La procura di Reggio Emilia ha chiesto dieci condanne per le documentate violenze ai danni di un detenuto all’interno del carcere di Reggio Emilia. La pm Maria Rita Pantani ha chiesto cinque anni e otto mesi per un imputato accusato di tortura, lesioni e falso, cinque anni per sette colleghi accusati di tortura e lesioni e due anni e otto mesi per altri due, che rispondono di falsità nelle relazioni. In un filmato agli atti del processo si vedeva un uomo incappucciato con una federa, messo pancia a terra con uno sgambetto e poi preso a pugni, calpestato, trattenuto alcuni minuti per braccia e gambe dagli agenti della polizia penitenziaria. Poi denudato e sollevato di peso, sempre incappucciato, fino ad essere trascinato in cella (Qui il video degli abusi).
“Una azione brutale, punitiva preordinata, di violenza assolutamente gratuita” dice l’accusa in aula aggiungendo che che le lamette (che avrebbe avuto con sé il detenuto, presunto movente dell’aggressione) non sono mai esistite e sono state utilizzate solo per costruire una linea difensiva.
Poi hanno preso la parola i legali di parte civile, per garanti nazionale e regionale dei detenuti e per le associazioni Antigone e Yairaiha, quindi nella prossima udienza parlerà l’avvocato Luca Sebastiani per il detenuto, tunisino. Poi toccherà alle difese e si arriverà alla sentenza, che potrebbe slittare al 2025. Dopo il pestaggio la vittima venne lasciata, per oltre un’ora, mezzo nuda. Il giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi, che firmò un’ordinanza di interdizione dal servizio per i dieci indagati, definì quello che era successo come “brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto“. Il procuratore Gaetano Calogero Paci aveva parlato di “modalità disumanizzanti, degradanti, contro la dignità umana”. Il giudice per l’udienza preliminare poi metterà il suo verdetto.