La Corte di Assise di Milano ha condannato all’ergastolo Alessandro Impagnatiello per il femminicidio della fidanzata Giulia Tramontano. La 29enne, incinta di sette mesi, è stata uccisa con 37 coltellate il 27 maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano. Impagnatiello aveva confessato, e lo scorso 27 maggio – esattamente un anno dopo il femminicidio – aveva anche spiegato come aveva aggredito la fidanzata a cui aveva dato anche il topicida perché abortisse. Aveva anche tentato (per due volte) di bruciare il corpo di Giulia nella vasca da bagno, senza riuscirci, prima di abbandonarlo dietro alcuni box auto a poche centinaia di metri dall’abitazione.
La decisione della Corte di Assise è arrivata al termine del processo di primo grado iniziato a gennaio 2024. Impagnatiello è stato riconosciuto colpevole di tutte le accuse contestate dalle pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella esclusa l’aggravante dei futili motivi: omicidio volontario con 3 aggravanti (aver ucciso la convivente, con premeditazione e per aver agito con crudeltà) interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere con l’aggravante di averlo commesso per coprire l’omicidio. I giudici gli hanno inflitto anche a tre mesi di isolamento diurno. L’ex barman, difeso dagli avvocati Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, è detenuto nel carcere di San Vittore dal giugno del 2023.
Impagnatiello, presente in aula, non ha reso dichiarazioni spontanee. A poca distanza da lui c’erano anche i familiari di Giulia Tramontano, tra cui la mamma Loredana Femiano, il papà Franco, la sorella Chiara e il fratello Mario: alla lettura del verdetto con la condanna all’ergastolo si sono abbracciati e hanno pianto. I funzionari e i cancellieri del Tribunale di Milano hanno portato in aula un sacchetto con scritto “Un pensiero per Giulia e il suo bimbo mai nato”. “Si tratta di una pianta di rose bianche – hanno detto – La daremo alla mamma”.
“Non abbiamo mai parlato di vendetta, non esiste vendetta. Abbiamo perso una figlia, un nipote, abbiamo perso la nostra vita. Io non sono più una mamma, mio marito non è più un papà, i nostri figli saranno segnati a vita da questo dolore“, ha detto Loredana Femiano, mamma di Giulia, dopo la lettura della sentenza di condanna. “Quello che abbiamo perso – ha aggiunto il padre Franco – non lo riavremo mai. Oggi non abbiamo vinto, abbiamo perso in tutto”. “Non c’è nessuna donna che ha vinto in quest’aula, posso dirlo con certezza”, ha aggiunto Chiara Tramontano, sorella di Giulia, dopo la sentenza. ”L’ergastolo è stato stabilito dopo la morte. Noi donne potremo vincere solo quando cammineremo per le strade di questo Paese sentendoci sicure o ci sentiremo soddisfatte della nostra vita e di quello che possiamo raggiungere. Questo verdetto non ha stabilito niente in termini o una progressione per la figura femminile”, ha detto Chiara Tramontano.
Durante la requisitoria la procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pubblico ministero Alessia Menegazzo, hanno definito Impagnatiello un “giocatore di scacchi” facendo riferimento alla “banalità del male”: nessun raptus ma un “narcisismo mortale” lo portò a uccidere con “inaudita violenza” la fidanzata e il bambino che portava in grembo.
Per lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico legale Gabriele Rocca, nella perizia disposta e depositata nel processo a carico del 31enne, era pienamente capace di intendere e di volere quando uccise la fidanzata. L’ex barman, per i periti, ha “tratti di personalità narcisistici e psicopatici”, ma non psicopatologici, ha ricostruito la dinamica dell’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano con “piena lucidità, senza confusione” e, secondo la sua logica, non poteva “accettare lo ‘smascheramento” della sua doppia vita e ha manifestato “una dimensione ‘rabbiosa’”. I periti nella relazione depositata alla Corte d’assise di Milano evidenziano anche come nella sua “storia sociale e professionale” non c’erano problemi di “natura psichica”.
Oltre all’ergastolo e ai tre mesi di isolamento diurno, la Corte d’assise di Milano ha condannato Alessandro Impagnatiello a risarcire subito con 700mila euro di provvisionale la famiglia di Giulia Tramontano oltre a un risarcimento da stabilirsi in sede civile: 200mila euro a testa per madre e padre della 29enne uccisa a Senago il 27 maggio 2023 e 150mila euro a testa per la sorella e il fratello. L’ex barman è stato dichiarato interdetto dai pubblici uffici ed è decaduto dalla potestà genitoriale nei confronti di un figlio avuto da una precedente relazione. Il termine per il deposito delle motivazioni è stato fissato in 90 giorni.