Economia & Lobby

Tassa sugli extraprofitti bancari, la Spagna non lascia e anzi “raddoppia” il prelievo sui big

A differenza che in Italia, in Spagna una tassa sugli extraprofitti delle banche esiste per davvero. E non solo. Alla fine il governo Sanchez, è riuscito a prorogarne l’applicazione. È passata pure la possibilità di alzare il prelievo dal 4,8% fino al 7% per le banche di maggiori dimensioni. Colossi come Bbva e Santander potrebbero dover pagare questa aliquota, mentre per gli istituti più piccoli il prelievo potrà scendere fino all’1%.

Questa nuova ridefinizione del prelievo ha provocato effetti sui titoli degli istituti di credito iberici. In rialzo, naturalmente, quelli che beneficiano della nuova distribuzione, in flessione gli altri. La nuova tassa “mette più pressione sui grandi gruppi”, hanno affermato in una nota gli analisti di Jefferies. L’aliquota più elevata si applicherà alle banche che realizzano più di 5 miliardi di euro di ricavi da margine di interesse e commissioni. In sostanza Santander e BBVA. Istituti come Banco de Sabadell avrebbero invece un vantaggio con un risparmio di circa 30 milioni rispetto ai 192 pagati quest’anno.

Scontate le reazioni contrarie dell’industria bancaria secondo cui la tassa è stata “creata con un processo caotico e non trasparente, alle spalle dei cittadini e senza dialogo”. Inoltre, è “senza paralleli in altri paesi dell’Ue” e danneggia le banche nazionali nel confronto europeo. Un tasto su cui hanno sempre battuto anche banche e opinionisti italiani per sbarrare la strada a provvedimenti analoghi ma che sembra avere ben pochi riscontri nella realtà. Le banche spagnole sono reduci, come le concorrenti europee, da un’abbuffata di profitti e da una corsa dei titoli in borsa.

Il governo spagnolo fa notare come le banche abbiano enormemente beneficiato dell’aumento dei tassi di interesse negli ultimi anni. La redditività delle banche spagnole è salita alle stelle, molte hanno registrato i guadagni più alti di sempre. Pertanto è più che ragionevole chiedere un contributo aggiuntivo a sostegno della collettività. Le banche ribattono che l’aumento dei tassi arriva dopo un lungo periodo di tassi bassi e negativi che hanno sopportato in precedenza. Sarebbe utile ricordare alle banche cosa ha dato inizio alla fase di tassi bassissimi, ovvero la crisi finanziaria del 2008, innescata proprio dai comportamenti altamente speculativi delle banche e per il cui salvataggio governi e cittadini hanno speso miliardi di euro (e di dollari).