In Romania, dopo lo spoglio di oltre il 99% delle schede, nelle elezioni presidenziali è in testa con i 23% dei voti il candidato di estrema destra e filorusso Călin Georgescu, autentica sorpresa della consultazione. Il primo ministro socialdemocratico ed europeista Marcel Ciolacu, favorito alla vigilia, è retrocesso al terzo posto con il 19,16% dei voti, dietro a Elena Lasconi – giornalista, esponente del partito Salviamo la Romania (USR) e sindaco di centro-destra di una piccola città – che supera il premier di circa 700 voti.
Quarto è George Simion, l’altro candidato della destra estrema filorussa, poco sotto il 15%. Simion, leader di Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR), era dato dai sondaggi in forte ascesa e probabile sfidante di Ciolacu al ballottaggio dell’8 dicembre, al quale – se tale situazione troverà conferma nei risultati finali – si affronteranno Ciolacu e Georgescu, ritenuto su posizioni antisemite e contrarie al proseguimento degli aiuti militari all’Ucraina.
Tutti i sondaggi della vigilia avevano previsto una affermazione al primo turno del premier Ciolacu, accreditato di un 25% dei voti. Il primo ministro socialdemocratico sembra destinato a non arrivare neanche al ballottaggio, dove l’estrema destra e gli altri candidati conservatori potrebbero fare fronte comune a sostegno di Georgescu. Un fronte peraltro che potrebbe già proporsi nelle elezioni parlamentari in programma in Romania domenica prossima 1° dicembre, che daranno al paese il prossimo governo e primo ministro del Paese. Il grande deficit di bilancio, l’elevata inflazione e il rallentamento dell’economia potrebbero spingere i candidati più tradizionali a spostarsi verso posizioni populiste.
Georgescu, 62 anni, correva da indipendente e non era molto conosciuto. Dopo aver votato domenica, ha dichiarato su Facebook di aver votato “per gli umiliati, per coloro che sentono di non contare e che in realtà contano di più, il voto è una preghiera per la nazione”. Il politologo Cristian Andrei ha spiegato all’Associated Press che il risultato di Georgescu è una “grande protesta contro l’establishment“. “I principali partiti politici hanno perso il legame con i rumeni moderati”, ha detto. “Non ci sono candidati forti o leader forti, ci sono candidati deboli, leader deboli e i partiti in generale sono praticamente sconnessi“. Georgescu, ha aggiunto Andrei, non ha un programma ma un manifesto vago e populista con posizioni che sono “oltre il discorso normale”. Le sue posizioni includono il sostegno agli agricoltori, la riduzione della dipendenza dalle importazioni e l’incremento della produzione energetica e alimentare.
Secondo il suo sito web, Georgescu ha conseguito un dottorato in pedologia, una branca della scienza del suolo, e negli anni ’90 ha ricoperto diversi incarichi nel ministero dell’ambiente. Dal 1999 al 2012 è stato rappresentante della Romania nel comitato nazionale del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. I video pubblicati sul suo popolare account TikTok, dove conta 1,6 milioni di follower, lo ritraggono mentre frequenta la chiesa, fa judo, corre e parla in programmi podcast.
In vista del voto di domenica, molti si aspettavano di vedere Simion, convinto sostenitore di Donald Trump, affrontare Ciolacu al secondo turno. Simion ha fatto una campagna per la riunificazione con la Moldavia, che quest’anno ha rinnovato per lui il divieto di ingresso nel paese per cinque anni per motivi di sicurezza, e per lo stesso motivo è stato bandito dalla vicina Ucraina. Ecaterina Nawadia, una studentessa di architettura di 20 anni, ha detto di aver votato per la prima volta alle elezioni nazionali domenica e spera che i giovani si presentino in gran numero: “Dalla rivoluzione del 1989, non abbiamo avuto un presidente davvero bravo. Spero che la maggior parte delle persone della mia età siano andate a votare perché il candidato principale non è l’opzione migliore”.