Anche il carabiniere che guidava l’auto di servizio, usata per inseguire Ramy Elgaml, è indagato per omicidio stradale in concorso. La notizia è stata diffusa nel pomeriggio, dopo una notte di tensioni nel quartiere Corvetto di Milano per le proteste in seguito alla morte del 19enne egiziano che ha perso la vita dopo essere stato inseguito in scooter dai militari. L’iscrizione, fanno sapere dalla Procura di Milano, è stata fatta a titolo di garanzia e serve a permettere tutti gli accertamenti necessari. L’indagine, condotta dalla Polizia locale sotto il coordinamento del pm Marco Cirigliano della Procura diretta da Marcello Viola, prevede anche l’autopsia, fissata per venerdì 29 novembre.
Il tunisino di 22 anni che era alla guida dello scooter è ricoverato in ospedale e piantonato: nelle scorse ore la Procura di Milano ha già disposto l’arresto per resistenza a pubblico ufficiale, ma non è ancora stato sentito nelle indagini. Dalle prime verifiche della Polizia locale, con l’analisi delle telecamere della zona e in particolare da poche immagini non molto chiare, è emersa anche la possibilità di un urto accidentale, durante l’inseguimento lungo viale Ripamonti (i due non si erano fermati all’alt in via Farini), tra la parte anteriore della vettura dei carabinieri e quella posteriore dello scooter, proprio negli istanti in cui quest’ultimo sterzava verso sinistra per andare a schiantarsi contro un muretto. La macchina dei carabinieri, poi, è andata contro un semaforo.
Nelle indagini, ora delegate ai carabinieri dopo i primi accertamenti della Polizia locale, oltre all’analisi più approfondita delle telecamere saranno effettuati anche accertamenti tecnici sull’auto e sullo scooter per verificare se l’impatto ci sia stato e per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. Nelle indagini è in corso anche la raccolta di testimonianze.
Intanto resta alta la tensione nel quartiere Corvetto, dove per la seconda notte consecutiva si sono verificati scontri, atti vandalici e roghi. Nelle scorse ore, la polizia ha arrestato un 21enne di origini montenegrine, accusato di “accensione di fuochi pericolosi, getto pericoloso di cose e resistenza a pubblico ufficiale”. Il giovane, tra i partecipanti più violenti delle proteste, è stato trasferito al carcere di San Vittore in attesa dell’interrogatorio di convalida. Dall’analisi di circa 50 video registrati dalle forze dell’ordine, il 21enne è stato identificato come uno dei principali responsabili. Il sequestro del suo cellulare potrebbe far emergere collegamenti con altri manifestanti. Secondo la ricostruzione della Questura, intorno alle 22:30 del 25 novembre circa 70 persone – aumentate progressivamente fino a superare il centinaio – si sono radunate in via dei Cinquecento, all’incrocio con via dei Panigarola, per protestare. Dopo una giornata già segnata da momenti di tensione, come lo svuotamento di alcuni estintori, i manifestanti hanno insultato le forze dell’ordine e lanciato bottiglie, petardi e bombe carta. Una di queste ha perforato il cofano di un’auto in sosta. Molti partecipanti hanno esposto striscioni con slogan come “Verità per Ramy” e “Non condannate un innocente”. La situazione è degenerata ulteriormente intorno alle 23:30 in via Omero, dove il lancio di petardi è proseguito e i manifestanti hanno appiccato piccoli incendi in strada, danneggiando una pensilina dell’Atm e un autobus della linea 93 fermo nelle vicinanze. Per disperdere la folla, la Polizia di Stato ha fatto ricorso ai lacrimogeni e ha avanzato in forze. Considerata l’alta tensione e la possibilità che le proteste si protraggano nei prossimi giorni, la Questura di Milano sta valutando di richiedere rinforzi. Questa richiesta, che coinvolgerebbe circa 30 agenti, è consueta in situazioni di particolare impegno per l’ordine pubblico.