“Sapevo bene che non avevamo a che fare con un amico dell’Europa. Non ho mai avuto illusioni sulle sue intenzioni. Ma credo che deterrenza e diplomazia debbano andare di pari passo”. E “il mio compito era assicurare gas a buon mercato per l’economia tedesca”. Angela Merkel, ex cancelliera tedesca, in un’intervista al Corriere della Sera in occasione della pubblicazione della sua autobiografia Libertà, difende le scelte di Realpolitik fatte durante il suo mandato e finite al centro di aspre polemiche dopo l’invasione russa dell’Ucraina. E svela qualche retroscena dei suoi 16 anni al potere e dei legami con i leader mondiali. Tra gli altri Silvio Berlusconi. Con lui “ho lavorato più amichevolmente di quanto molti pensassero”, sostiene Merkel, negando di aver avuto un ruolo nella sua caduta.

“Mai chiesto la testa di Berlusconi”
Alla domanda sul suo presunto ruolo nella crisi del suo governo, nel 2011, risponde che non è vero niente: “Smentisco categoricamente. Non mi sono mai immischiata negli affari interni di un Paese amico”. Secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stata una telefonata tra lei e l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a sancire il destino politico di Berlusconi, in un periodo segnato dalla crisi dell’euro e dall’aumento dello spread. L’ex cancelliera respinge questa versione: “Non è assolutamente possibile che un capo di governo straniero causi la caduta di un altro. Questo ha sempre a che fare con i fatti interni di un Paese”. E precisa che, nonostante le difficoltà durante la crisi dell’euro, il rapporto con Berlusconi è stato più disteso di quanto apparisse: “Si adoperava sempre per raggiungere compromessi europei, e questo l’ho apprezzato”.

La “fortuna” dei leader italiani: da Prodi a Draghi
Merkel ha collaborato con ben otto capi di governo italiani, da Romano Prodi a Mario Draghi. Di Prodi ricorda il ruolo chiave nell’allargamento a Est dell’Unione Europea, mentre definisce Mario Monti “affascinato dalla Germania, ma sempre vigile affinché non assumesse un ruolo speciale per la sua forza economica”. Con Matteo Renzi, invece, i rapporti iniziarono ancor prima che diventasse premier: “Mi colpì una sua intervista in cui diceva che l’Italia doveva fare riforme. Lo invitai subito alla cancelleria”. Non mancano elogi per Paolo Gentiloni, che organizzò la celebrazione dei 50 anni dei Trattati di Roma, e per Giuseppe Conte, con cui stabilì una “collaborazione di fiducia” durante la crisi migratoria. Ma è con Mario Draghi che l’ex cancelliera evidenzia il rapporto più istituzionalmente solido, riconoscendogli grande coraggio nella gestione dell’euro: “Con il suo ‘Whatever it takes’, Draghi ha salvato la moneta unica”.

Putin: “Non era un amico dell’Europa”
La figura di Vladimir Putin occupa un posto centrale nei suoi ricordi: “Sapevo bene che non avevamo a che fare con un amico dell’Europa. Putin cercava di fare della Russia una grande potenza, ma non poteva farlo attraverso il benessere economico. Ha scelto la forza militare e il nazionalismo, metodi che aveva imparato nel Kgb”, afferma, descrivendo un uomo profondamente segnato dalla fine dell’Unione Sovietica, vista come “la più grande disgrazia del XX secolo. Non ho mai avuto illusioni sulle sue intenzioni. Ma credo che deterrenza e diplomazia debbano andare di pari passo”. Merkel difende la decisione di mantenere rapporti economici con la Russia, compreso il controverso gasdotto Nord Stream 2, ribadendo quanto già detto nelle scorse ore allo Spiegel, ovvero che era necessario per garantire alla Germania gas a buon mercato: “Oggi vediamo quali conseguenze hanno gli alti costi dell’energia. Il mio compito era assicurare gas a buon mercato per l’economia tedesca. Allo stesso tempo, speravo che rapporti economici più stretti avrebbero avvicinato la Russia al benessere europeo“, sottolinea. Tuttavia, riconosce che la Germania non è riuscita a costruire un adeguato potenziale deterrente contro la Russia: “Non abbastanza velocemente, e di questo porto la responsabilità“.

Trump: “Un immobiliarista senza compromessi”
Tra gli aneddoti più curiosi c’è il racconto di un episodio avvenuto durante un vertice del G7 in Canada. Donald Trump, con il suo stile provocatorio, lanciò due caramelle sul tavolo dicendo: “Eccoti Angela, così non andrai in giro dicendo che non ti ho mai dato nulla”. Lei, tuttavia, minimizza: “Non darei troppa importanza all’episodio. Ai suoi occhi, io incarnavo la Germania”. Descrive Trump come una figura priva della capacità di accettare compromessi: “Per lui non esistono situazioni ‘win-win’. O vince uno o l’altro. È una mentalità che non condivido”. E, pur senza sbilanciarsi sul futuro politico americano, invita a cooperare con lui con fermezza e sicurezza.

L’immigrazione e il rischio per l’Europa
Tra le decisioni più controverse della cancelliera c’è quella di accogliere centinaia di migliaia di rifugiati siriani nel 2015. Merkel rivendica quella scelta: “Anche col senno di poi, credo fosse giusta. Era una questione di valori europei: l’Europa è capace di trattare con umanità le persone che si trovano da noi?”. Ammette però che questa politica ha favorito la crescita dell’estrema destra in Germania: “La questione dei rifugiati ha rafforzato l’AfD, ma l’estrema destra non si contrasta adottando la sua agenda. Bisogna risolvere i problemi e fare i compiti a casa”.

La “zavorra” della Ddr e la sfida di essere donna
Quindi riflette anche sul peso delle sue origini nella Germania dell’Est, viste inizialmente come una “zavorra”. “Quando nel 2020 è stato pubblicato quell’articolo, mi sono sentita indignata. Era una profonda incomprensione. È vero, la Ddr non aveva la libertà dell’Occidente, ma era una vita ricca di esperienze preziose“. Essere donna in politica è stato un altro aspetto cruciale della sua carriera: “Ne ho parlato poco perché volevo essere la cancelliera di tutti i tedeschi. Ora posso affrontare meglio questo tema”.

La visione per l’Europa e la Germania
Merkel guarda anche al futuro dell’Europa, sottolineando l’importanza di mantenere l’unità: “Il rischio di una divisione c’è sempre, ma tutto dipende da noi. Sono fiduciosa che possiamo trovare una linea comune anche su temi difficili”. Per quanto riguarda la Germania, risponde alle critiche di chi la accusa di aver rallentato il Paese durante i suoi anni al governo. “Sono stati anni buoni per l’economia e abbiamo migliorato molto in ambito sociale. Ma oggi la Germania deve reagire ai nuovi tempi adattandosi”, ammette. E alla fine, guarda indietro senza rimpianti: “Ripercorrendo i miei anni alla cancelleria, mi è chiaro quante esperienze emozionanti ho vissuto. Sì, ne è valsa la pena, senza riserve“.

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