Nemmeno il ricomposto accordo sulla nuova squadra che comporrà la prossima Commissione Ue ha cancellato definitivamente l’incertezza che aleggia sul nuovo team di Ursula von der Leyen. A meno di 24 ore dalla Plenaria di Strasburgo più importante del 2024, il capogruppo e presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, rilascia dichiarazioni che non contribuiscono certo ad alleggerire la tensione che si respira all’interno della nuova maggioranza: “Oggi c’è un consenso largo, una maggioranza più larga anche con i Verdi, sono contento di questo come leader del Ppe. Ecr è stata cruciale per l’approvazione dei commissari e dei vicepresidenti. Se non ci fosse stato l’Ecr non ci sarebbe stata la nomina di Ribera. Ho ampliato il centro, dai Verdi a Ecr. E oggi questo centro allargato è una realtà. E questo ci assicura stabilità”.
Un modo per accontentare un po’ tutti: dal fronte sinistro, fondamentale per il primo passaggio in aula nel quale il Parlamento ha detto sì ai nomi per i quattro top jobs europei, fino a quello destro, in particolar modo Fratelli d’Italia che sosterrà la nuova Commissione dopo aver ottenuto una delega di peso e una vicepresidenza esecutiva per Raffaele Fitto. Il rischio è quello di andare però a stuzzicare delle ferite ancora aperte, soprattutto tra Verdi e Socialisti, dove l’accettazione della vicepresidenza al politico di Maglie ha lasciato importanti strascichi, come dimostra l’annuncio dei francesi di voto contrario alla nuova squadra del Berlaymont. Anche perché, dicono, in questo modo non si fa altro che allargare pericolosamente a destra il gruppo di partiti coi quali si può instaurare un dialogo o, addirittura, formare una maggioranza.
In realtà, era successo già nel 2019. Alle scorse elezioni il gruppo dei Conservatori votò in maniera eterogenea in aula, con i polacchi del PiS che sostennero il primo mandato di von der Leyen esprimendo il commissario con delega all’Agricoltura, un portafoglio di primaria importanza per Varsavia, Janusz Wojciechowski. Oggi, a differenza di allora, all’esponente di Diritto e Giustizia non venne però affidata anche una vicepresidenza.
“Una volta che la Commissione inizierà a lavorare sono convinto che tutto girerà attorno a questo centro – insiste Weber – A giugno 180 milioni di elettori hanno dato stabilità al centro, le estreme destre sono cresciute, ma anche il Ppe è cresciuto. Con una maggioranza anche con Ecr e Verdi ci sarà più stabilità. Non posso parlare sui dati precisi di domani ma chi vuole fare dei compromessi trova delle intese”. E poi ringrazia pubblicamente i Conservatori per aver appoggiato i commissari designati all’interno delle singole commissioni parlamentari, favorendo così il raggiungimento della maggioranza dei due terzi necessaria per il via libera. Ma, anche per non indispettire alleati di peso come il premier polacco Donald Tusk, puntualizza che sono necessarie distinzioni all’interno della famiglia conservatrice: “Per me il PiS non fa parte di di questo campo, quanto abbiamo visto con Kaczyński non era affatto un governo che agiva nel rispetto dello stato di diritto. Il PiS non fa parte di questa coalizione e quello che sento è che Ecr infatti è diviso sul voto sulla Commissione”.
Sulle stesse posizioni un’altra capogruppo di maggioranza, la liberale di Renew Valérie Hayer, secondo cui il gruppo dei Conservatori è assai “differenziato” al suo interno perché contiene partiti che “non sono sullo stesso piano”: “La maggioranza di questo Parlamento Europeo – afferma – ruota attorno ai tre gruppi” Ppe, S&D e Renew. “Molto chiaramente è questa la maggioranza che funziona. I Verdi sono un gruppo europeista estremamente costruttivo, soprattutto in questo mandato. Nessuna cooperazione con l’Ecr, ma in effetti è un gruppo molto disparato. Non metto sullo stesso livello i francesi di Reconquete, il PiS polacco e l’N-Va belga. C’è effettivamente questa distinzione con le delegazioni con cui possiamo lavorare, penso anche all’N-Va belga o all’Ods” ceco. Ma “non c’è alcuna cooperazione politica strutturale. Lo ripeto, questa maggioranza nel Parlamento europeo è al centro”.
Le parole di Weber hanno però generato nuovi mugugni soprattutto nell’ala sinistra della maggioranza. La capogruppo socialista, Iratxe García Pérez, ha dovuto rimarcare nuovamente la presa di distanza dal gruppo nel quale si trova anche Fratelli d’Italia: “Voglio ribadire una cosa che ho già detto chiaramente, S&D ha negoziato con i Popolari, i liberali e i Verdi. Queste sono le forze politiche con cui S&D negozierà per realizzare le politiche di cui l’Ue ha bisogno. Capisco che il Ppe voglia collaborare con una forza politica con cui noi non stiamo negoziando e in nessun caso Ecr rientra in questa cooperazione”. Così, la politica spagnola tiene a rimarcare la distanza da Ecr: “Non abbiamo partecipato né abbiamo condiviso la scelta della presidente Ursula von der Leyen di nominare vicepresidente esecutivo” Raffaele Fitto, “un membro della famiglia politica dell’Ecr. Non è una questione che riguarda la persona né il Paese. Riguarda la famiglia politica. Ma abbiamo ottenuto anche altri importanti risultati, con rilevanti cambi di portafoglio, penso alla Casa e ai Giovani. Inoltre domani ci aspettiamo da von der Leyen un impegno chiaro a lavorare con le forze europeiste. Ora o lasciamo che il Ppe lavori per la costruzione di una maggioranza alternativa o ci impegniamo con responsabilità per rilanciare il patto storico tra forze europeiste”.
Anche i Verdi non sono d’accordo con questa lettura di Weber che sembra raccontare un allargamento pacifico della maggioranza europea. Le contrattazioni, come dimostrano gli ultimi mesi, sono state invece travagliate, piene di ostacoli e spesso soggette a brusche frenate. Bas Eickout, copresidente del gruppo parlamentare dei Green, racconta infatti che “Manfred Weber ci voleva cacciare dalla maggioranza, poi siccome non c’è riuscito ora parla di maggioranza ampia. Ma noi sappiamo quello che pensa veramente. Sappiamo che non c’è un unico Ppe, sono molto più spaccati di quanto possa apparire”. Il riferimento è alle parole di quel fronte conservatore, di cui fanno parte Weber ma anche Antonio Tajani, che fin dal primo giorno post-elezioni ha chiesto che si tenesse conto della crescita di consensi a destra e si pensasse a una maggioranza europea che guardasse più al mondo conservatore che a quello progressista. Piano in parte fallito quando Ursula von der Leyen ha avuto bisogno dell’appoggio dei Verdi per una maggioranza che fosse più ampia possibile, visto il ‘tradimento’ di Giorgia Meloni e le fratture interne alle due principali famiglie europee, quella dei Popolari e quella dei Socialisti. Tanto che è di poche ore fa la notizia della nomina a consigliere della presidente dell’ex leader dei Verdi, Philippe Lamberts. “Noi sappiamo benissimo che ora ci dobbiamo preparare a una stagione di negoziati, siamo pronti a giocare questa partita e assumerci questa responsabilità – ha aggiunto Terry Reintke, leader dei Verdi tedeschi – Siamo consapevoli che Ursula von der Leyen vuole veramente collaborare con noi, a differenza di Weber. Poi sapremo che non voteremo sempre a favore”. Anche Eickhout conclude poi dicendo: “Penso che ci siano stati molti disaccordi con von der Leyen dall’inizio alla fine. Ma penso che il disaccordo fondamentale si stia riducendo al punto che per lei la vicepresidenza a Fitto è più una scelta sulla cooperazione nel Consiglio con il terzo Paese più grande d’Europa, l’Italia. Il problema, ovviamente, è che nel Parlamento è visto come una collaborazione con l’Ecr e questo è stato davvero un problema”.