“Noi abbiamo dato un chiaro sostegno all’Ucraina. Siamo la nazione che ha dato in Europa il sostegno più forte e siamo il fornitore più affidabile. Al tempo stesso, sotto la mia conduzione, abbiamo trattato il dossier ucraino in modo assennato e saggio”, ha dichiarato Olaf Scholz nella sede della SPD a Berlino, dopo che il […]
“Noi abbiamo dato un chiaro sostegno all’Ucraina. Siamo la nazione che ha dato in Europa il sostegno più forte e siamo il fornitore più affidabile. Al tempo stesso, sotto la mia conduzione, abbiamo trattato il dossier ucraino in modo assennato e saggio”, ha dichiarato Olaf Scholz nella sede della SPD a Berlino, dopo che il presidio del partito lo ha nominato all’unanimità candidato cancelliere per le elezioni anticipate del 23 febbraio. “Pace, guerra e sicurezza sono questioni troppo importanti per decidere in modo opportunistico”, ha aggiunto, in riferimento alle critiche ricevute per la prudenza con cui ha gestito la crisi ucraina, bilanciando l’aiuto a Kiev e la pressione interna ed esterna per un ruolo più incisivo della Germania. La sua designazione, ufficializzata dalla SPD con un voto unanime, arriva dopo settimane di speculazioni e tensioni interne che hanno visto emergere il nome di Boris Pistorius, ministro della Difesa, come potenziale sfidante alla leadership del partito e alla candidatura per la cancelleria. Pistorius, che gode di una popolarità superiore a quella di Scholz, ha però ritirato la propria disponibilità con un video messaggio, definendo il cancelliere “un leader eccezionale”, scelta giusta per guidare il Paese nelle prossime sfide.
La rinuncia di Pistorius, però, non ha placato del tutto i dissensi interni al partito. Il ministro della Difesa, forte di un gradimento al 66% tra i cittadini e protagonista di una riorganizzazione delle forze armate in piena “svolta epocale” per la Germania dovuta al conflitto in Ucraina, rappresentava una figura in ascesa rispetto a Scholz, il cui consenso personale è sceso al 18%. Tuttavia, Pistorius ha scelto di non alimentare divisioni: “Non ho cercato questo dibattito, ma ora è il momento di chiuderlo”, ha dichiarato, sottolineando l’importanza di presentarsi uniti agli elettori. Ma le tensioni restano. Diversi parlamentari socialdemocratici temono di perdere il seggio, complice un SPD fermo al 15% nei sondaggi contro il 33% della CDU di Friedrich Merz. Anche l’ex leader Sigmar Gabriel ha criticato Scholz, lamentando una mancanza di politiche coraggiose. E mentre i Verdi e la CDU spingono per un supporto militare più deciso a Kiev, la posizione cauta di Scholz sugli armamenti a lungo raggio come i missili Taurus lo isola politicamente. Persino gli endorsement ricevuti, tra cui quello dell’ex cancelliere Gerhard Schröder e del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, rischiano di rivelarsi un boomerang.
Le elezioni anticipate, convocate dopo la crisi di governo seguita al licenziamento del ministro delle Finanze liberale Christian Lindner, si prospettano come una prova decisiva per Scholz, che per la scelta su Lindner ha raccolto anche le critiche di Angela Merkel: Non è stato un “modello di dignità”, ha detto l’ex cancelliera. Verso la sfida elettorale del prossimo 23 febbraio, Scholz si troverà ad affrontare non solo l’opposizione della CDU e dei Verdi, ma anche le divisioni interne al proprio partito. La SPD, già debole nei consensi, rischia di subire ulteriori perdite nei Laender orientali, dove il populismo e il pacifismo trovano terreno fertile. Scholz punta tutto sulla sua esperienza e integrità. “Le cittadine e i cittadini hanno la decisione nelle loro mani”, ha dichiarato oggi. Il suo messaggio agli elettori è chiaro: affidabilità, nervi saldi e una leadership capace di resistere alle pressioni, sia interne che esterne. La sfida è aperta, ma, concordano gli analisti, nel poco tempo a disposizione si tratterà di ricompattare il partito e convincere un elettorato sempre più disilluso.