Il ministro interpellato da ilfattoquotidiano.it rilancia: "Ora lo renderemo obbligatorio"
Era il 22 novembre di un anno fa quando, all’indomani della morte di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato, il ministro dell’Istruzione e del Merito presentava in Senato accanto ai colleghi Eugenia Roccella e Gennaro Sangiuliano, il piano di Educazione alle relazioni steso con la consulenza di Alessandro Amadori, assunto a 80mila euro all’anno dal ministero […]
Era il 22 novembre di un anno fa quando, all’indomani della morte di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato, il ministro dell’Istruzione e del Merito presentava in Senato accanto ai colleghi Eugenia Roccella e Gennaro Sangiuliano, il piano di Educazione alle relazioni steso con la consulenza di Alessandro Amadori, assunto a 80mila euro all’anno dal ministero non solo per la realizzazione di questo piano, ma anche per progetti di internazionalizzazione.
L’incarico di consulenza finì al centro delle polemiche: opposizioni e centri antiviolenza contestarono al ministro di aver messo alla guida di un progetto così importante l’autore di opere “sessiste e misogine”. Spenti i riflettori sul consulente, difeso a spada tratta da Giuseppe Valditara, è rimasto sul tavolo il progetto. Tre pagine di numero che non hanno nulla a che fare con l’ora di educazione all’affettività e/o sessuale: la prima con otto richiami alla legislazione “Visto, visto…” e un articolo; la seconda con tre articoli e la terza con l’illustrazione di un monitoraggio da mettere in atto. Nella testa del ministro c’erano e ci sono gruppi di discussione che coinvolgano studenti delle superiori e i loro professori, trenta ore complessive spalmate durante l’anno scolastico in orario extra-curricolare, 15 milioni di investimento dai fondi Pon.
Una direttiva facoltativa tanto che basta fare un giro di telefonate tra i presidi per scoprire che nemmeno si ricordano più di questo piano. E’ il caso di Cinzia Omobono del “Newton” di Roma: “Non credo che abbiamo fatto qualcosa in merito. A dire il vero non ho memoria nemmeno di una circolare sulla questione”. Così Silvia Bertone del liceo “Gramsci” di Firenze: “Stiamo per approvare il Ptof (Piano triennale dell’offerta formativa) ma non abbiamo ancora definito nulla in merito alle relazioni ma a dire il vero quel piano non l’ho presente”. Non l’ha mai visto nemmeno Gabriella Ricci dell’ Ist Ferrajolo di “Acerra”: “Abbiamo dei progetti sull’affettività e la legalità ma nello specifico sulle relazioni non si è mai fatto nulla”. Ed è lo stesso numero uno dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli a confermare: “Mai pervenuto”. A difendere il ministro Valditara ci pensa, invece, la dirigente del liceo “Falcone” di Bergamo, Gloria Farisè: “E’ vero che di quel piano non si è fatto nulla ma ora con le nuove linee guida sull’educazione civica volute dal ministero c’è spazio per affrontare con serietà anche questo argomento”.
Risultato? Nessuna scuola l’ha recepita, nessun monitoraggio è partito e Amadori è rimasto al suo posto occupandosi di Its ad Addis Abeba ed altro ancora. Una figura imprescindibile per il ministro. A un anno da quella conferenza stampa Valditara non molla. Ma, interpellato da ilfattoquotidiano.it, ammette che serva un rilancio: “Il progetto originario”, ha dichiarato, “era facoltativo, oggi lo rendiamo obbligatorio dando un’indicazione chiara e inserendo la questione come un obiettivo di approfondimento che i docenti devono raggiungere attraverso le nuove Linee guida sull’educazione civica”.
Il ministro ci tiene a sottolineare che rientra nella competenza tre del nucleo concettuale “Costituzione”. L’obiettivo di apprendimento è: “Conoscere e comprendere”, si legge, “il principio di uguaglianza nel godimento dei diritti inviolabili e nell’adempimento dei doveri inderogabili, nel quale rientrano il principio di pari opportunità e non discriminazione ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione”. Particolare attenzione “andrà riservata al contrasto alla violenza contro le donne, per educare a relazioni corrette e rispettose, al fine altresì di promuovere la parità fra uomo e donna e di far conoscere l’importanza della conciliazione vita-lavoro, dell’occupabilità e dell’imprenditorialità femminile”. E si conclude genericamente con l’obiettivo di “sviluppare la cultura del rispetto verso ogni persona. Contrastare ogni forma di violenza, bullismo e discriminazione verso qualsiasi persona e favorire il superamento di ogni pregiudizio”.