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Raid israeliani su Beirut, almeno 16 i morti. “L’obiettivo erano comandanti di Hezbollah”. A Gaza nuovi attacchi: 19 vittime, anche bambini

Ancora raid israeliani su Beirut. Nella notte tra venerdì e sabato almeno 16 persone sono state uccise e 63 ferite, secondo fonti mediche, dagli attacchi sul centro della capitale libanese. Soccorritori citati dall’agenzia statale Ani hanno parlato di “un gran numero di morti e feriti” in particolare tra le macerie di un edificio di 8 […]

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Ancora raid israeliani su Beirut. Nella notte tra venerdì e sabato almeno 16 persone sono state uccise e 63 ferite, secondo fonti mediche, dagli attacchi sul centro della capitale libanese. Soccorritori citati dall’agenzia statale Ani hanno parlato di “un gran numero di morti e feriti” in particolare tra le macerie di un edificio di 8 piani colpito da cinque missili nel quartiere di Basta. Sul posto si è creato un grande cratere – a quanto riferito – e si scava tra le macerie. “Un gran numero di parti del corpo sono state identificate”, scrive il ministero in una nota, “il bilancio finale delle vittime sarà determinato dopo che saranno stati effettuati i test del Dna”. Sono stati attaccati anche i sobborghi meridionali della capitale. Diversi edifici sono stati presi di mira, tra cui due situati alla periferia sud di Beirut, nel settore densamente popolato di Chiyah di Ghobeiry, che ospita diversi centri commerciali, dopo gli ordini di evacuazione. Intanto continuano anche i raid dell’Idf su Gaza: nella notte almeno 19 persone, fra cui anche dei bambini, sono morte e almeno 40 sono rimaste ferite, secondo la protezione civile di Gaza, espressione di Hamas.

Almeno due donne sarebbero state uccise nella Striscia mentre aspettavano in fila per il pane. Lo hanno riferito ad Ap parenti e testimoni. Heba Ajam, che stava aspettando al panificio e ha visto la sparatoria, ha detto che una donna è stata colpita alla testa e un’altra al collo. Non è chiaro chi abbia sparato e perché. La mancanza di cibo e di sicurezza ha costretto alcune panetterie a chiudere nel centro e nel sud di Gaza. “Diciannove palestinesi sono stati uccisi e oltre 40 sono stati feriti in tre massacri provocati dagli attacchi aerei israeliani sulla Striscia di Gaza fra la mezzanotte e questa mattina”, oltre che per tiri d’artiglieria dell’Idf, afferma il portavoce della protezione civile, Mahmoud Bassal. Di contro il portavoce dell’Idf ha dichiarato che le forze della brigata Givati “hanno eliminato terroristi di Hamas, distrutto infrastrutture e localizzato arsenali, compresi razzi pronti per essere lanciati contro Israele durante i combattimenti a Jabaliya”, nel nord di Gaza.

Tornando al Libano, secondo il Times of Israel, che cita voci che circolano su “media in lingua ebraica e social media”, gli obiettivi erano il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, o uno dei comandanti del gruppo sciita, Talal Hamiya. Qassem, ricorda il sito di notizie israeliano, è stato nominato alla guida di Hezbollah dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah in un attacco aereo sul quartier generale del gruppo alleato dell’Iran nel sud di Beirut. Hamiya è stato nominato a capo della divisione operativa di Hezbollah dopo l’uccisione – il 20 settembre a Beirut – del capo delle operazioni militari, Ibrahim Aqil. Per il quotidiano saudita al Arabiya però il vero target era il comandante militare supremo di Hezbollah, Muhammad Haydar. membro del Jihad Council di Hezbollah, il massimo organo militare del gruppo terroristico.

Venerdì il ministero della sanità pubblica libanese ha riferito che almeno 3.645 persone sarebbero state uccise e altre 15.355 sarebbero rimaste ferite dall’inizio degli attacchi israeliani nell’ambito della rappresaglia contro gli attacchi del gruppo libanese Hezbollah.

Intanto proseguono le polemiche sul mandato d’arresto per Benyamin Netanyahu e per l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Se in Italia il governo Meloni è sempre più spaccato, sull’argomento è intervenuto anche l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell sottolineando che “la decisione della Cpi non ha nulla a che fare con l’antisemitismo e non è una decisione politica”. “Sono allarmato dall’estrema politicizzazione delle reazioni alla decisione della Corte”, ha aggiunto Borrell, durante la Conferenza della coalizione dei due Stati sul Medio Oriente a Cipro. “Voglio alzare la mia voce a sostegno della Corte penale internazionale e ricordare che le sue decisioni sono vincolanti per i Paesi Ue”, è tornato a ribadire lo spagnolo. “Non c’è niente di più crudele, più stupido, più inaccettabile dell’antisemitismo, la peggiore invenzione dell’umanità. Ma questa parola non può essere usata invano”, ha sottolineato Borrell. “Abbiamo sostenuto la Corte penale internazionale quando ha deciso di emettere un mandato di arresto contro Putin: non possiamo scegliere le decisioni che ci piacciono e quelle che non ci piacciono, e dobbiamo garantire che la Cpi sia in grado di funzionare senza minacce e intimidazioni”, ha osservato il capo della diplomazia Ue, invitando a non usare “doppi standard“.