Ma chi ci guadagna davvero? La domanda è lecita, la risposta è più ovvia di quello che ci si può aspettare. L’antefatto: a inizio ottobre, la Fifa aveva fatto sapere a tutte le Leghe che parteciperanno al Mondiale per Club (per ora un torneo che suscita più polemiche che interesse) che ci sarebbe stato spazio […]
Ma chi ci guadagna davvero? La domanda è lecita, la risposta è più ovvia di quello che ci si può aspettare. L’antefatto: a inizio ottobre, la Fifa aveva fatto sapere a tutte le Leghe che parteciperanno al Mondiale per Club (per ora un torneo che suscita più polemiche che interesse) che ci sarebbe stato spazio per un’ulteriore sessione di calciomercato. Il torneo si giocherà dal 15 giugno al 13 luglio 2025 e la finestra extra si sarebbe potuta aprire dal 1 al 10 giugno. Una possibilità che la Serie A ha pensato di cogliere, con una richiesta ratificata positivamente nella giornata di giovedì dal Consiglio Federale. Della serie: “Volete più trattative? Per noi nessun problema”.
Cosa indica la norma? Che per quei 10 giorni, di fatto, il calciomercato sarà aperto. Senza eccezioni particolari. Si vuole attivare un prestito? Lo si potrà fare. Si vuole depositare subito un contratto di un giocatore in scadenza a parametro zero? Si potrà fare. E così via. Ma chi ne trarrà beneficio? Nello specifico, a pensarci bene, solo le poche partecipanti al torneo indetto dalla Fifa: quindi, nel caso della Serie A, Inter e Juventus. Perché nessuna società vorrà accollarsi un ulteriore mese di ingaggio, a meno che non ne abbia stretta necessità.
Per fare un esempio pratico, basti pensare allo scorso anno. Se il Mondiale fosse stato nel 2024, una squadra come l’Inter non avrebbe potuto contare subito su Taremi e Zielinski (ingaggiati a parametro zero con contratto valido a partire dal 1 luglio) o il Real Madrid su Mbappé. Va poi detto che difficilmente un giocatore acquistato il 2 giugno, possa già essere veramente abile e arruolabile nei meccanismi tattici per una serie di partite che si giocheranno a distanza di poche settimane. È vero: la logica del mercato di gennaio è proprio questa e in qualche modo la si affronta. Ma è una logica che, di nuovo, sta causando più polemiche che reali benefici.
In tutti i casi, la nuova regola permetterà a questi club di risolvere alcune questioni che sarebbero altrimenti rimaste appese. Come si sarebbero trattati, per dirne una, i prestiti con scadenza al 30 giugno? Alcuni accordi presi la scorsa estate già guardavano lungo. L’Atalanta, per esempio, nel cedere Musso all’Atletico Madrid (in prestito) aveva stabilito che l’accordo si sarebbe automaticamente prolungato fino al 15 luglio nel caso in cui gli spagnoli si trovassero a partecipare al Mondiale per club. Ma si tratta di esempi singoli, non di discipline collettive, che avrebbero richiesto norme specifiche. E non è nemmeno la prima volta in cui ci si trovi a parlarne di recente. È emblematico quello che era capitato a Callejon: l’allora attaccante del Napoli aveva il contratto in scadenza a giugno 2020, ma gli venne eccezionalmente prolungato il termine di scadenza di due mesi per permettergli di essere a disposizione per la parte finale del campionato, slittata causa pandemia.
Ora, con questa delibera, tutto diventa più regolare. Ma di grandi trattative o colpi di scena non si dovrebbe parlare. Sarà un ulteriore aiuto per le big, che denota l’intenzione della Serie A di adattare le finestre di calciomercato alle esigenze delle società. O almeno di alcune. Un po’ come era capitato (senza successo) la scorsa estate. Ma quella è tutta un’altra storia, destinata – purtroppo per gli allenatori e anche i tifosi – a ripetersi anche il prossimo calciomercato. Quello ‘regolare’.