Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, eseguito integralmente nella versione del 1869 ripensata da Verdi per la Scala, “La forza del destino” è stata un’opera poco rappresentata al Piermarini
E’ “La forza del destino” di Giuseppe Verdi, diretta dal direttore musicale Riccardo Chailly per la regia di Leo Muscato, a inaugurare sabato 7 dicembre alle ore 18 la nuova stagione del Teatro alla Scala. Un’opera bellissima e complessa, che richiede un cast stellare sul palcoscenico. E ci sarà. Nella serata inaugurale di Sant’Ambrogio, dedicata a Renata Tebaldi nel ventennale della scomparsa, ci saranno Anna Netrebko (Donna Leonora), la soprano russa ormai di casa al Piermarini, il tenore Brian Jagde (Don Alvaro), il baritono Ludovic Tézier (Don Carlo di Vargas), Vasilisa Berzhanskaya (Preziosilla), mezzosoprano emersa negli ultimi anni come interprete.
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, eseguito integralmente nella versione del 1869 ripensata da Verdi per la Scala, “La forza del destino” è stata un’opera poco rappresentata al Piermarini. Dopo aver inaugurato la stagione 1965/66, torna solo nel 1978 e poi ancora dopo oltre vent’anni, quando a riprendere il titolo è Riccardo Muti: infine nel 2001, quando i complessi del Mariinskij diretti da Valery Gergiev eseguono la sua versione di San Pietroburgo del 1862. Perché quest’assenza dell’opera nella storia del tempio milanese? “Perché richiede un cast artistico ideale. Perciò sono contento di riunire in questa produzione, che inaugura l’ultima stagione che presiedo, gli artisti compagni di strada che ci hanno seguito in un lungo percorso”, rivela il sovrintendente Dominique Meyer con un pizzico di nostalgia per il mancato rinnovo del suo mandato (nominato direttore esecutivo dell’Orchestre de Chambre di Losanna, resterà sovrintendente del Teatro alla Scala fino a febbraio).
Gli fa eco il direttore musicale Riccardo Chailly: “Sono stati cinque anni importanti in questo teatro. La Scala vanta una grande storia. E ‘La forza del destino’ doveva tornare a inaugurare dopo tanto tempo. Questo titolo ha pagine musicali elevatissime, chiede voci importanti e un impegno eccezionale. Non solo per i protagonisti ma anche per il coro (diretto da Alberto Malazzi, ndr) che ha un ruolo centrale in quest’ opera”. Per dare una certa continuità a questa rappresentazione integrale, per legare le scene una all’altra il regista Leo Muscato ha puntato sull’idea di un movimento rotatorio: “Una ruota del destino in continuo movimento con i personaggi che si muovono in direzione opposta, avanzando con ostinazione attraverso scenari che cambiano continuamente”. Aggiunge: “’La forza del destino’ non si limita ai drammi personali. Qui la prospettiva è molto più ampia e la tragedia dei protagonisti è immersa in un mondo in continuo movimento, popolato da soldati, pellegrini e viaggiatori. Un universo vivo e pulsante, che ha come sfondo una guerra che travolge tutti quanti”.
Il pensiero delle guerre di oggi torna attuale anche in un’opera del passato? “Quando ci è stata commissionata questa produzione, l’attenzione mediatica era concentrata su una guerra che dominava quotidianamente le notizie. Nel frattempo, i conflitti sono diventati due – senza contare le guerre dimenticate che faticano a trovare spazio nei media. In un momento storico così delicato, il rischio di scivolare nella banalizzazione è tangibile e insidioso. Abbiamo scelto di raccontare questa storia attraversando epoche diverse, esplorandola da prospettive spaziali e temporali sempre nuove”.
Il racconto prende avvio nel Settecento e si spinge fino ai giorni nostri, senza vincolarsi rigidamente a una precisa aderenza storica. Con il trascorrere del tempo, dei secoli, questi paesaggi si fanno via via più cupi, più devastati, e sempre più realistici.” specifica. Così, se all’inizio ci troviamo in un’epoca in cui una giovane donna, per inseguire il suo amore, deve sfuggire al controllo paterno travestendosi da uomo, nell’ultimo atto assistiamo alla tragica follia di un ufficiale decorato, consumato dalla sete di vendetta, che attraversa chilometri di terre devastate dai bombardamenti per uccidere il suo nemico, ormai divenuto un prete che cerca di espiare le sue colpe scavando tra le macerie a mani nude”. Di quella donna, Leonora, Anna Netrebko dice: “Mi chiedono cosa mi riguardi di personale in questo ruolo. Non molto, sinceramente. Non ha senso per una donna di questo secolo essere inseguiti dall’ossessione, dalla paura, dal senso del peccato. Come si interpreta allora un ruolo così? Si rimane attaccati alla partitura, ci si abbandona alla musica. E si riesce anche dopo due ore di spettacolo a interpretare la ‘Vergine degli angeli’ (il finale che chiude il secondo atto, ndr). Auguratemi buona fortuna!”
Sarebbe facile pensare a un invito scaramantico, vista la nomea che “La forza del destino” si porta dietro come opera sfortunata. Ne parliamo con il sovrintendente Meyer, a pochi giorni dal forfait del tenore Jonas Kaufmann che doveva interpretare Don Alvaro. E’ stato tuttavia prontamente sostituito da Brian Jagde, reduce da diverse produzioni di quest’opera nei principali teatri del mondo fra cui Barcellona. Meyer sorride: “Io scaramantico non lo sono per niente. Tutto questo fa parte del folclore che appartiene al mondo del teatro. Del resto l’opera lirica deve anche far divertire in certi suoi aspetti, bisogna un po’ tornare a guardarla con l’ingenuità dei bambini, come un gioco”. Poi fa riferimento ad altri aspetti divertenti, agli eccessivi intellettualismi sull’opera lirica e ci scherza su: “A teatro io di veri intellettuali, infatti, non ne ho mai visti”. Torniamo al serio: “Conosco la fragilità e la complessità dell’opera lirica in generale, noi ci mettiamo tutta la nostra competenza. Ma può anche non piacere, può essere criticata, fa parte del gioco. La mia speranza è tuttavia che dopo tanto tempo quest’opera lasci una traccia nella storia della Scala”. Le scene sono di Federica Parolini, i costumi di Silvia Aymonino, le luci di Alessandro Verazzi e le coreografie di Michela Lucenti.