Da un po’ di tempo, nelle nostre fatiche quotidiane, se ne è aggiunta un’altra che prima, se non piacevole, era quanto meno utile. Sto parlando della dating fatigue, ovvero la fatica di stare sulle app di dating. Sembra, insomma, che le persone si siano stancate di swappare, di stare lì ad aspettare un match e di fare lunghe conversazioni senza concludere nulla. Ma il mondo del rimorchio non si può mica interrompere, e allora che fare?
Tornare al reale, certo, ma non solo. In soccorso dei cuori solitari arriva Google Docs che ha dato vita al cosiddetto fenomeno Docs-to-Date. Si tratta di scrivere, su un documento, una lunga e dettagliata descrizione di sé e un altrettanto lunga e dettagliata descrizione di chi si cerca. Come si vorrebbe l’appuntamento, che tipo di relazione ci si aspetta e altri dettagli che poi tanto dettagli non sono. Una volta scritto tutto, il link al documento (aperto) viene condiviso sui propri social o addirittura messo nella bio.
Una seconda alternativa arriva dagli Stati Uniti. Gli americani, si sa, pensano in grande, e allora perché fare un piccolo Word quando puoi fare un grande cartellone? Ed ecco che, nelle città, spuntano mega cartelloni con foto (a figura intera) del single disperato con tanto di recapito (mail) e una frase ad effetto.
In ultimo, ci sono le rassicuranti e vecchie feste dal vivo che stanno vivendo una nuova, fiorente, stagione. Sono tornate a bomba le feste a casa messe in soffitta dal Covid. A farla da padrona c’è Come Home, l’applicazione che fa incontrare le persone con feste, pranzi, spettacoli e tutto ciò che la divina provvidenza ci fornisce per mettere fine alla nostra straziante solitudine. Anche i locali non sono da meno: sono tornati di moda i vecchi speed date o serate dedicate ai single in cerca. Il Living a Milano, ad esempio, organizza delle mega tavolate, niente bigliettini o scambi di messaggi. Il mood è chiacchierare e aspettare che Cupido scagli le sue frecce. Si spera.