A Milano, nel quartiere Corvetto, la notte tra il 24 e il 25 novembre è stata teatro di gravi disordini a seguito della morte di Ramy Elgaml, un giovane egiziano di 19 anni morto durante un inseguimento con i carabinieri. Un gruppo di amici della vittima ha organizzato una protesta improvvisata, sfociata in atti di vandalismo: cassonetti bruciati, lancio di bottiglie, accensione di fumogeni e fuochi d’artificio tra via dei Cinquecento e via dei Panigarola. Ramy, residente nel quartiere, era insieme a un amico tunisino di 22 anni al momento dell’incidente. Gli amici, già dal pomeriggio del 24 novembre, avevano manifestato in via Ripamonti, luogo dello scontro, esponendo uno striscione con la scritta “Verità per Ramy” e accusando la pattuglia dei carabinieri di aver urtato lo scooter su cui viaggiava il giovane e averlo ucciso. Tuttavia, le prime ricostruzioni ufficiali sembrano escludere questa ipotesi.

Nella serata del 24 novembre, mentre si svolgevano manifestazioni per Ramy all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, come riporta il Corriere della sera, un SUV Mercedes ha investito alcuni partecipanti, ferendo quattro amici del ragazzo defunto. Tra i feriti, il più grave è un ragazzo di 14 anni, che ha riportato una frattura scomposta del bacino e del femore, con una prognosi di 45 giorni. Anche una bambina di 11 anni ha riportato possibili fratture al bacino, mentre altre due giovani, di 14 e 19 anni, hanno riportato ferite più lievi. Il veicolo, intestato a una società, era guidato da un egiziano di 30 anni residente al Corvetto, in possesso di una patente bulgara non valida in Italia. Dopo aver forzato il blocco stradale, l’auto ha urtato diversi manifestanti, proseguendo la fuga fino a danneggiare altre vetture in via Pasinetti. La coppia a bordo, il 30enne e una connazionale di 55 anni, ha poi abbandonato il mezzo per tentare la fuga a piedi. Il conducente è stato arrestato in via Broni per lesioni aggravate e omissione di soccorso ed è attualmente piantonato in ospedale, dove è stato portato dopo l’arresto. Anche la donna è stata medicata e indagata per gli stessi reati.

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