La sfera continua a correre sul piano inclinato, e sembra non potersi fermare. Con gli attacchi missilistici occidentali in Russia il conflitto in Ucraina ha assunto un “carattere globale”, ha detto ieri Vladimir Putin. “La guerra nell’est sta entrando una fase decisiva: riteniamo che si stia avvicinando il non noto“, gli ha fatto eco oggi Donald Tusk riferendosi al missile balistico a medio raggio lanciato ieri dalla Russia: “Il conflitto ha assunto proporzioni drammatiche – ha aggiunto il primo ministro polacco -. Le ultime 12 ore hanno dimostrato che la minaccia è grave e reale quando si parla di un conflitto reale“. Poco più tardi il presidente della Federazione russa ha dato un’altra spinta alla sfera: il test del missile ipersonico Oreshnik è stato un successo, ha detto incontrando al Cremlino i vertici del ministero della Difesa, e Mosca continuerà a testarne altri “in situazioni di combattimento“.

Lo zar, riferisce l’agenzia Tass, ne ha ordinato la “produzione in serie“: “Non c’è alcuna possibilità di reazione a un simile missile, nessun mezzo per intercettarlo oggi nel mondo”. “Nessuno al mondo possiede ancora armi del genere – ha aggiunto -. Sì, prima o poi appariranno in altri paesi. Sappiamo quali sviluppi sono in corso, ma accadrà domani o tra un anno, o in due. Oggi noi abbiamo questo sistema e questo è importante”. “Questo sistema missilistico con unità ipersoniche può colpire qualsiasi bersaglio con elevata efficienza – ha riferito a Putin durante l’incontro Sergei Karakaev, comandante delle forze missilistiche strategiche russe -. In base ai compiti assegnati e alla portata dell’arma, può colpire obiettivi in tutta Europa. Cosa che lo distingue da altre armi di precisione a lungo raggio”.

Oreshnik è un missile di medio raggio. Non si tratta del vettore intercontinentale di cui avevano parlato gli ucraini denunciando un raid “senza precedenti”, ma è comunque un’arma molto potente. In grado, secondo Mosca, di viaggiare ad una velocità tale da eludere le tradizionali difese anti-aeree. Il missile è stato utilizzato per la prima volta per prendere di mira un complesso industriale a Dnipro, nel sud dell’Ucraina. Armato con testate non nucleari, ha una velocità di 3 km al secondo, che gli consentirebbe di raggiungere il bersaglio senza essere distrutto. Una nuova arma, con una gittata di migliaia di chilometri, utilizzata in risposta agli attacchi ucraini in suolo russo con i missili a lungo raggio americani e britannici, ma pensata da Mosca anche per tenersi al passo con lo sviluppo e la distribuzione di missili a raggio intermedio e a medio raggio americani in Europa e nell’Asia-Pacifico.

Lo sviluppo del missile ipersonico russo “mette in ridicolo” le richieste di moderazione della Cina in Ucraina, ha detto Volodymyr Zelensky in un video messaggio pubblicato sui social media. “Da parte della Russia, questa è una presa in giro della posizione di stati come la Cina, stati del Sud del mondo, di alcuni leader che continuano a chiedere moderazione”, ha affermato il presidente ucraino riferendosi alle parole del portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Lin Jian, che oggi ha invitato le parti a “lavorare alla de-escalation della situazione attraverso il dialogo e la consultazione“. Dato il pericolo, ha proseguito Zelensky, “il ministro della Difesa ucraino sta già tenendo riunioni con i nostri partner sui nuovi sistemi di difesa aerea, esattamente il tipo di sistemi che possano proteggere dai nuovi rischi”,

Mentre la tensione sale, Donald Trump resta il convitato di pietra in questa fase del conflitto. E soprattutto Mosca cerca di tirarlo dalla sua parte. Joe Biden vuole “farla sporca” per lasciare una eredità la più difficile possibile al futuro presidente, ha detto oggi Serghei Lavrov. Secondo il ministro degli Esteri russo, che parlava a Brest, in Bielorussia, nell’autorizzazione di Washington agli ucraini di usare missili Atacms americani, Storm Shadow britannici e Scalp francesi per colpire il territorio russo, c’è una volontà di “lasciare una eredità più negativa possibile alla prossima amministrazione”.

Sul terreno la situazione rimane sfavorevole per Kiev. Le truppe russe avanzano di “200-300 metri al giorno” vicino alla cittadina di Kurakhovo, uno dei punti più caldi del Donetsk, hanno reso noto oggi le autorità ucraine. Nel settore di Pokrovsk, polo logistico della stessa regione, strategico per le sorti della guerra, la situazione è più favorevole e “praticamente non è cambiata negli ultimi due mesi”. L’Ucraina continua a soffrire anche sul fronte da lei aperto nell’oblast russo di Kursk ma non intende ritirarsi dall’area. “Il territorio massimo che abbiamo occupato nella regione era di 1.376 kmq, oggi è di circa 800 kmq“, ha detto una fonte dello stato maggiore, ma “rimarremo finché avrà senso”. Sul fronte diplomatico, invece, Kiev continua a soffiare sul fuoco. L’Ucraina si aspetta decisioni “concrete” contro la Russia al termine dell’incontro di martedì con la Nato, ha dichiarato il suo ministro degli Esteri Andriï Sybiga: “Speriamo che porti a risultati concreti e significativi”.

Mosca giura che Putin rimane “aperto al dialogo” per trovare una soluzione al conflitto. “Anche nel suo discorso di ieri il presidente ha sottolineato di essere pronto a contatti sia per la de-escalation, sia per evitare una ulteriore escalation, sia per entrare in una traiettoria di pace”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Il Cremlino non ha dubbi che gli Usa abbiano compreso il messaggio di Putin dopo il lancio del missile balistico ipersonico Oreshnik: la Russia si riserva il diritto di attaccare infrastrutture militari di quei Paesi che forniscono a Kiev gli armamenti a lungo raggio. Dopo il test di ieri, ha detto il portavoce, “non ci sono stati contatti con l’attuale amministrazione (americana, ndr), ma d’altro canto il messaggio è stato molto comprensibile, logico”.

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