di Pietro Francesco Maria De Sarlo
Matteo Salvini: “Netanyahu è il benvenuto in Italia. Dalla Corte Penale internazionale (CPI) scelta politica”. Antonio Tajani: “Noi rispettiamo e sosteniamo la CPI ma siamo convinti che quello che deve svolgere sia un ruolo giuridico e non politico”. Sono veramente fantastici! Per loro la sentenza della CPI è politica. E chi lo stabilisce? La politica, cioè loro? Fine del diritto internazionale e della logica. Al confusionario duetto si aggiunge Gioggia: “Approfondirò in questi giorni le motivazioni che hanno portato alla sentenza della CPI. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica”. E una volta approfondito che fa? Giudica lei la sentenza e decide se va bene o no? E a che titolo? Oppure valuta lei da politica se è una sentenza che ha motivazioni politiche?
Ovviamente tutte le sentenze hanno delle conseguenze politiche ma chi le emette di queste non deve occuparsene e preoccuparsene, anche quando, come in questo caso, la sentenza sul premier israeliano mette in discussione tutto il mondo occidentale, fondamentalmente islamofobico, indifferente alla strage in atto a Gaza, ma che anzi finanzia la strage stessa e che fa finta di non vedere le basi teocratiche del governo Netanyahu e della sua azione militare. Altrettanto ovviamente le sentenze della CPI, che non ha una franchigia particolare, possono essere criticate e Guido Crosetto, nella circostanza e come dicono a Napoli, fa la figura del “gallo ‘ncoppa ‘a munnezza” quando afferma: “Io ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata ma se Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale”.
E però, questi giudici! Non capiscono che l’Occidente aveva creato la CPI per poter giudicare il resto del mondo e non sé stesso. Questo è il punto. Doveva essere una arma propagandistica in mano all’Occidente, poffarbacco! Va bene condannare il congolese Thomas Lubanga Dyilo e con qualche difficoltà, perché comunque è uno potente, chiedere di arrestare Putin, ma se dopo Netanyahu per logica, e non per valutazione politica, dovesse giudicare anche Biden e gli Usa che arma Netanyahu?
Ovviamente argomento ghiotto per Lilly Gruber che, il 22 novembre, tuona: “… un grosso problema che accomuna peraltro tutte le destre destre” interrogando il dr. Tarantino, “… c’è che c’è una delegittimazione di ogni organismo internazionale…”. Giusto! Ma una parola su Biden che definisce: “scandalosa” la decisione della Corte e degli Usa che minacciano sanzioni nei confronti dei giudici? Peccato, la credibilità della tesi, e sua, ne risente!
Otto e mezzo è una trasmissione che seguo, facendomi spesso il fegato amaro, per capire se prima o poi gli elettori di sinistra torneranno alle urne. Sino ad ora traggo poco conforto, in ogni caso meglio di Del Debbio che bestemmia in diretta. Ma in ogni caso a chiarire il rapporto destra sinistra ci pensa Beppe Severgnini che afferma: “Matteo Salvini che è diventato il leader di estrema destra di un partito, la Lega, che non è di estrema destra. Ve la dico dal Nord. I leghisti non la pensano come lui”. Mi pare rimasto al patto delle Sardine del dicembre 199 tra D’Alema e Bossi, quando il primo affermò che la Lega era una costola della sinistra e il secondo scopri l’anima popolare del Pd.
Peccato che la Lega Nord di Bossi all’epoca urlasse ‘Ammazza un terrone, risparmia un milione’; ‘Forza Etna’; con un Tanko, trattore trasformato in carro armato, occupava Piazza San Marco proclamando la Repubblica Veneta; bruciava in piazza le bandiere italiane: teorizzava l’etnonazionalismo; proclamava il rito dell’ampolla a favore del Dio Po; i matrimoni celtici, con tanto di corna preventive; la lira del Sud e quella del Nord e promuoveva, oltre alla Banca Padana subito fallita, referendum per l’indipendenza della Padania. Un misto tra localismo e razzismo. Valori della sinistra? D’Alema forse si è reso conto della confusione, aspettiamo se ne renda conto anche Severgnini.