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La boxe elegge il suo presidente, ma è polemica sul sistema di voto. L’accusa: “Vergognoso mercato delle deleghe”

Il presidente della Federazione Pugilistica Italiana verrà eletto il prossimo 14 dicembre, siamo in piena campagna elettorale dei tre candidati (il vicepresidente uscente Fabrizio Baldantoni, il presidente uscente Flavio D’Ambrosi e Giuseppe Macchiarola, che non ha avuto incarichi nell’ultimo quadriennio) ma a far discutere è soprattutto il sistema di voto vigente nella boxe azzurra. In […]

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Il presidente della Federazione Pugilistica Italiana verrà eletto il prossimo 14 dicembre, siamo in piena campagna elettorale dei tre candidati (il vicepresidente uscente Fabrizio Baldantoni, il presidente uscente Flavio D’Ambrosi e Giuseppe Macchiarola, che non ha avuto incarichi nell’ultimo quadriennio) ma a far discutere è soprattutto il sistema di voto vigente nella boxe azzurra. In un’unica sede nazionale (Roma) alle urne ci andranno i rappresentanti delle associazioni/società sportive, degli atleti e dei tecnici. I rappresentanti delle centinaia società sportive aventi diritto, oltre al proprio voto, possono essere portatori di tre deleghe di altrettante “palestre”.

Tutto normale? Andrea Locatelli è stato candidato alla presidenza nel 2017 e ha perso per diciassette voti (298 contro 315) le elezioni, le penultime, quelle vinte da Vittorio Lai. Quest’anno appoggia, come candidato al consiglio, il presidente uscente D’Ambrosi. È proprio Locatelli a denunciare a ilfattoquotidiano.it questo sistema di voto e tutto ciò che ci gira attorno. “È diventato un vero e proprio mercato – dice Locatelli – è in corso una vergognosa caccia alla delega che mina la democrazia stessa del voto. Ci sono dei professionisti nel fare ciò più efficaci di altri. Un sistema, che la Federazione ha ereditato da una norma Coni, finalizzata a consentire l’espressione di voto a coloro che non fossero potuti intervenire in presenza, degenerando in una barbara mercificazione del consenso. Inoltre tale modalità non rispetta il fondamentale principio della riservatezza del voto perché se tu non mi dai la delega è come se mi dicessi che non mi vuoi votare, viceversa se mi dai la delega espliciti ciò che dovrebbe essere segreto. Si crea soprattutto una sorta di clientelismo, una delega oggi può palesare per esempio una convocazione di un tuo atleta in Nazionale domani o altre forme di riconoscenza”.

Una possibile soluzione per Locatelli potrebbe essere quella della votazione nelle varie sedi dei comitati regionali, eliminando ogni forma di delega. A dicembre si voterà unicamente in un hotel a Fiumicino, nel 2017 le urne erano ancora più dislocate, ad Assisi. Per le società sportive ci sarà la possibilità di una richiesta di rimborso per il chilometraggio e per l’albergo. Rimane comunque scomodo per alcune di esse raggiungere la sede. Ma in questo sistema descritto come malato, non risulterebbe sempre favorito il candidato uscente? “Vero – risponde Locatelli – ma va tenuto in considerazione che sette attuali consiglieri su undici appoggiano la candidatura dell’attuale vice presidente. L’elettorato dovrà fare attenzione alla scelta dei consiglieri perché è quello il vero governo, l’organismo deputato a deliberare”. Ormai le elezioni si terranno tra poche settimane con queste modalità. Nel prossimo quadriennio Coni e FPI avranno il tempo per lavorare in sinergia per cambiare il sistema, eliminando ogni possibile ambiguità e polemica. “Persino il problema del numero di mandati consecutivi di un presidente federale è secondario rispetto a tutto questo”, conclude Locatelli.