A far di conto sono circa 400 i proiettili di vario calibro trovati nel capannone di via Comotti a Cambiago, in provincia di Milano. Capannone affittato in nero “a Cristian e Andrea”, stando agli atti del pm Paolo Storari e della squadra Mobile, da (…) e nella disponibilità, per quel che si legge nei documenti, dell’ex capo della curva Nord dell’Inter Andrea Beretta oltreché di Cristian Ferrario, suo uomo di fiducia, nonché prestanome (indagato per questo nell’inchiesta Doppia curva), arrestato sabato perché accusato della detenzione di armi anche da guerra.

Ferrario, a quanto si apprende, aveva nella sua disponibilità un appartamento intestato a una società riconducibile a Beretta che non risulta essere la nota We are Milano. Arrivati in casa, gli uomini della squadra Mobile, come viene riferito al Fatto, avrebbero impiegato dieci minuti per individuare la chiave del capannone occultata nello stipite di una porta. Da qui sono iniziate le perquisizioni. Motivate non dalla ormai nota collaborazione di Beretta, ma, da quel che si legge, acquisite “nell’ambito di attività investigative” che hanno permesso alla squadra Mobile, diretta da Alfonso Iadevaia, di acquisire “la notizia secondo cui all’interno del box ubicato a Cambiago (…) erano occultate diverse armi, munizioni ed esplosivo”. Dieci ora dopo, sabato mattina, a scorrere la lista stilata dalla squadra Mobile si resta senza fiato.

Dei 400 proiettili, molti sono calibro 12, utili per un fucile a canne mozze o per un fucile a pompa Remington B70 “Express”. Altri trenta, sono calibro 9 Luger più dieci calibro 9×21 associati a una mitraglietta Uzi “con bindella più due caricatori più un silenziatore”. E ancora: “Un fucile semiautomatico monocanna (…), un fucile Beretta a canne sovrapposte”. Poi una pistola Galesi calibro 6,35, piccola ma micidiale, attaccata all’arma una busta di carta con tre proiettili. Altri cinque proiettili risultano 308 Winchester, calibro usato per fucili di fabbricazione americana usati per la caccia agli orsi. Ed inserito, il calibro, tra i munizionamenti standard della Nato.

Due, poi, “i fucili tipo Ak 47 più caricatore, lunghezza totale 90 cm, lunghezza canna 23 cm, con cinghia di trasporto”. E poi “29 cartucce separate per anno di produzione”. Al punto 33 della nota si legge: “Dodici cartucce calibro 12 per fucile a pompa”. A seguire, 51 e 52: “Puntatore laser per fucili con scatole di cartone marca Spike”. 53: “Bomba a mano M75 a frammentazione di tipo difensive antiuomo He (High Explosive) ad alto potenziale esplosivo di produzione jugoslava con spoletta a tempo”. Al punto 54: “Bomba a mano M50P3 (…) alto potenziale esplosivo di produzione jugoslava”. Non è finita.

Dalle tre pagine seguenti: “Un lampeggiante nero blu, due pettorine con scritta Polizia, taglia M e L (…). Sette targhe false di auto”. E ancora: “Una borsa porta giubbotto antiproiettili in tela di colore nero (…). Un giubbotto antiproiettili di colore blu taglia L e un giubbotto antiproiettili di colore blu, marca Kimay”. Eccola la lista di un arsenale mai visto a Milano. Che sia di Beretta o della curva Nord o di altri, lo verificheranno il pm Storari e la Mobile. Di certo, ripercorrendo la storia degli ultimi quattro anni della curva Nord, armarsi era quasi un obbligo.

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