Alessandro Basciano, l’influencer finito in manette per stalking nei confronti dell’ex compagna Sophie Codegoni, è un uomo libero. A meno di 48 ore dall’arresto, il Gip Anna Magelli ha revocato la misura cautelare mettendo in discussione il grave quadro accusatorio che aveva portato il 35enne dj in carcere. La decisione è arrivata dopo un lungo interrogatorio di garanzia, durante il quale Basciano, assistito dall’avvocato Leonardo D’Erasmo, ha fornito la sua versione dei fatti e presentato prove a sua discolpa. “Il mio assistito è stato utilizzato come capro espiatorio per qualcosa che non ha commesso ed è molto turbato”, ha dichiarato D’Erasmo all’uscita dal carcere di San Vittore. “Ha risposto per tre ore al magistrato, ha dato la sua versione e le prove sui fatti e sono fiducioso che presto avremo novità importanti su questo caso”.
La Gip Magelli, nel suo provvedimento di revoca, ha sottolineato come i messaggi sul telefono di Basciano rendano “poco credibile che la Codegoni vivesse in costante stato di ansia e di paura“. Dalle conversazioni tra i due, infatti, emergerebbe “un rapporto sereno e certamente non connotato da quella paura” che la giovane aveva descritto nella sua denuncia.
La borsa di Chanel e la remissione della querela – Tra le prove presentate dalla difesa, anche la documentazione che dimostra che Codegoni, tra febbraio e marzo scorsi, ha ritirato la prima querela contro Basciano, dopo essersi rimessa insieme a lui. Uno degli elementi evidenziati maggiormente dalla difesa riguarda un episodio avvenuto l’11 novembre, tre giorni prima della denuncia: Codegoni ha accettato in regalo una borsa Chanel da 8mila euro e una lettera dall’ex compagno, e ha poi inviato a Basciano “parole di apprezzamento e sentimento“. Il giorno successivo, i due sarebbero stati visti fare la spesa insieme all’Esselunga con la madre della Codegoni, comportamento che, secondo la difesa, sarebbe incoerente con lo stato di ansia e paura descritto nella denuncia.
Le accuse iniziali e i dubbi sulla loro solidità – L’arresto di Basciano era stato disposto sulla base di due querele presentate dalla Codegoni, una nel dicembre 2023 e l’altra nel novembre 2024, oltre che su testimonianze che descrivevano episodi di minacce e violenza. Tra questi, un’aggressione a un amico della Codegoni nella notte tra il 13 e il 14 novembre, quando Basciano avrebbe bloccato l’auto della donna in centro a Milano e preso a pugni il cofano. Il gip ha però ridimensionato l’accusa di aggressione, sottolineando che l’episodio sarebbe stato risolto con una lettera di scuse da parte di Basciano e la richiesta di un preventivo per i danni arrecati. “Ho un carattere di m…, ma non sono uno stalker”, ha ribadito Basciano al Gip durante l’interrogatorio. E la giudice, pur riconoscendo che Basciano ha tenuto condotte “connotate da scompostezza verbale”, ha ritenuto che non ci siano più i presupposti per la misura cautelare.
Le parole di Basciano all’uscita dal carcere – All’uscita dal carcere, Basciano ha espresso sollievo per la decisione del giudice: “Giustizia è fatta. Dirò tutta la verità su tutto quello che ho passato. Io l’ho sempre protetta in quanto mamma della mia bambina. Sono stato bene in questi giorni, ringrazio il comandante e tutto il personale del carcere che mi ha trattato con rispetto”.
La versione di Sophie Codegoni – Dopo l’arresto Sophie Codegoni aveva rotto il silenzio con un post sui social, in cui spiegava le motivazioni dietro la denuncia: “Non ho potuto fare diversamente. Ho lottato contro me stessa, contro il dolore e la paura. Ho dovuto proteggere me, nostra figlia e le persone che amo”. “Dicono che ci voglia coraggio, ma io non mi sento coraggiosa. Mi sento una donna e una madre che ha fatto quello che era necessario per garantire la serenità della mia famiglia”, aveva scritto, lasciando intendere che la sua decisione era stata sofferta ma inevitabile.
Indagini ancora in corso – La scarcerazione di Basciano non pone fine al caso. La Procura di Milano continuerà le indagini per verificare la validità delle accuse e chiarire le contraddizioni emerse nelle ricostruzioni. “Non è finita qui”, ha sostenuto invece l’avvocato D’Erasmo, “ma siamo fiduciosi che la verità emergerà”.