“Tra 50mila e 75 mila persone sono intrappolate a Gaza Nord, senza cibo, acqua, energia elettrica. I bambini stanno morendo di fame e ogni tentativo di portare aiuti viene bloccato dalle autorità israeliane”. È l’ultimo allarme lanciato da Oxfam, che riporta le testimonianze drammatiche dei propri operatori nella Striscia. “Israele – si legge nella nota diffusa dall’ong – sta finalizzando il suo piano di pulizia etnica nel nord di Gaza e da 50 giorni ormai sta impedendo l’ingresso di qualsiasi aiuto, mentre la popolazione sta morendo di fame”. Chi si trova nel campo di Jabalia, nel nord della Striscia, soffre la fame e rischia la vita a ogni ora del giorno. “Sono intrappolati e moriranno. Ma se escono finiranno sotto il fuoco israeliano e sarà la stessa cosa” racconta in un audio Fatima, preoccupata per alcuni suoi parenti rimasti nella zona settentrionale.
“Da due mesi i nostri operatori e partner a Gaza cercano disperatamente di soccorrere la popolazione rimasta intrappolata a nord, ma Israele continua a bloccare qualsiasi tentativo e sappiamo già che molti bambini moriranno di fame – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – La pulizia etnica che si sta consumando nel nord di Gaza dimostra ancora una volta come Israele stia operando nella più totale impunità, violando il diritto internazionale. Siamo di fronte all’annessione de facto di quest’area, mentre svanisce ogni speranza di una soluzione giusta e pacifica, con la comunità internazionale inerte e in qualche caso palesemente complice. Israele continua a usare la fame come arma di guerra nei confronti di decine di migliaia di persone che vengono definite combattenti solo perché non sono riuscite a scappare. Al momento è impossibile sapere esattamente quanti stiano morendo per malnutrizione”.
“Il nord è isolato dal resto del mondo – racconta un operatore di Oxfam a Gaza – A Jabalia, Beit Lahia, Beit Hanoun c’è solo caos, fame e morte. La popolazione è alla carestia e nessuno riesce a fare nulla. Siamo di fronte a un orrore senza fine”.
Questo racconto fa parte di ‘Voci di Gaza’, una serie di testimonianze degli operatori e dei manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare fin dall’inizio del conflitto. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili che si trovano nella Striscia, coloro che stanno pagando il prezzo più alto.
LA PETIZIONE – Oxfam ha lanciato una raccolta firme (si può aderire qui) per “fermare tutti i trasferimenti di armi, componenti e munizioni utilizzate per alimentare la crisi a Gaza”. Un appello rivolto ai governi perché non siano “complici delle continue violazioni del diritto internazionale, adempiendo ai loro obblighi legali e garantendo un cessate il fuoco permanente al più presto”.