“Il cinema d’autore ha rotto i coglioni”. Improvvisamente al 42esimo Torino Film Festival irrompe Fantozzi, pardon: Michele Placido. Durante la conferenza stampa con Ornella Muti per celebrare i 50 anni di Romanzo Popolare il 78enne attore e regista pugliese ha esternato un sentimento profondo proprio come il celebre ragioniere di fronte alla Corazzata Potemkin. L’affermazione di Placido giunge alla fine di una sua lunga risposta ad una domanda sul ruolo del Torino Film Festival nel panorama festivaliero internazionale, festival da quest’anno diretto da Giulio Base e dopo quattro giorni di star hollywoodiane sul red carpet (Ron Howard, Sharon Stone, Angelina Jolie, Alec Baldwin) già ribattezzato la Hollywood sul Po.
“Qui a Torino è nato il cinema. La sala Romano si chiamava Fratelli Lumiere già agli inizi del ‘900. Qui è nata anche la televisione. A Torino si registravano gli sceneggiati. Poi gli hanno tolto tutto e meno male che quest’anno c’è Giulio Base e la sua grande Tiziana (Rocca, moglie di Base e imponente pr del mondo dello spettacolo ndr)”, ha spiegato Placido. “Tempo fa alcuni amici mi hanno chiesto un parere su Base direttore e io ho detto che è l’unico che può far tornare Torino com’era agli inizi del Novecento. Tiziana e Giulio porteranno il glamour (con l’accento sulla U alla pugliese ndr). Altroché la lagna di chi dice che il Torino Film Festival perde la sua natura: ma se non ci veniva più nessuno! Questa polemica esiste perché siamo sempre ideologici n Italia”.
“Ora – chiosa Placido – non dico che diventerà il più importante festival italiano, ma qui arriva il glamour, perché il cinema è glamour. E basta con questi autori che ci hanno rotto i coglioni! Guido Gozzano diceva il cinema è arte popolare, mentre il teatro è l’arte degli intellettuali”. Placido è stato stuzzicato anche su una sua possibile nomina alla presidenza del Centro Sperimentale di Cinematografia, ruolo vacante dopo le dimissioni irrevocabili di Sergio Castellitto. “Io non sono né un bravo dirigente e né un buon organizzatore, ma lancio comunque un appello al ministro. Al CSC bisognerebbe fare una riforma e creare due ruoli da presidente: uno deve essere un manager e l’altro deve assumere la guida artistica”. Poi ha concluso sul filo dei ricordi: “Una volta al Centro Sperimentale insegnavano i registi. Quando entrai io c’era Luchino Visconti e a me chiese di rifare una scena di Rocco e i suoi fratelli perché gli ricordavo Alain Delon. Ad ogni modo non rifiuto in assoluto incarichi, peraltro gratuiti. Cinque anni fa mi chiamò uno della Lega di Ferrara e mi disse: la vorremmo come presidente del Teatro di Ferrara. Io gli dissi ‘guardi io la penso politicamente diverso da lei, ma lui rispose che però lui aveva letto il curriculum. Era un incarico chiesto fuori dalle ideologie e da cinque anni sono presidente di quel teatro”.