Israele ha accettato di sospendere a tempo indeterminato la sua offensiva contro Hezbollah in Libano, iniziata lo scorso settembre con l’uccisione del leader del partito armato sciita, Hassan Nasrallah. L’annuncio è stato dato martedì dal premier Benjamin Netanyahu in un messaggio televisivo: “Presenterò questa sera al voto del governo il piano per il cessate il fuoco in Libano”, ha detto, precisando però che “la durata dipende da cosa succederà“. Israele, ha spiegato, “manterrà la completa libertà di azione militare, in pieno coordinamento con gli Stati Uniti”: “Se Hezbollah viola l’accordo e tenterà di armarsi, colpiremo. Se tenterà di ricostruire infrastrutture terroristiche vicino al confine, colpiremo. Se lancerà razzi, se scaverà tunnel, se porterà un camion con missili, colpiremo”, ha assicurato. In serata il gabinetto di guerra ha votato a favore dell’intesa: contrario solo il ministro della Sicurezza nazionale, il leader dell’estrema destra Itamar Ben-Gvir, che l’ha definita “un errore storico“, senza però dimettersi in segno di protesta. “Israele apprezza il contributo degli Stati Uniti in questo processo e mantiene il diritto di agire contro qualsiasi minaccia alla sua sicurezza”, si legge nella nota del governo. La pausa nei combattimenti inizierà alle 4 del mattino di mercoledì 27 novembre, le 3 in Italia.

Gli obiettivi: concentrarsi sull’Iran e isolare Hamas – Nel suo discorso al Paese Netanyahu ha citato “tre motivi” per cui questo, secondo lui, è “il momento giusto” per fermare la guerra in Libano. “Dobbiamo concentrarci sulla minaccia iraniana; dobbiamo rafforzarci e riarmare i nostri eserciti, con armi sempre più moderne; e poi dobbiamo isolare Hamas, perché dal secondo giorno di guerra contava su Hezbollah. Una volta eliminato Hezbollah, Hamas resterà da sola”, ha detto. “Sono determinato a fare tutto il necessario per impedire all’Iran di ottenere armi nucleari. Rimuovere questa minaccia è la missione più importante per garantire l’esistenza e il futuro dello Stato di Israele”, ha aggiunto il premier, ricordando che, nell’attacco contro Teheran del 26 ottobre, Israele ha “distrutto parti significative della sua difesa aerea e della sua capacità di produrre missili, e distrutto un elemento cruciale del suo programma nucleare”.

Biden: “Ora una tregua anche a Gaza” – Il raggiungimento dell’accordo, che dovrebbe prevedere una tregua di sessanta giorni, è stato confermato dal presidente Usa Joe Biden in un discorso dalla Casa Bianca: “Ho parlato con il premier di Israele e con quello del Libano e sono lieto di annunciare che i loro governi hanno accettato la proposta degli Stati Uniti di porre fine al conflitto devastante. Anche a Gaza serve una tregua urgente, la popolazione civile sta vivendo un inferno”, ha aggiunto, annunciando che nei prossimi giorni gli Usa “lanceranno una nuova iniziativa insieme a Turchia, Egitto, Qatar, Israele e altri Paesi per raggiungere il cessate il fuoco nella Striscia e la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas”. In una nota congiunta, Biden e il presidente francese Emmanuel Macron assicurano che “gli Stati Uniti e la Francia lavoreranno con Israele e il Libano per garantire che questo accordo venga attuato nella sua interezza e fatto rispettare”.

Il premier libanese: “Dare immediata attuazione” – Il portavoce del Pentagono Pat Ryder ha fatto sapere che Washington potrebbe assumere “un ruolo di monitoraggio” della pace momentanea. Il primo ministro libanese Najib Miqati, invece, ha definito l’accordo “un passo fondamentale verso la stabilità regionale” e ha esortato la comunità internazionale ad “agire rapidamente” per “un’immediata attuazione“. In serata Mahmoud Qamati, vice capo del consiglio politico di Hezbollah, ha però puntualizzato che l’organizzazione vuole rivedere il patto prima che il governo libanese lo firmi: “Dobbiamo esaminare i punti concordati da Netanyahu”. Esprime soddisfazione il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: “Bene, in chiusura del G7 Esteri, la notizia del cessate il fuoco in Libano. Orgogliosi di aver dato un contributo determinante a questo importante risultato per la pace in Medio Oriente”, twitta il leader di Forza Italia.

Nuovi raid su Beirut – Intanto però la violenza dello Stato ebraico sul Paese dei cedri non è diminuire: nel pomeriggio di martedì ben dieci attacchi israeliani in simultanea hanno colpito Beirut dopo l’ordine di evacuazione dell’Idf (l’esercito di Tel Aviv) ai civili in una ventina di zone della periferia sud della capitale. Le bombe sono piovute nell’arco di 120 secondi, ci ha tenuto a far sapere l’Idf con un video. L’agenzia di stampa nazionale libanese ha riferito che un precedente attacco israeliano a Beirut “ha distrutto un edificio di quattro piani che ospitava sfollati”. Secondo le autorità, i morti nei raid sono almeno dieci, i feriti 37. Gli attacchi sulla capitale libanese sono tra i più pesanti e più numerosi mai registrati dall’inizio dell’offensiva di Tel Aviv: ancora pochi minuti prima del discorso in cui Netanyahu annunciava la tregua, un altro attacco ha colpito il quartiere di Hamra, nel centro della città. Martedì sera Hezbollah ha risposto con tre razzi a lungo raggio, intercettati dalle difese israeliane.

“Colpiti 180 obiettivi in tutto il Paese” – Nel pomeriggio di martedì l’esercito israeliano aveva emesso un nuovo ordine di evacuazione su diverse zone del sud di Beirut, e aveva fatto sapere di aver raggiunto il fiume Litani e l’area di Wadi Saluki con truppe di terra. È la prima volta che l’Idf si spinge così a nord in Libano dal 2000, anno in cui si ritirò dalla zona meridionale del Paese. Il fiume Litani infatti si trova a circa trenta chilometri dal confine israeliano ed è la linea oltre la quale Hezbollah dovrà ritirarsi in base all’accordo di cessate il fuoco. L’esercito israeliano ha affermato che le sue truppe hanno individuato decine di armi e siti della milizia sciita in entrambe le aree. In particolare nella zona di Wadi Saluki le truppe hanno fatto irruzione in diversi siti di Hezbollah, sequestrato centinaia di armi e trovato decine di bunker e di lanciarazzi innescati. Secondo l’Idf, i caccia hanno colpito oltre 180 obiettivi del partito armato in tutto il Paese: secondo il ministero della Salute di Beirut, nelle ultime 24 ore le vittime degli attacchi sono state 55 e i feriti 160.

Le bombe tra lunedì e martedì – Nella notte tra lunedì e martedì l’aviazione israeliana ha bombardato per la terza notte consecutiva la periferia di Dahiyeh, a sud di Beirut, considerata la roccaforte di Hezbollah. Nella mattina di martedì colonne di fumo nero si alzavano dal quartiere: l’Idf ha affermato di aver colpito sei edifici. In precedenza aveva emesso ordini di evacuazione per alcune aree dei quartieri di Bourj el-Brajné e Tehouita el-Ghadir, molto vicini all’aeroporto internazionale di Beirut e dove ci sono almeno un supermercato, una pasticceria e alcune scuole, secondo L’Orient Le Jour. Israele ha comunicato di aver ucciso un alto comandante di Hezbollah nei raid di lunedì contro Tiro. Dall’altro lato del confine, un soldato dell’Idf è rimasto gravemente ferito in un attacco con drone lanciato da Hezbollah contro un’area del monte Hermon, martedì. In un altro conflitto, sempre stamattina, un riservista israeliano è stato gravemente ferito nel centro di Gaza.

Il ministro libanese: “Vorremmo anche l’Italia negli accordi” – Il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib, in Italia per partecipare al G7 e ai Med Dialogues, si era detto “fiducioso” sulla possibilità di concretizzare un accordo con Israele: “Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco” ed “è molto importante che la Francia faccia da garante. Vorremmo anche l’Italia o la Spagna”, ha detto il capo della diplomazia di Beirut in una intervista al Corriere della Sera pubblicata martedì. “Sebbene l’Italia sia vicina a Israele, è comunque al fianco del Libano”, ha sottolineato, condannando le aggressioni ai caschi blu dell’Unifil (la forza di interposizione Onu al confine) “da qualunque parte provengano”. Tuttavia il ministro definiva la tregua ancora a rischio: “Non si sa mai con Netanyahu. Basta guardare cosa è successo per Gaza. Ci sono stati molti sì e poi alla fine arrivava il no”. Soprattutto, pronostica Habib, Netanyahu non darà alla presente amministrazione americana il piacere della pace in Libano”, ma a Donald Trump, visto che la tregua prevede di essere implementata “entro i sessanta giorni”.

Katz: “Israele non farà compromessi sulla sicurezza” – Da Israele, intanto il nuovo ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha sottolineato che Israele “non scenderà a compromessi” sulla sicurezza e non tollererà alcuna violazione del cessate il fuoco temporaneo da parte di Hezbollah. Incontrando l’inviata speciale dell’Onu per il Libano, Janine Hennis-Plasschaert, Katz ha ribadito che è responsabilità delle Nazioni Unite prevenire il contrabbando di armi verso Hezbollah da tutti i confini e impedire la creazione di nuove infrastrutture terroristiche: “Se non lo farete voi, lo faremo noi, e con grande forza”.

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