La 32enne Pamela Malvina Noutcho ha un impiego al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna come infermiera, ma non solo. Da un mese è la nuova campionessa europea dei pesi leggeri. Nonostante la sua abilità nel combattimento, la donna ammette a La Repubblica di essere comunque in tensione quando cammina per strada: “Il pugilato mi ha resa più sicura, ma non è vero che ho meno paura. In uno sport ci sono delle regole. Per strada chiunque può tirare fuori un coltello o una bottiglia. Posso essere colpita in mille modi da chiunque. Quando torno a casa a piedi di notte abbasso la testa, cammino senza guardare”.
Su come il pugilato l’abbia aiutata a costruire se stessa: “Mi ha aiutata a prendere fiducia, ad affrontare qualsiasi cosa e a lottare. Il mio mantra adesso è: anche se perdo, ci ho provato. È stato così anche per la cittadinanza, prima di iniziare combattere non era così importante, poi mi serviva per continuare a gareggiare e mi sono detta: cavolo sì che la voglio. E alla fine l’ho ottenuta nel 2022″. Riguardo al suo lavoro come infermiera, la donna ha ammesso di essere stata aggredita alcune volte: “Verbalmente sì, è una cosa che capita. Pazienti che pretendono di passare davanti e quando spieghi che ci sono tante emergenze ti si rivoltano contro. Con me la maggior parte delle volte la buttano sul razzismo. Dicono: taci tu che è grazie a noi se lavori. Io non reagisco, esco e chiamo la sicurezza”.
“In ospedale molto spesso ho incontrato donne vittime di violenza. I sanitari e i poliziotti hanno purtroppo ancora poca formazione in questo ambito, secondo me. Al momento della dimissione diamo a queste donne delle informazioni sulla Casa delle donne, ma poi andarci o meno resta una loro scelta. Ci mancano dei pezzi. Manca qualcosa in più, per cui la donna si senta presa in carico. Magari potremmo tenerle a dormire, o chiamare qualcuno per provare a parlarci. Spesso appena dimesse tornano dai loro mariti. Ma a volte la scelta non ce l’hai”, ha dichiarato Malvina Noutcho che poi ha raccontato di un caso specifico: “Una donna distinta, italianissima. La prima volta è venuta col marito dicendo di essere caduta. La seconda era sola e si è aperta spiegando che era lui a picchiarla, aveva tutti i lividi addosso. Poi è tornata una terza volta ed era caduta di nuovo. Noi abbiamo questi foglietti con gli indirizzi a cui rivolgersi, glieli abbiamo lasciati. Ma se a me dovessero convincere con dei foglietti, starei sempre a casa, sul divano. Per i poliziotti è lo stesso, a parte casi molto gravi, si limitano a lasciare queste informazioni e ad andare via”.
Infine, sulla situazione attuale legata alla condizione di vita delle donne: “Iniziano a prendere coscienza, ho visto crescere un movimento negli ultimi anni. Anche io e le mie amiche parliamo molto di più dei nostri obiettivi. Non aspettiamo principi azzurri. Quello che manca è l’altra metà del cerchio. Le donne sanno di potersene andare e di non dover aspettare un uomo che le mantenga. Bisognerebbe lavorare di più sulla gestione della rabbia da parte degli uomini. C’è una metà che lavora mentre l’altra metà è rimasta ancorata ai propri preconcetti“.