Da mezzanotte in poi Hezbollah ha lanciato 150 razzi verso l’area di Tel Aviv e il nord di Israele. Secondo i soccorritori, cinque persone sono rimaste ferite nell’attacco avvenuto intorno alle 13,30 (ora israeliana) nella zona centrale del Paese. Hezbollah annuncia di aver lanciato missili e droni verso un “obiettivomilitare” a Tel Aviv. Afferma inoltre di aver lanciato droni su una base navale nel sud di Israele. Le sirene d’allarme hanno suonato incessantemente per ore nel nord di Israele, dove ci sono state diverse esplosioni, come ha confermato un portavoce dell’Idf. I razzi sono una risposta ai continui raidisraeliani verso il Libano e in particolare il sud di Beirut, che anche sabato hanno provocato decine di vittime. L’esercito libanese ha affermato che l’ultimo attacco israeliano oggi ha ucciso un soldato dell’esercito regolare e ne ha feriti altri 18.
Il Libano si trova “sull’orlo del collasso” circa due mesi dopo l’inizio delle operazioni militari israeliane sul suo territorio. È l’allarme lanciato dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, JosepBorrell, in visita oggi a Beirut. “A settembre arrivai qui sperando ancora che si potesse impedire una guerra a tutto campo di Israele contro il Libano. Due mesi dopo il Libano è sull’orlo del collasso”, ha dichiarato Borrell. Il capo della diplomazia dell’Ue ha chiesto di fare pressioni sia su Israele che sulla milizia di Hezbollah affinché “accettino la proposta degli Stati Uniti per cessateil fuoco“.
“La sola via possibile da percorrere” in Medio Oriente “è il cessate il fuoco immediato e la piena attuazione della risoluzione delle NazioniUnite“. La proposta Usa “è in attesa di una risposta definitiva del governo israeliano e dobbiamo lavorare con tutta la comunità internazionale per rispettare il diritto internazionale”, ha proseguito Borrell, elogiando “gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti e dalla Francia” per raggiungere il cessate il fuoco e l’attuazione della risoluzione 1701 dell’Onu. L’obiettivo, ha ribadito, deve essere “il ritiro dei combattenti di Hezbollah e delle truppe israeliane e il ripristino della piena sovranità del Libano”.
Parlando alla stampa, Borrell ha ribadito l’importanza delle forze Onu presenti in Libano: “L’Unifil ha un ruolo chiave in un contesto sempre più difficile. Ha 10mila uomini dispiegati nel sud del Libano. Tredici sono rimasti feriti” nelle ultime settimane, “quattro italiani soltanto qualche giorno fa: questi attacchi sono del tutto inaccettabili“. L’Alto rappresentante Ue ha ribadito che “l’Unifil ha il forte supporto dell’Ue” e ha sottolineato “il sostegno all’Unrwa, che ha un ruolo insostituibile a Gaza ma anche qui in Libano”. Borrell quindi ha concluso sottolineando la condanna dell’Ue alla messa al bando dell’agenzia dell’Onu per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi approvata dalla Knesset e tornando a fare appello al governo israeliano di Benyamin Netanyahu a “non implementarla“.
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La Redazione
Roma, 24 nov (Adnkronos) - "Il M5s non si abbandonerà mai all'autocommiserazione, all'auto assoluzione. Se la stragrande parte di cittadini non vano a votare per noi è un problema, non abbiamo mai guardato cittadini dall'alto in basso. Mai dire i cittadini hanno sbagliato, se esprimono rabbia, indignazione, se si astengono i cittadini bisogna immedesimarsi con loro o non abbiamo ragione di esistere". Lo ha detto Giuseppe Conte.
Roma, 24 nov (Adnkronos) - "Il fuoco è vivo, non si è spento ed e ancora dentro di noi. Il M5s non sarà mai una timida brezza, un soffio di vento, ma un vento fortissimo. Il nostro obiettivo è quello di cambiare il Paese, rimuovere gli ostacoli al cambiamento". Lo ha detto Giuseppe Conte.
Roma, 24 nov (Adnkronos) - "Filippo Panseca lascia un segno nell’arte contemporanea. il suo eclettismo ha saputo unire il gesto d’artista all’impegno civile. Piango l’amico caro, il compagno, l’uomo che ha vissuto il suo tempo ed ha disegnato e immaginato l’Italia da Pantelleria a Milano, passando per Rimini e Palermo". Lo scrive sui social Bobo Craxi.
Venezia, 24 nov. (Adnkronos) - Filippo Turetta ha pianificato di uccidere Giulia Cecchettin: si è appuntato su un foglio gli oggetti da comprare per immobilizzare l'ex fidanzata, ha studiato le mappe per potersi disfare del corpo e ha organizzato la sua fuga da Vigonovo (Padova). Non ha mai considerato l'idea di poter lasciare in vita chi aveva deciso di lasciarlo, tanto meno ha pensato di fare del male a se stesso. Ne è convinto il pm Andrea Petroni che lo ha incalzato durante l'interrogatorio e che domani, davanti alla corte d'Assise di Venezia, è pronto a chiedere l'ergastolo per il ventiduenne, imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere.
In aula, il pubblico ministero - nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - ricostruirà la relazione altalenate di circa un anno e mezzo fra i due studenti di Ingegneria biomedica, la crescente ossessione dell'imputato, la scelta della vittima di allontanarsi e l'insistenza di Turetta che si trasforma in persecuzione soffocante - fino a spiarla con un'app sul cellulare - che gli costa l'aggravante dello stalking. Impossibile, per l'accusa, non sostenere la crudeltà: sono 75 le coltellate inflitte contro la vittima che lo rifiutava. "Ho ucciso Giulia perché non voleva tornare con me, soffrivo di questa cosa. Volevo tornare insieme e lei non voleva…mi faceva rabbia che non volesse" le parole di Turetta. E' nel patriarcato che il femminicidio di Giulia Cecchettin affonda le sue radici.
Dopo una serata insieme e l'ultimo 'no', Turetta realizza il suo piano appuntato nella lista, un elenco di oggetti da comprare e idee, che è la prima parziale confessione. "Ho ipotizzato di rapirla in macchina, di allontanarci insieme verso una località isolata per stare più tempo insieme…poi aggredirla, togliere la vita a lei e poi a me" dice interrogato. Bugie, il piano è sempre stato uno. L'11 novembre 2023 nel parcheggio di Vigonovo, a pochi passi da casa Cecchettin, Turetta sa cosa vuole. Quando uno dei coltelli si rompe lui non si ferma: costringe l'ex a salire in macchina, la blocca con dello scotch e quando prova a scappare la finisce con un'altra lama, nella zona industriale di Fossò. Dopo cento chilometri abbandona il corpo, avvolto in sacchi neri, vicino al lago di Barcis e prosegue la fuga in solitaria tra stradine studiate in anticipo, usando solo contanti e spegnendo il telefono per non farsi trovare. Fino alla resa in Germania, una settimana dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin.
Milano, 24 nov. (Adnkronos) - Giustizia, rispetto e il massimo della pena. Sono passati 18 mesi dal femminicidio di Giulia Tramontano, ma per i genitori, papà Franco e mamma Loredana Femiano, il dolore resta identico, se possibile peggiora nella consapevolezza di non poter più abbracciare la loro primogenita, uccisa a coltellate, con in grembo Thiago, dal compagno Alessandro Impagnatiello. Domani, nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci sarà davanti alla corte d'Assise di Milano la prima sentenza e loro, come sempre, saranno in aula. "Chiediamo con forza - scrive il papà - che venga applicata la pena massima prevista dalla legge: l'ergastolo. Non solo per rendere giustizia a lei, alla famiglia e al bambino che portava in grembo, ma anche per lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile. Questa richiesta non è mossa da vendetta, ma da un profondo senso di giustizia". Parole lasciate su Instagram, in queste ore di attesa e speranza.
La violenza di genere "è una piaga che devasta la nostra comunità" e "confidiamo che le istituzioni sappiano agire con fermezza, dimostrando che la legge è dalla parte delle vittime. Chiediamo che il rispetto per Giulia, per la sua vita spezzata e per il dolore che ha lasciato, non sia calpestato da parole che tentano di piegare la verità: la dignità di una vittima - scrive Franco Tramontano - non può mai essere sacrificata per costruire una difesa". Non c'è giorno che mamma Loredana non ricordi con una canzone, un messaggio, una foto sua figlia insignita, lo scorso anno, dell'Ambrogino d’'oro da una città che l'ha 'adottata' e che come Senago non dimentica la ventinovenne di Sant'Antimo (Napoli). "Cara Giulia ho bisogno di te, ti cerco ovunque, sei tu la mia ancora di salvezza in questo mare di dolore, sei tu il mio arcobaleno in questa tempesta di dolore, sei tu la spalla su cui vorrei piangere". E ancora "questa 'permanenza' è troppo dolorosa, la tua assenza mi devasta".
Un anno dopo Mario è diventato papà di una bimba che porta il nome di sua sorella Giulia, mentre la combattiva Chiara, la sorella che le somiglia come una goccia d'acqua, fatica ancora a trovare "le parole giuste: è difficile misurare la rabbia, l'indignazione, la sofferenza. Come donna, combatto due battaglie. La prima è alimentata dalla paura di essere la prossima donna a essere ricordata per una morte brutale, la seconda è una lotta affinché nessuna famiglia debba mai affrontare la possibilità che un omicidio così efferato rimanga impunito o che il colpevole non sconti una pena adeguata". Il 25 novembre "grideremo giustizia per Giulia e Thiago, ma lo faremo per tutte le donne che non hanno più voce. Giulia sarà con noi in quell'aula, insieme a voi, a tutte le anime gentili strappate a questo mondo. Saremo lì, e spero che ci saranno tutte le donne che ancora sognano un futuro senza paura".
Milano, 24 nov. (Adnkronos) - Ergastolo. E' questa la parola che aleggia nell'aula della corte d'Assise di Milano dove domani, lunedì 25 novembre, nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, Alessandro Impagnatiello conoscerà il suo destino per aver ucciso a coltellate la compagna Giulia Tramontano, incinta (al settimo mese) di Thiago. Il carcere a vita e l'isolamento diurno per 18 mesi è la richiesta avanzata dalla procura per chi deve rispondere di un omicidio aggravato dalla premeditazione, dal legame affettivo, dai futili motivi e dalla crudeltà per aver affondato il coltello per 37 volte contro la vittima, per aver tentato di bruciarla due volte e averla abbandonata in strada, avvolta da sacchi della spazzatura.
Un "viaggio nell'orrore", a usare le parole della pm Alessia Menegazzo, pianificato dal trentunenne "narcisista, psicopatico, manipolatore" che ammazza i due "ostacoli per la sua realizzazione". Smascherato, l'ex barman dalla doppia vita, uccide in modo "brutale": nessun raptus, va solo in scena "la banalità del male". Giulia, secondo l'accusa, firma "la propria condanna a morte" quando svela di aspettare un bambino. L'ondivago Impagnatiello, talvolta compagno premuroso e più spesso amante bugiardo, inizia a somministrare a Giulia Tramontano veleno per topi per procurarle un aborto, poi come un "giocatore di scacchi fa l'ultima mossa" e dopo l'incontro tra la compagna e l'altra donna, cambia strategia: l'idea è celare l'omicidio simulando una scomparsa. Ma l'imputato - ritenuto capace di intendere e volere dai periti nominati dalla corte - non fa i conti con chi non si rassegna alla sparizione di Giulia, alla paura che non ferma l'altra donna a dire la verità, al sangue trovato nel bagagliaio della propria auto. Dopo quattro giorni, accerchiato da carabinieri e procura, confessa e fa ritrovare il corpo.
Il "castello di bugie" crolla, ma tiene ancora la maschera e nell'interrogatorio in aula alterna verità a 'non ricordo', si confonde, non sa fornire un movente, s'impegna più a giustificare se stesso che a chiedere scusa alla famiglia Tramontano, papà Franco, mamma Loredana Femiano, i fratelli Chiara e Mario che saranno come sempre in aula. Domani la procura non replica, e se l'imputato tace (potrebbe rendere brevi dichiarazioni spontanee), la prima corte d'Assise, composta da giurati popolari e presieduta dalla giudice Antonella Bertoja si ritirerà subito in camera di consiglio. Le telecamere, ammesse solo la scorsa udienza, potranno riprendere il momento della sentenza, ma non inquadrare il narcisista che, ancora una volta, ha deciso di salvaguardare se stesso.
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