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Dal vertice maggioranza sulla manovra arriva lo stop a modifiche “non condivise”. Strada in salita per il taglio della seconda aliquota Irpef

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Poche modifiche concordate in maggioranza e solo con l’ok del ministero dell’Economia sulle coperture. Tra le righe della nota diffusa al termine del vertice di centrodestra di domenica sera emerge la linea data dalla premier Giorgia Meloni agli alleati. Uno stop a proposte non condivise da tutta la maggioranza come quella della riduzione del canone Rai chiesto dalla Lega. Ma anche l’ulteriore taglio dell’Irpef sul quale insiste da tempo Forza Italia appare complicato, visti i costi: ridurre la seconda dal 35 al 33% costa 2,5 miliardi di euro, che salgono a 4 se si intende anche estendere da 50mila a 60mila euro il relativo scaglione. E dal concordato preventivo biennale con cui si intendeva finanziare l’intervento sono arrivati solo 1,3 miliardi.

L’invito è quello a concentrarsi su poche modifiche da segnalare al Tesoro che ne valuterà poi la fattibilità: “I leader”, si legge nella nota del governo, “hanno dato mandato al ministro Giorgetti di valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutti”. Gli unici spiragli riguardano misure “relative alle forze dell’ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi”. E dunque niente stretta sul turn over delle forze dell’ordine ma anche Ires premiale (una misura chiesta dagli imprenditori alla quale il ministro Adolfo Urso starebbe lavorando) e via libera a misure come il ‘bonus’ per le attività extra-scolastiche caldeggiato da FdI o ulteriori detrazioni per i figli (Nm e FI chiedono di innalzarne l’attuale tetto di 800 euro).

Il capogruppo del Pd nella Commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano, parla di “ennesima sceneggiata: tante parole, zero fatti”. Giorgetti e Meloni, secondo l’esponente dem, “hanno chiuso ogni spiraglio, confermando l’aumento della pressione fiscale che colpirà soprattutto il ceto medio e i redditi da lavoro, abbandonando il sacrosanto principio della progressività fiscale, secondo cui chi ha di più deve pagare di più. Ancora una volta, alle parole non seguono i fatti: le scelte del governo sono inique, ignorano le difficoltà delle persone e accrescono le disparità invece di ridurle”.

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