Venne fermato ubriaco alla guida di un’auto, ignorò l’alt di una pattuglia e ripartì a tutta velocità. Ma quell’episodio accadde durante solo uno dei tanti permessi premio ottenuti. Perché Lucio Marzo, l’assassino di Noemi Durini – uccisa a coltellate e sassate a 16 anni nel settembre 2017 a Specchia (Lecce) e sepolta ancora viva sotto […]
Venne fermato ubriaco alla guida di un’auto, ignorò l’alt di una pattuglia e ripartì a tutta velocità. Ma quell’episodio accadde durante solo uno dei tanti permessi premio ottenuti. Perché Lucio Marzo, l’assassino di Noemi Durini – uccisa a coltellate e sassate a 16 anni nel settembre 2017 a Specchia (Lecce) e sepolta ancora viva sotto dei massi – ha potuto lasciare il carcere anche per andare a seguire le partite del Cagliari, incontrare una ragazza che sta frequentando e votare alle elezioni politiche del 2022. Ora che la madre della vittima, Imma Izzo, ha in mano l’elenco di tutti i permessi concessi dal giudice di sorveglianza ha deciso di scrivere al ministro della Giustizia Carlo Nordio sostenendo, insieme alla legale Valentina Presicce, che il suo caso è “la prova evidente di come il sistema di giustizia minorile e di recupero non funzioni come dovrebbe” e chiede l’abolizione in caso di reati gravi come il femminicidio nonché “provvedimenti urgenti a carico di coloro che hanno concesso permessi premio in violazione di legge a un detenuto ancora pericoloso per la società”.
In una lettera rivolta al Guardasigilli, l’avvocatessa e la famiglia scrivono: “Lo Stato dovrebbe garantire una giustizia che sia concreta per la sicurezza delle donne e delle famiglie e non concedere autori di tali fatti criminosi benefici e permessi premio. Ci troviamo di fronte ai familiari delle vittime che vivono il vero ergastolo nella vita, e gli assassini liberi dopo pochi anni, proprio come è accaduto a Lucio Marzo. Basta permessi premio a chi commette femminicidio, anche se minorenne”.
Marzo è stato condannato a 18 anni e otto mesi di reclusione per omicidio volontario, premeditato e pluriaggravato, sentenza confermata in appello a giugno 2019. Tre anni più tardi ha potuto usufruire dei primi permessi premio. “Quale premio può essere concesso ad un assassino?”, chiede il legale. “Ha iniziato a scontare la sua pena nell’Istituto penale minorile di Quartuccio, in provincia di Cagliari. Ma all’alba del 10 agosto dell’anno scorso venne fermato ubriaco alla guida di un’auto, dopo aver ignorato l’alt di una pattuglia della Polizia stradale, fingendo di fermarsi per poi ripartire a tutta velocità”, ricorda l’avvocato. “Dopo aver chiesto e ottenuto, proprio a seguito di questo gravissimo episodio, il trasferimento immediato di Marzo ad un carcere per adulti, abbiamo preteso di conoscere tutti i permessi premio concessi ad un soggetto evidentemente ancora pericoloso per la società e pochi giorni fa, proprio a ridosso della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, abbiamo ricevuto dal magistrato di sorveglianza l’elenco di tutti i permessi premio ottenuti”.
La lettura, continua la legale, “ha fatto sprofondare la famiglia di Noemi nel dolore, come se la figlia fosse stata uccisa per la seconda volta dallo Stato”. A Marzo è stato concesso “di recarsi allo stadio a tifare durante le partite del Cagliari e, cosa ancora più sconcertante, di frequentare una ragazza conosciuta sul posto di lavoro. Questo è lo Stato che dovrebbe tutelarci e proteggerci? Ha potuto lasciare la cella anche per recarsi alle urne ed esprimere il proprio voto in occasione delle politiche del 2022″. Proprio in virtù di quest’ultimo episodio, Presicce chiede anche “la perdita dell’elettorato attivo e passivo per chi si macchia di omicidio, anche se minorenne”. Nella lettera si legge ancora: “La nostra battaglia non si fermerà finché Giustizia vera non sarà fatta per Noemi e per tutte le donne che avrebbero meritato un finale diverso. Continueremo a dare voce a chi voce, purtroppo, non ha più”.