovi finanziamenti.
I media svedesi hanno riferito che la società aveva debiti per 5,84 miliardi di dollari e solo 30 milioni di dollari in contanti disponibili. Northvolt ha affermato che le sue operazioni continueranno normalmente durante la riorganizzazione. L’azienda ha riferito a settembre di un taglio di 1.600 posti di lavoro, un quarto del suo personale, e la sospensione l’espansione del suo impianto mentre lottava con una crisi finanziaria e un rallentamento della domanda.
Northvolt è stata vista come una pietra angolare dei tentativi europei di recuperare terreno rispetto a Cina e Stati Uniti nella produzione di celle per batterie, un componente cruciale delle auto a basse emissioni. L’Europa rappresenta solo il 3% della produzione globale, ma ha l’ambizioso obiettivo di raggiungere il 25% del mercato entro la fine del decennio.
Ma il caso del gruppo svedese è solo l’ultimo di una serie. All’inizio di quest’anno, Acc, una joint venture tra Stellantis e Mercedes, ha sospeso la costruzione di nuove fabbriche di batterie in Germania e Italia (Termoli). Stellantis ha anche interrotto la produzione di auto elettriche nel suo stabilimento di Mirafiori a Torino a causa della bassa domanda. Anche i guai di VW sono legati a una flessione nelle vendite delle sue auto elettriche. Utile ricordare che Byd, oggi il più grande produttore di auto elettriche della Cina, ha iniziato come azienda produttrice di batterie.