“Mi auguro che non ci sia nessun’altra famiglia in futuro che viva questo dolore. E che qualsiasi donna veda l’immagine di mia sorella si ricordi che ha il diritto di vivere, di sperare, di sognare, di essere una madre e di continuare ad amare”. Sono le parole di Chiara Tramontano, sorella di Giulia, intervenuta al flashmob organizzato fuori dal Palazzo di Giustizia di Milano, il giorno della sentenza a carico di Alessandro Impagnatiello. Prendendo la parola pubblicamente dopo la sentenza di condanna all’ergastolo, Chiara ha voluto parlare di “due elementi che potrebbero fare differenza”. Il primo è “partire da un’educazione sociale che inizi non dalle scuole ma da una famiglia dove si impari la base, la suddivisione dei compiti. E anche come genitori, se ci si rende conto che un figlio sta assumendo un comportamento sbagliato, è lì che bisogna agire. Non lasciamo che i ragazzi diventino uomini che non conoscono il rispetto verso le donne. Prima che nelle scuole – ha ribadito -, deve nascere nell’animo della società, deve nascere in noi, per far sì che non ci troviamo qui ogni volta a sperare che una donna non sia stata uccisa perché aveva solo il desiderio di essere libera”.
Il secondo elemento è che “ci sono tanti casi di donne che vorrebbero andar via, non era il caso di mia sorella, e il tessuto sociale non lo consente, non ci sono disponibilità economiche. Si rimane incastrati in questa rete in cui ci si illude che il supporto sia il proprio aguzzino. È lì che la società dovrebbe intervenire, far capire che se nelle mura c’è il pericolo nella città c’è la salvezza, che possa essere Comune, vicino di casa, che ci sia via d’uscita in una situazione dove la nostra libertà è minata”.
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