Economia

Disuguaglianze, Italia quarta in Europa dopo Bulgaria, Romania e Polonia per reddito che finisce al 10% più benestante

L'analisi del World inequality lab

L’Italia nel 2023 si è piazzata quarta in Europa dopo Bulgaria, Romania e Polonia per livello di disuguaglianza, misurato dalla quota di reddito che finisce nelle tasche del 10% più privilegiato. Nella Penisola la percentuale, pur lievemente scesa rispetto al picco toccato prima del Covid, si attesta al 37,1% contro il 37% della Germania, il […]

Hai già letto 5 articoli
questo mese.

PER CONTINUARE A LEGGERE

1 € PER IL PRIMO MESE

L’Italia nel 2023 si è piazzata quarta in Europa dopo Bulgaria, Romania e Polonia per livello di disuguaglianza, misurato dalla quota di reddito che finisce nelle tasche del 10% più privilegiato. Nella Penisola la percentuale, pur lievemente scesa rispetto al picco toccato prima del Covid, si attesta al 37,1% contro il 37% della Germania, il 36,2% della Gran Bretagna, il 34,2% della Spagna e il 34,3% della Francia. A dirlo sono gli ultimi dati raccolti dal World inequality database, progetto nato nel 2013 grazie ai contributi degli economisti Facundo Alvaredo, Anthony Atkinson, Thomas Piketty, Emmanuel Saez e Gabriel Zucman. Gli ultimi due, come è noto, hanno teorizzato la necessità di un’imposta minima sulle grandi ricchezze, proposta discussa dai leader del G20 che nel comunicato finale del vertice di Rio si sono impegnati a garantire che “gli individui con un patrimonio netto molto elevato siano tassati in maniera efficace“.

Il Global inequality lab che oggi gestisce il database, sotto la co-direzione dei fondatori, ha dedicato qualche giorno fa un approfondimento a sei regioni del mondo. Ne risulta che l’Europa resta l’area in cui vige (relativamente) una maggiore equità, perché nel 2023 in media al top-10% è finito (prima delle tasse) “solo” il 36% del reddito nazionale contro una quota che negli Usa tocca il 47%. In questo quadro Romania e Bulgaria si confermano al top per disuguaglianza, con oltre il 40% del reddito che finisce a chi sta in cima alla piramide. Seguono la Polonia con il 38,3% e, appunto, l’Italia. Dove tra l’altro il 50% più povero deve accontentarsi del 16,6% del reddito complessivo.

La Penisola fa peggio della Gran Bretagna e assai peggio di Spagna e Francia, dove “nonostante un lieve rallentamento nella crescita della quota che va al top 1% le disuguaglianze restano al livello più alto dalla seconda guerra mondiale”. E dove, tuttavia, la metà meno abbiente della popolazione si assicura più del 20% della “torta”. Anche in Germania la fetta che va al 50% più povero è ben più corposa che da noi (19,2%).

Guardando agli altri continenti, al top per disuguaglianza legata agli esiti del mercato (quella cioè che si registra prima delle tasse e dei trasferimenti) ci sono Stati del Sud America come Colombia, Messico, Brasile, Perù e Cile con – rispettivamente – il 60,9%, 59,6%, 59,2%, 58% e 57,8% di reddito guadagnato dal top 10%. Ma peggio ancora fa l’Africa subsahariana, dove gli alti livelli di povertà – il reddito medio pro capite è di 240 euro al mese contro i 3.500 del Nord America e i 2.690 dell’Europa – si sommano a estreme disuguaglianze: in Sud Africa in particolare il 10% della popolazione incamera il 65% del reddito nazionale. Botswana e Namibia seguono a ruota, mentre Guinea, Mauritania, Nigeria, Liberia e Costa d’Avorio sono paragonabili ai Paesi europei più diseguali.

Il Medio Oriente gareggia da par suo: non solo al 10% più ricco va il 56,8% del reddito e al 50% più povero meno dell’11%, ma il minuscolo spicchio di popolazione rappresentato dal top 1% incamera da solo il 23,7% del totale. Peggio fanno la Federazione russa con il 23,8% e la Turchia con oltre il 24%. Negli Usa, per fare un paragone, chi ha maxi stipendi e rendite si limita a incamerare il 20,3% del reddito e in Europa il 12,3%.

I dati sulla distribuzione della ricchezza, aggiornati fino al 2022, mostrano che la concentrazione massima si registra in Sud Africa, dove il 10% più ricco possiede un incredibile 85,6% della ricchezza complessiva e i Paperoni che compongono l’1% hanno il 54,9%. Seguono Brasile e Messico (79,7 e 79,1%), Emirati Arabi (76,4%) e Russia (74,1%). Negli Stati Uniti quella quota è 70,7%, in Europa si ferma dieci punti sotto: 60,4%. L’Italia, con un 56,2%, in questa classifica è dietro Francia e Germania, entrambe oltre il 57%.

Molti economisti progressisti, tra cui il premio Nobel Joseph Stiglitz, ritengono che l’esplosione delle disuguaglianze nei Paesi industrializzati sia dannosa per la crescita economica e finisca per minare la democrazia aprendo la strada agli estremismi. Per contenerle propongono un forte intervento dello Stato nella regolamentazione del mercato e l’introduzione di forme ditassazione minima sui grandi patrimoni a livello globale o continentale.