Ambiente & Veleni

Annalisa Gratteri (Extinction Rebellion): “Manifestiamo per il clima, ci danno i fogli di via come si fa con i soggetti pericolosi”

“Volevamo portare al governo, e in particolare al ministero dell’Interno, la dicotomia tra un’idea di sicurezza costruita sull’idea che ci sono categorie di cittadini da disciplinare e una visione in cui la sicurezza è ciò che ci protegge dal clima estremo, quella sicurezza di cui avremmo davvero bisogno. Il letame era la metafora di una […]

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“Volevamo portare al governo, e in particolare al ministero dell’Interno, la dicotomia tra un’idea di sicurezza costruita sull’idea che ci sono categorie di cittadini da disciplinare e una visione in cui la sicurezza è ciò che ci protegge dal clima estremo, quella sicurezza di cui avremmo davvero bisogno. Il letame era la metafora di una situazione di ‘merda’, di un clima, letteralmente, ‘di merda’”. Annalisa Gratteri ha 56 anni, tre figli e insegna Scienze in un liceo di Torino. Fa parte di Extinction Rebellion dal 2019, ha già preso parte a molte azioni, tra cui quella contro il ministero del Trasporti, lo scorso anno sempre a Roma. E venerdì era presente all’azione in Piazza del Viminale, sempre nella Capitale, quando un centinaio di attivisti di Extinction Rebellion hanno rovesciato cinque tonnellate di letame, piantando tende e aprendo striscioni.

Avevate avvisato la questura della manifestazione?

Ovviamente no, anche perché non ce l’avrebbero autorizzata. Non preavvisare non è un reato, comunque, però fai qualcosa di inaspettato che mette in difficoltà chi gestisce l’ordine pubblico. Di qui la reazione.

Che reazione c’è stata?

Veramente estrema. Anzitutto, hanno subito fatto togliere gli striscioni. Hanno chiuso la piazza, senza far entrare neanche i giornalisti. Le persone nelle tende sono state trascinate fuori e le tende distrutte. Hanno detto che chi fosse andato via non lo avrebbero trattenuto, ma quasi tutti sono rimasti, come forma di protesta non violenza. Poi hanno portato via 75 persone, le hanno tenute per 9 ore in Questura, con i telefoni requisiti, e poi le hanno rilasciate senza un verbale, assegnando 33 fogli di via di durata variabile da sei mesi a due anni, con l’obbligo di lasciare la città entro due ore.

Perché viene utilizzato il foglio di via, misura molto pesante?

Il foglio di via è previsto dalla legge 159 del 2011 per reati gravissimi, di tipo mafioso. La persona viene definita socialmente pericolosa, senza alcun contraddittorio. Quello che sta succedendo è che le questure, poiché è un atto amministrativo che non ha bisogno del riscontro da parte di un magistrato, hanno iniziato a darlo a chi manifesta in maniera fastidiosa per impedirgli di accedere a determinate città.

Ci sono dei criteri specifici?

Il problema è questo: quando facciamo manifestazioni spesso ci denunciano. Ovviamente si tratta di denunce pretestuose, come quella di violenza privata, che vengono archiviate dai magistrati, che ci riconoscono il diritto a manifestare, non riscontrando alcuna violenza nelle azioni. Purtroppo però, anche se archiviate, le denunce restano registrate e sono una ‘storia di polizia’ sulla base della quale poi ti assegnano il foglio di via. Quindi con una analisi sommaria della storia di polizia si viene definiti socialmente pericolosi. È un cane che si morde la coda ovviamente.

Ma ai residenti o a chi studia non può essere dato?

No, se una persona è residente, o studia o lavora in quella città non può essere dato. Eppure venerdì lo hanno inflitto lo stesso a un ragazzo e a una ragazza, che avrebbero dovuto lasciare la città anch’essi entro due ore, era sera. Hanno chiesto ovviamente l’annullamento immediato al questore, ma poiché serviva del tempo hanno detto loro di stare a casa e di uscire appena fosse stato annullato.

E per tutti gli altri?

Per annullare un foglio di via si fa ricorso al Tar, che ci mette però oltre un anno, inoltre bisogna pagare 650 euro solo di bollo, più gli avvocati. Si può chiedere la sospensione, anche. Noi però questa volta abbiamo deciso un’altra strada, cioè di violarlo apertamente e andare tutti alla manifestazione. Ci hanno visti e forse arriverà una denuncia penale. Ma paradossalmente è meglio la denuncia del foglio di via, perché a quel punto c’è un processo, il caso viene sottratto alle questure e si va nelle mani dei magistrati, che sono i garanti dei cittadini.

In ogni caso, queste misure così pesanti provocano frustrazione e rischiano di affossare il movimento oppure il contrario?

Se devo essere sincera hanno un grande effetto motivante, perché provocano rabbia, ciascuno di noi poi in partenza ha una motivazione forte, io poi ho anche una formazione scientifica, ho la consapevolezza della crisi che avanza, lo faccio per i miei figli.

Quindi la conferenza di Baku sarà stata una delusione per lei?

Questa Cop, in effetti, parla da sola. Ma di anno in anno è sempre peggio, aumenta il numero dei lobbisti delle aziende fossili. Le nostre richieste sono sempre le stesse: che venga dichiarato lo stato di l’emergenza nazionale, che le tende precarie simboleggiavano, che si metta in atto la riduzione immediata delle emissioni climalteranti, che si coinvolga la cittadinanza, attraverso l’istituzione di un’Assemblea di Cittadini per decidere misure giuste. Le politiche governative, invece, hanno portato all’aumento degli investimenti in combustibili fossili e alla promozione di nuove pene per chi protesta – come il DDL 1660 in discussione in Senato, in un momento in cui l’Italia e il mondo intero sono colpiti da eventi climatici estremi sempre più intensi.