I ministri degli Esteri del G7 aumentano la pressione su Israele perché accetti l’accordo di cessate il fuoco temporaneo con Hezbollah in Libano, nelle stesse ore in cui Benjamin Netanyahu riunisce a Tel Aviv il gabinetto di guerra. “È il momento di concludere una soluzione diplomatica”.

“Sosteniamo i negoziati in corso per un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hezbollah e la piena attuazione della risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. È il momento di concludere una soluzione diplomatica e accogliamo con favore gli sforzi compiuti in tal senso”, si legge nella dichiarazione finale del G7 Esteri di Fiuggi-Anagni, cominciato lunedì.

I sette ministri degli esteri, tra cui anche l’americano Antony Blinken, sottolineiamo il ruolo svolto dalle Forze armate libanesi e dalla Forza di pace delle Nazioni Unite Unifil e ne sostengono il rafforzamento, esprimendo anche “profonda preoccupazione per i recenti attacchi all’Unifil, che hanno ferito diversi peacekeepers e danneggiato strutture. Condanniamo qualsiasi minaccia alla sicurezza del personale dell’Unifil e invitiamo tutte le parti a rispettare i loro obblighi per garantire la loro sicurezza, consentendo loro di adempiere al proprio mandato”.

La parte della dichiarazione dedicata alla crisi in Medio oriente esorta anche Israele a facilitare la consegna degli aiuti umanitari ai palestinesi della Striscia di Gaza e condanna le violenze crescenti dei coloni in Cisgiordania. Senza andare oltre dichiarazioni di principio già sostenute dai sette Stati che partecipano al summit: “Esortiamo il governo israeliano a rispettare i suoi obblighi internazionali e ad adempiere alla sua responsabilità di facilitare un’assistenza umanitaria completa, rapida, sicura e senza ostacoli in tutte le sue forme, nonché la fornitura di servizi di base estremamente necessari alla popolazione civile di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est”. A questo si aggiunge un chiaro sostegno all’Unrwa “affinché sostenga efficacemente il suo mandato e sottolineiamo il ruolo vitale che l’Agenzia delle Nazioni Unite svolge”. L’Italia ha lanciato l’iniziativa umanitaria Food for Gaza, con l’Onu.

Sulla questione palestinese viene riaffermato “l’incrollabile impegno” per la soluzione dei due Stati, che il conflitto ha reso anacronistica agli occhi di molti analisti. Il G7 parla di “visione di una soluzione a due Stati in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco in pace all’interno di confini sicuri e riconosciuti, coerentemente con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite”.

I ministri degli Esteri dei Paesi che compongono il gruppo (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti) hanno discusso anche di Iran e delle minacce relative alla guerra in Ucraina. “Ribadiamo la nostra determinazione affinché l’Iran non debba mai sviluppare o acquisire un’arma nucleare”, scrive il documento finale di Fiuggi, invocando “una soluzione diplomatica” come “modo migliore per risolvere questo problema”.

Sul conflitto ucraino, il G7 degli Esteri prende posizione contro il dispiegamento di truppe della Corea del Nord nella regione russa di Kursk, “sostegno diretto della Repubblica Democratica Popolare di Corea alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina”. Preoccupazione è espressa pure per “il potenziale trasferimento di tecnologia nucleare” dalla Russia alla Corea del Nord, in violazione delle risoluzioni Onu. Il documento ammonisce la Cina e gli altri Paesi terzi che sostengono direttamente o indirettamente Mosca che adotterà “misure appropriate, coerenti con i nostri sistemi legali” per sanzionarli.

In Ucraina l’obiettivo ribadito dal documento dei 7 Stati “rimane quello di raggiungere una pace globale, giusta e duratura, in grado di ripristinare il pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale, palesemente violati dalla Russia”. La formula va nella direzione della “pace giusta” contenuta nel piano di Volodymyr Zelensky: “Nessuna iniziativa sull’Ucraina può essere presa senza l’Ucraina”, scrive il comunicato finale del summit di Fiuggi.

Per Mosca c’è solo una condanna ferma della “retorica nucleare irresponsabile e minacciosa della Russia e la sua posizione di intimidazione strategica. Non tollereremo mai le minacce di usare armi nucleari, né tanto meno l’uso di armi nucleari da parte della Russia nel contesto della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”.

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