Visto che la politica del dipartimento di Giustizia proibisce di perseguire un presidente in carica, i casi devono essere archiviati prima dell’insediamento dell’imputato alla Casa Bianca. L’uomo alla sbarra in questo caso è Donald Trump, presidente eletto che entrerà ufficialmente in carica il 20 gennaio 2025: prima di allora, verrà fatto cadere il procedimento contro di lui relativo all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio del 2021. Ma non è l’unico: il procuratore speciale Jack Smith ha anche chiesto a una corte d’Appello di Atlanta la stessa destinazione per il caso dei documenti classificati scoperti a Mar-a-Lago, un centinaio di pratiche, che Trump aveva trasferito nella sua residenza privata in Florida dopo aver lasciato la Casa Bianca nel 2021. Materiale in seguito sequestrato dall’Fbi. Tra le accuse formulate contro il presidente eletto, c’erano cospirazione per ostacolare la giustizia, occultamento di documenti in un’indagine federale e false dichiarazioni.
La reazione di Trump – “Questi casi, come tutti gli altri casi che sono stato costretto ad affrontare, sono vuoti e illegali e non avrebbero mai dovuto essere intentati. Oltre 100 milioni di dollari dei contribuenti sono stati sprecati nella lotta del Partito Democratico contro il loro avversario politico, io. Niente di simile è mai accaduto nel nostro Paese prima”, ha commentato Trump. “Hanno anche utilizzato – prosegue – procuratori distrettuali, come Fani Willis e il suo amante, Nathan Wade (che non aveva assolutamente alcuna esperienza in casi come questo, ma è stato pagato milioni, abbastanza per fare numerosi viaggi e crociere in giro per il mondo!), Letitia James, che in modo inappropriato, non etico e probabilmente illegale, ha fatto una campagna per ‘incastrare Trump” allo scopo di vincere una carica politica, e Alvin Bragg, che non ha mai voluto intentare questa causa contro di me, ma è stato costretto a farlo dal Dipartimento di Giustizia e dal Partito Democratico…”.
Il caso di Capitol Hill – La mozione, inoltrata alla giudice distrettuale Tanya Chutkna, è legata alla politica del dipartimento di Giustizia che, basandosi sulla Costituzione, vieta i procedimenti giudiziari nei confronti dei presidenti in carica e specifica che “questo risultato non si basa sul merito o sulla forza del caso contro l’imputato”. La mozione di Smith cerca di archiviare il caso senza pregiudizio, riconoscendo che “tale divieto è categorico e non dipende dalla gravità dei crimini accusati, dalla forza delle prove del governo o dai meriti dell’accusa, che il governo sostiene pienamente. Sulla base dell’interpretazione della Costituzione da parte del dipartimento, il governo chiede l’archiviazione senza pregiudizio dell’atto di accusa”, prosegue Smith nelle sei pagine in cui argomenta la decisione. Se la giudice accogliesse l’istanza così com’è, lascerebbe aperta la possibilità che i procuratori possano nuovamente presentare accuse una volta che Trump lascerà l’incarico dopo il suo secondo mandato alla Casa Bianca. Ma, secondo gli esperti legali, è possibile che il tycoon, una volta in carica, provi a fare qualcosa che non è mai stato testato prima: graziare se stesso per escludere la possibilità di un pericolo legale in futuro.
Il team di Trump canta vittoria, definendo la decisione di chiudere i casi “una grande vittoria per lo stato di diritto”. “Il popolo americano ha rieletto Trump con un mandato schiacciante per rendere di nuovo grande l’America. Il popolo americano e il presidente Trump vogliono porre fine immediatamente all’uso del nostro sistema giudiziario come arma politica e non vedono l’ora di unire il Paese”, ha commentato il portavoce di The Donald Steven Cheung.
Cosa è successo finora – La richiesta di archiviazione mette fine a una lunga saga legale culminata nel parziale ma decisivo successo dei legali di Trump davanti alla Corte Suprema, che ha riconosciuto l’immunità per gli atti commessi nell’esercizio delle funzioni presidenziali. Una mossa che ha costretto Smith a riformulare i capi di imputazione per l’assalto al Capitol contestando al tycoon solo le accuse legate al suo ruolo di candidato ma con un ulteriore fatale slittamento dei tempi. Intanto la giudice del caso Mar-a-Lago aveva affondato il procedimento definendo incostituzionale la nomina di Smith. Quest’ultimo ha impugnato la sentenza ma i tempi dell’appello hanno causato un ulteriore ritardo. Con l’annunciata minaccia di essere licenziato, il procuratore speciale ha preferito giocare d’anticipo azzerando tutto, con l’intenzione di dimettersi prima dell’insediamento di The Donald. La scorsa settimana è stata inoltre rinviata indefinitamente a New York la sentenza per il caso pornostar, nonostante una giuria abbia riconosciuto Trump colpevole. Resta in piedi solo il processo statale per i tentativi del tycoon di ribaltare i risultati del voto in Georgia nel 2020, ma anche quel caso si sta trascinando: una Corte d’Appello sta valutando se ribaltare una precedente sentenza che consente alla procuratrice distrettuale Fani Willis di restare come rappresentante della pubblica accusa nonostante un rapporto segreto che aveva con un procuratore da lei assunto.