Le trattative per la tregua in Libano sono arrivate a una svolta, o quasi. Secondo quanto riportato da un funzionario statunitense ad Axios, è stato raggiunto un accordo: “Pensiamo di aver raggiunto un accordo. Siamo sulla linea di meta, ma non l’abbiamo ancora superata. Il gabinetto israeliano deve approvare l’accordo martedì e fino ad allora […]
Le trattative per la tregua in Libano sono arrivate a una svolta, o quasi. Secondo quanto riportato da un funzionario statunitense ad Axios, è stato raggiunto un accordo: “Pensiamo di aver raggiunto un accordo. Siamo sulla linea di meta, ma non l’abbiamo ancora superata. Il gabinetto israeliano deve approvare l’accordo martedì e fino ad allora qualcosa potrebbe sempre andare storto”, ha detto. Non è un caso, quindi, che il gabinetto di sicurezza si riunisca proprio martedì. Anche se da Washington arriva una parziale frenata, con il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, che ha dichiarato: “L’accordo in Libano è vicino ma non sarà finalizzato fino a che non saranno concordati tutti i dettagli. Le discussioni continuano e dobbiamo portare avanti il lavoro”.
Nella mattinata di lunedì la Cnn aveva riferito che Benyamin Netanyahu ha approvato l’accordo di cessate il fuoco con Hezbollah “in linea di principio” durante una consultazione sulla sicurezza con funzionari israeliani domenica sera. Tra le questioni che erano rimaste in sospeso, e che potrebbero quindi essere state risolte, c’era la richiesta di Israele di riservarsi il diritto di agire nel caso in cui Hezbollah violasse i suoi obblighi nell’ambito dell’accordo emergente. Ieri Israele ha fatto sapere di essere in generale disposto a proseguire nei negoziati, attendendo risposte sugli emendamenti presentati e non ancora accettati. L’inviato americano Amos Hochstein, il principale mediatore, aveva fissato una scadenza facendo intendere che se in pochi giorni non ci sarà un’intesa potrebbe lasciare la conduzione delle trattative.
Intanto Israele continua a bombardare Beirut e il sud del Paese. Nuovi attacchi hanno colpito il quartiere di Dahiyeh, nella periferia meridionale della capitale, dopo che l’esercito israeliano ha emesso un ordine di evacuazione e dopo i pesanti raid contro le roccaforti di Hezbollah della notte. Il portavoce dell’Idf, Avichay Adraee, ha dichiarato su X che l’esercito avrebbe preso di mira “strutture e interessi”, indicando diverse località. E in tarda mattinata il portavoce ha emesso un nuovo avviso di evacuazione per alcuni edifici nel quartiere. Colpita anche la città costiera di Tiro.
Di tregua si parla anche ai Med Dialogues in corso a Roma. L’Italia deve “rispettare la giurisdizione” della Corte penale internazionale e arrestare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu se dovesse venire in territorio italiano, ha detto il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Riyad al-Maliki. “Se non lo facesse applicherebbe un doppio standard nei confronti di Netanyahu”, ha aggiunto affermando che al primo ministro israeliano verrebbe riconosciuto “il diritto di abusare del diritto internazionale”. “L’unico ostacolo per arrivare a un cessate il fuoco è Netanyahu” che “ha usato Israele, i palestinesi e gli ostaggi per le sue ambizioni personali o per evitare che vada in prigione per i processi a suo carico”, ha aggiunto al-Maliki, affermando che il primo ministro israeliano è convinto che “prolungare la guerra gli impedisca di passare il resto della sua vita in carcere”.
A non volere il cessate il fuoco è l’ultradestra alleata di Netanyahu. “Un accordo con il Libano è un grande errore. Un’occasione storica mancata per sradicare Hezbollah”, ha scritto su X il ministro per la Sicurezza Itamar Ben Gvir. “Bisogna ascoltare i comandanti che combattono sul campo, ascoltare i capi delle autorità. Proprio ora che Hezbollah è battuto e desidera un cessate il fuoco, è vietato fermarsi”, ha affermato. E ancora: “Come ho avvertito prima a Gaza, avverto anche ora: signor primo ministro, non è troppo tardi per fermare questo accordo! Dobbiamo continuare fino alla vittoria assoluta!”.
Secondo Antonio Tajani, a non volere il cessate il fuoco è Teheran: “L’Iran mi pare sia un po’ contrario o quantomeno vuole allungare i tempi, vediamo”, ha detto il ministro degli Esteri al suo arrivo ad Anagni per il G7 Esteri. “Ho incontrato stamane il ministro degli Esteri libanese che ha ribadito la solidarietà e l’impegno a difesa dei nostri militari e ha dichiarato inaccettabili gli attacchi di Hezbollah”, ha aggiunto. “Per noi è importante che le autorità libanesi siano dalla parte della legittimità dell’azione dei nostri militari, e contiamo di essere sempre più protagonisti in futuro per la costruzione e la difesa della pace in Libano”, ha concluso Tajani.