Politica

M5s, seconda giornata di Nova con l’incognita Grillo: chiuso il voto degli iscritti sui quesiti. Attesa per Conte che comunicherà i risultati

Il Movimento 5 stelle ha deciso: alle 15 è stato chiuso il voto online degli iscritti. Il quorum nelle votazioni sui quesiti è stato raggiunto già sabato pomeriggio e adesso si attende solo di conoscere i risultati definitivi. Erano 88.943 gli iscritti chiamati a decidere su una lunga serie di quesiti per tracciare la rotta […]

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Il Movimento 5 stelle ha deciso: alle 15 è stato chiuso il voto online degli iscritti. Il quorum nelle votazioni sui quesiti è stato raggiunto già sabato pomeriggio e adesso si attende solo di conoscere i risultati definitivi. Erano 88.943 gli iscritti chiamati a decidere su una lunga serie di quesiti per tracciare la rotta del Movimento da qui ai prossimi anni. “Le operazioni di voto si sono svolte regolarmente. Abbiamo superato ampiamente il quorum del 50%“, ha detto il notaio collegandosi in diretta con il palco di Roma, avviando la procedura per estrapolare i risultati. Attesa per il discorso finale del leader Giuseppe Conte che comunicherà l’esito, da cui potrebbero derivare modifiche sostanziali allo Statuto del Movimento. Si deciderà, tra le altre cose, se diminuire i poteri o cancellare il ruolo del garante, se estendere il limite dei due mandati, come modificare nome e simbolo del M5s. Tra i quesiti non statutari, quelli che riguardano il posizionamento politico dei 5s e le alleanze. Resta l’incognita di un eventuale intervento o messaggio del fondatore Beppe Grillo, che finora non si è visto se non sulle magliette dei contestatori entrati in sala gridando “onestà” e “dimissioni”. Poco prima della chiusura del voto Grillo ha pubblicato un nuovo “stato” su Whatsapp: “Da francescani a gesuiti“, ha scritto con l’immagine del “sasso dove posava il capo il serafico padre San Francesco”, come recita la targa che sovrasta la reliquia conservata nella chiesa di San Francesco a Ripa, a Roma. Le parole di Grillo sembrerebbero prendere atto dell’avvenuta trasformazione del Movimento, che avrebbe perso la sua ispirazione “francescana” e ribelle per diventare, con Giuseppe Conte, un partito come gli altri.

Sono iniziati poco dopo le 10:30 a Roma gli appuntamenti della seconda giornata di Nova, evento conclusivo dell’assemblea costituente del M5s. Anche domenica sono migliaia gli iscritti che affollano il Palazzo dei Congressi di Roma. Dopo l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz, intervenuto ieri, oggi sono intervenuti la leader del partito BSW al Bundestag tedesco, Sahra Wagenknecht, l’economista Jeffrey Sachs, l’ex ministro Andrea Riccardi e, infine, Marco Travaglio e Marcello Veneziani. Nei mesi scorsi Wagenknecht, ex esponente di punta della Linke, aveva provato a formare un gruppo insieme ai 5 Stelle al Parlamento europeo, tentativo fallito per mancanza di numeri.

Con i pentastellati la rossobruna condivide le posizioni sulla guerra in Ucraina, contro la Nato e sull’immigrazione, temi dei quali parla dal palco dell’assemblea romana. Parlando in collegamento dalla Turingia, dopo il saluto di Conte, ha ricordato che il conflitto “sarebbe potuto terminare nella primavera 2022 con i negoziati a Istanbul ma non si è voluto farlo” e ha aggiunto che per il suo partito la guerra deve finire con trattative diplomatiche e negoziati di pace e “non militarmente”, come invece sta avvenendo vista la “nuova escalation in seguito alla decisione di Joe Biden di attaccare nel profondo della Russia con razzi americani”. Col rischio di scatenare una guerra in tutta Europa. Parlando di giustizia sociale, Wagenknecht ha poi detto che supportare le sanzioni proposte dagli Usa rinunciando all’energia importata dalla Russia è stato un errore: “In tutta l’Europa l’economia soffre perché stiamo rinunciando alle materie prime russe. Viviamo in un mondo multipolare, o noi europei restiamo un vassallo subordinato agli americani o facciamo una politica autonoma come attore politico terzo commerciando con Cina, Russia, Sud del mondo”.

Ad ascoltare il suo intervento c’era anche Giuseppe Conte che dal palco ha ribadito la sua posizione sul conflitto in Ucraina: “Noi dobbiamo essere travolgenti nel chiedere ai nostri governanti di imporre una svolta negoziale per porre fine al conflitto russo-ucraino. L’abbiamo detto dall’inizio che questa escalation ci avrebbe portato solo sul baratro della terza guerra mondiale. Se l’obiettivo è quello di riportare una sconfitta militare sulla Russia, dobbiamo dire con chiarezza che questa è una follia. Senza per questo essere accusati di essere filoputinisti”, ha sottolineato Conte. Leader del M5s che è intervenuto anche sulla guerra in Medio Oriente: “Così come dobbiamo gridare che il governo di Netanyahu è un governo criminale che deve rispondere delle sue condotte criminali, senza per questo essere accusati di antisemitismo“, ha detto Conte accolto da un lungo applauso dalla platea.

Il primo incontro della giornata ha toccato invece il tema della legge sull’autonomia differenziata con i costituzionalisti Michele Ainis, Roberta Calvano e Massimo Villone. Poi è stata la volta di Tomaso Montanari, intervistato da Giulio Gambino, direttore di Tpi, che subito dopo ha moderato il panel sulla libertà d’informazione con Flavia Carlini, autrice, divulgatrice e attivista politica, e Giulia Innocenzi, giornalista d’inchiesta e regista.

L’ex sindaca di Roma Virginia Raggi non è presente al Palazzo dei congressi ma per motivi di carattere strettamente personale: la madre è stata ricoverata in ospedale.