Lo psicoterapeuta Marco Giannini, che ha maturato esperienza lavorando in sportelli d'ascolto nelle scuole medie e superiori tra Roma e Latina, lancia l’allarme
Sofia si siede davanti al suo specchio illuminato, la luce perfetta per il nuovo tutorial che sta per registrare. Ha solo 8 anni, ma il suo TikTok conta già più di 150.000 follower. Il suo pubblico adora le sue guide di skincare e make-up, e ogni giorno, crea contenuti per i suoi fan. Oggi sarà un altro video di skincare mattutina, come lo chiama lei. “Sono troppo emozionata nel farvi vedere i prodotti che mi ha regalato questa azienda cosmetica!” esclama Sofia, guardando dritta in camera con il suo sorriso contagioso. Indossa una fascia con orecchie di coniglio, che le tiene stretti i capelli dietro le spalle, pronta per iniziare la sua routine. Apre il primo flacone, una crema idratante arricchita con acido ialuronico e niacinamide. “Questo prodotto è fantastico per mantenere la pelle giovane e fresca,” spiega Sofia con serietà. Guardandola, però, è impossibile ignorare il contrasto: la sua pelle è perfetta, liscia e morbida, senza segni di imperfezioni, macchie o rughe che il prodotto promette di correggere. Come potrebbe averne bisogno? Ma la piccola influencer ha imparato dai video dei suoi colleghi più grandi e parla con sicurezza. Applica con cura il correttore sotto gli occhi, poi passa al contouring, spiegando minuziosamente come scolpire il viso per accentuare gli zigomi. “Questa è la parte più importante; serve per brillare in modo naturale”, dice, mentre con movimenti precisi applica l’illuminante sulla punta del naso.
Sofia osserva soddisfatta il suo viso riflesso nello specchio. “Ecco, ora sono pronta per… la scuola!” dice ridendo ai suoi follower, mentre sistema pennelli e prodotti sul tavolo. dice ridendo ai suoi follower, mentre mette via gli ultimi pennelli e bottigliette. Il suo zainetto rosa la aspetta sulla sedia, insieme ai libri di terza elementare. Questa scena è una delle tante che compaiono scrollando i video su Instagram e TikTok una volta che l’algoritmo intercetta il nostro interesse per il mondo del beauty.
Una nuova tendenza ha travolto i più giovani, in particolare le bambine anche dai 4 anni in su: l’ossessione per una pelle perfetta attraverso skincare e make-up. Sulle piattaforme, TikTok in testa, dilagano video di baby influencer che mostrano le loro routine di bellezza, utilizzando prodotti che, fino a poco tempo fa, erano riservati ai genitori. Nonostante la loro pelle sia ancora fresca e giovane, si convincono di dover fare prevenzione antietà, applicando correttori, fondotinta, blush, rossetti, mascara, ombretti, e tutto quello a cui riescono ad accedere. A questa tendenza è stato dato un nome: cosmeticoressia.
Lo psicoterapeuta Marco Giannini, che ha maturato esperienza lavorando in sportelli d’ascolto nelle scuole medie e superiori tra Roma e Latina, lancia l’allarme: “La cosmeticoressia, oltre ad avere un grave impatto dermatologico su una pelle ancora in via di sviluppo, ha anche due importanti e rischiosi risvolti psicologici a cui porre attenzione. Il primo è un salto in avanti nell’infanzia: la bambina (o il bambino) perde il gusto di sentirsi grande osservando il genitore che usa trucchi e cosmetici, immaginando quando toccherà a lui o lei. In questa condizione, il gioco e l’immaginazione, fondamentali per la crescita, diventano realtà e si trovano a viversi precocemente come piccoli adulti.
Il secondo è quello di distorcere la percezione della propria immagine per l’inseguimento precoce di una perfezione estetica che a quell’età è dannosissima e potrebbe poi sfociare in disturbi alimentari o di dismorfismo corporeo”. Ogni giorno i baby influencer mostrano ai loro followers su Instagram e Tik Tok il bottino dopo un assalto agli scaffali delle profumerie o nel bagno dei genitori. Con le routine di cura della pelle alimentano così una mania collettiva per skincare, anti-age e make-up da adulti. Spesso si tratta di video sponsorizzati da grandi brand di cosmesi che assoldano content creator ancora nelle scuole primarie per diffondere il marchio, regalando loro prodotti per nulla adatti a una giovane pelle.
Come conseguenze di questi trend molti giovanissimi pensano di non potersi permettere una pelle con imperfezioni, nemmeno alla loro età. Così adottano rituali di bellezza con prodotti inadatti che, in alcuni casi, provocano irritazioni dermatologiche e arrossamenti. Eppure, le conseguenze più gravi restano invisibili, radicandosi nella percezione di sé.
L’ossessione estetica non è una novità, ma la cosmeticoressia nasce in un’epoca in cui i social media sono una vetrina continua: i ragazzi si osservano e si confrontano costantemente, senza però gli strumenti emotivi per affrontare il confronto con modelli irreali. Per Giannini questo fenomeno non si limita al desiderio di copiare i grandi, è piuttosto la ricerca di una perfezione che non esiste, un tentativo di uniformarsi a un’immagine ideale, che però è costruita, non autentica. Vedono una bellezza finta, distorta da intelligenza artificiale, filtri e video ritocco, che però non sanno riconoscere come falsa.
Giannini sottolinea quanto sia difficile intervenire: tutto questo si manifesta in modo subdolo, come un trend. Alcuni arrivano persino a sentirsi in colpa se non si prendono cura della pelle come vedono fare dagli influencer, finendo intrappolati in un circolo vizioso di confronto costante. Se il fenomeno è radicato, dobbiamo fare in modo che i più piccoli comprendano quanto sia dannoso. Genitori e adulti possono svolgere un ruolo fondamentale spiegando gli effetti negativi, ma anche promuovendo un modello di bellezza che non dipenda dal perfezionismo. Educare i giovanissimi a una visione realistica di sé, a comprendere i limiti dei social e a capire che la bellezza può essere autentica e naturale è una sfida urgente.
In un mondo dove l’immagine sembra tutto, la cosmeticoressia è un segnale d’allarme da prendere sul serio. È difficile invertire una moda che si alimenta di consensi, like e follower. La sfida più grande è insegnare ai nostri ragazzi che la vera bellezza non ha bisogno di approvazione online: la libertà di accettarsi è il filtro più potente che possiamo indossare.