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Borrell chiede ai Paesi Ue di eseguire il mandato d’arresto nei confronti di Netanyahu: “Non si possono fare differenze con Putin”

Anche l’Unione europea prende posizione sul mandato d’arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale de L’Aia nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Le accuse sono pesanti: crimini di guerra e crimini contro l’umanità per quanto accaduto nella guerra a Gaza. Ma questo non ha frenato l’Alto rappresentante […]

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Anche l’Unione europea prende posizione sul mandato d’arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale de L’Aia nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Le accuse sono pesanti: crimini di guerra e crimini contro l’umanità per quanto accaduto nella guerra a Gaza. Ma questo non ha frenato l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, che dopo le accuse di antisemitismo mosse da Israele nei confronti dei giudici, la dichiarazione degli Stati Uniti che hanno ribadito di non riconoscere le sentenze della Corte e i dubbi di alcuni esponenti dei governi europei ha dichiarato che gli Stati membri non devono indugiare e rispettare le disposizioni del Tribunale.

“Vedremo oggi quale sarà il risultato finale delle discussioni ma voglio essere chiaro sul fatto che non c’è alternativa, spero che alla fine saremo in grado di dire chiaramente che gli europei rispetteranno gli obblighi del diritto internazionale. Gli Usa faranno quello che vogliono”, ha detto il capo della diplomazia europea uscente rispondendo a Fiuggi sulla posizione del G7 sui mandati di arresto. Il socialista spagnolo ha poi ribadito che “gli europei devono seguire e applicare le decisioni della Corte Penale Internazionale. Non è qualcosa che si può scegliere di fare quando è contro Putin e rimanere in silenzio quando la Corte è contro Netanyahu”.

Mr. Pesc è poi tornato ad accusare il governo di Tel Aviv di bloccare l’arrivo di aiuti a Gaza, proprio una delle azioni dello Stato ebraico sulle quali la Corte si è basata per formulare le proprie accuse nei confronti dei vertici dell’esecutivo: “Dobbiamo fermare il blocco degli aiuti umanitari a Gaza. Gli aiuti sono totalmente impediti dall’esercito israeliano, dobbiamo dire la verità, diamo un nome alle cose. Non entrano più aiuti umanitari nel nord di Gaza, per questo ho detto ieri ai miei colleghi, agli arabi e agli europei, se sia utile dire ancora belle parole. Dobbiamo agire. Perché non lo mettiamo sul tavolo del Consiglio di sicurezza dell’Onu sugli aiuti umanitari per aiutare la popolazione? La soluzione dei due Stati arriverà dopo, qui parliamo di giorni e settimane. La fame viene utilizzata come arma contro le persone completamente abbandonate”.

La stessa domanda fatta a Borrell è stata rivolta anche ad alcuni leader ed esponenti di partito di governo europei. Come la presidente dell’Assemblea nazionale francese, Yaël Braun-Pivet, componente del partito presidenziale di Emmanuel Macron, secondo cui, in quanto firmataria dello statuto della Corte penale internazionale (Cpi), la Francia è tenuta ad “applicare le regole” e arrestare il premier israeliano nel caso in cui arrivasse sul territorio nazionale: “A partire dal momento in cui la Francia è firmataria, aderente allo Statuto di Roma e riconosce la Cpi, penso che debba applicare le regole che ne conseguono, non c’è motivo di derogare”. Più morbida la dichiarazione del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che dopo aver ribadito “l’amicizia con Israele” ha precisato che “dobbiamo rispettare il diritto internazionale”.