Non ci sarà il raddoppio dei finanziamenti ai partiti, ma passa l’aumento di tre milioni di euro, voluto da Pd e Avs, al budget di quest’anno per le forze politiche. Dopo che è dovuto intervenire Sergio Mattarella per fermare il tentato blitz dell’esecutivo, oggi è stata approvata la richiesta di modifica al dl Fisco: la […]
Non ci sarà il raddoppio dei finanziamenti ai partiti, ma passa l’aumento di tre milioni di euro, voluto da Pd e Avs, al budget di quest’anno per le forze politiche. Dopo che è dovuto intervenire Sergio Mattarella per fermare il tentato blitz dell’esecutivo, oggi è stata approvata la richiesta di modifica al dl Fisco: la richiesta di alzare il tetto è stata presentata come necessaria per garantire la copertura integrale delle scelte effettuate dai contribuenti, che quest’anno sono andate oltre i 28 milioni. E’ invece saltato l’emendamento riformulato dal governo Meloni che ridisegnava l’intera disciplina, alzando il finanziamento a 42,3 milioni di euro, e che aveva provocato i dubbi del Colle. Il testo approvato torna nella versione originale presentata dall’opposizione.
La maggioranza, riscrivendo le proposte dei dem e di Alleanza Verdi Sinistra, aveva ridotto il contributo allo 0,2 per mille, ma stabilito anche che anche la quota di chi non esplicita la scelta sarebbe andata comunque a sostenere i partiti. Se fosse passato l’emendamento la politica dal prossimo anno avrebbe potuto incassare complessivamente oltre 40 milioni, quasi il doppio di quanto riceve oggi. Dal Quirinale, si è appreso da fonti parlamentari, sono stati espressi numerosi dubbi: intanto per disomogeneità rispetto al dl fiscale. Una novità del genere avrebbe forse bisogno di un approfondimento maggiore e di un percorso di riforma diversi, non attraverso un emendamento ad un decreto che richiede necessità ed urgenza. Poi, come anticipato dal Sole 24 ore, ci sarebbero ragioni più politiche perchè un provvedimento del genere, oltre ad incidere sui soldi pubblici, va ad impattare sulle libere scelte dei cittadini.
Chi ha protestato fin da subito è stato il Movimento 5 stelle: “Colpo di mano del governo”, ha detto l’ex ministro Stefano Patuanelli. E Giuseppe Conte su X ha rilanciato: “Il governo da una parte taglia servizi ai cittadini e fondi alle imprese, porta la sanità al minimo di investimenti sul Pil degli ultimi 17 anni. Dall’altra di soppiatto vuole aumentare i fondi per i partiti, provando a far arrivare nelle loro casse anche le risorse che i cittadini non hanno scelto di destinare alle forze politiche. Il Movimento 5 Stelle si è opposto subito oggi a questa manovra indegna. A Palazzo Chigi hanno perso il contatto con la realtà“. Oggi è intervenuto anche il leader di Azione Carlo Calenda: “Quello che è successo ieri è grave per due ragioni: primo perché non ci si preoccupa minimamente del problema dell’astensione; secondo, è che non solo si paventa il ritorno del finanziamento pubblico nottetempo ma lo si fa lasciando aperta la possibilità di farsi finanziare anche dai privati. Questo è sbagliato e non fa che screditare ulteriormente la politica”.
Dagli ultimi dati del Mef sul due per mille, ai partiti sono andati poco più di 24 milioni, con il Pd che ha raccolto circa il 30,45% del totale delle scelte e incassato poco più di 8 milioni, seguito da FdI (cui sono andati 4,8 milioni pari al 19,94% delle scelte) e M5s (1,8 milioni con il 10%).