La seconda commissione von der Leyen passa per una manciata di voti l’esame del Parlamento europeo e dal 1 dicembre potrà iniziare il suo mandato quinquennale a Palazzo Berlaymont. I numeri dell’approvazione della nuova squadra mostrano chiaramente la debolezza e la spaccatura interna non solo all’assemblea di Strasburgo, ma anche ai singoli gruppi politici. La rieletta presidente della Commissione era considerata una figura non più spendibile da una fetta dell’aula, la sua maggioranza allargata ai Verdi e a Fratelli d’Italia ha scontentato gran parte delle formazioni centriste, così come defezioni si sono registrate a causa della decisione di nominare vicepresidenti esecutivi la socialista spagnola Teresa Ribera e, soprattutto, l’esponente di FdI Raffaele Fitto.
Come detto, sono i numeri a sancire l’inizio di uno dei mandati più incerti e complicati della storia politica europea. Con 688 parlamentari presenti in aula, alla nuova squadra erano necessari 345 ‘sì’ per ottenere l’incarico. Quello racimolato, quindi, è un margine fortemente risicato, di appena 25 voti. Ma se si guarda all’intera composizione dell’Eurocamera, il dato è ancora più impressionante: il 50% +1 necessario per il via libera ad aula piena sarebbe stato raggiunto solo con almeno 361 voti, appena 9 in meno rispetto a quelli raccolti dalla nuova Commissione. Si tratta del peggior risultato di sempre nella storia europea che registra anche un’altra anomalia: il voto sulla candidata alla Presidenza supera in consensi quello sull’intera squadra per 401 voti a favore contro 370.
Nonostante ciò, la rieletta presidente della Commissione si dice soddisfatta del risultato ottenuto: “Oggi è un bel giorno per l’Europa perché il voto mostra la tenuta del centro. Sono molto grata per la fiducia espressa dal Parlamento europeo al nuovo collegio – ha detto in conferenza stampa – Radunerò la mia squadra a partire da lunedì e ci metteremo al lavoro”. Uno dei più convinti sostenitore, oltre che uno degli artefici, di questo allargamento a destra della Commissione è Antonio Tajani che, infatti, esulta: “Bel risultato. Buon lavoro a von der Leyen. Fitto farà benissimo. Meno voti? Non avranno votato alcuni socialisti. L’importante è che parta”. Mentre Fratelli d’Italia si concentra soprattutto sul risultato strappato con la vicepresidenza per Raffaele Fitto: “Auguri di buon lavoro a Raffaele Fitto da parte di tutta la delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo. Il ruolo di vicepresidente esecutivo della commissione Ue è una vittoria importante per l’Italia, frutto del grande lavoro svolto dal nostro governo e dal premier Giorgia Meloni. Avere un conservatore in un ruolo apicale della Commissione Ue rappresenta una storica occasione che rispecchia la volontà espressa dai cittadini”. Il neoeletto commissario sui social ha dichiarato che l’Ue “si trova di fronte a sfide cruciali da cui dipende il suo futuro e quello dei suoi cittadini. Nei prossimi anni sarà fondamentale lavorare tutti insieme e dare prova di unità, perché solo in questo modo saremo in grado di vincere queste sfide, rilanciare il progetto europeo e difendere con forza i valori su cui esso si fonda”.
E proprio tra i Socialisti c’è chi, come la quasi totalità degli esponenti del Pd, si è dovuta turare il naso per rispettare l’accordo stretto con Popolari e Renew per sostenere la candidata tedesca. Lo si capisce dalle parole del capodelegazione Nicola Zingaretti che, nonostante il suo ‘sì’, manifesta la sua contrarietà rispetto alla strategia dei Popolari. “370 voti. Quando guarda a destra la Commissione von der Leyen è più debole”, ha scritto su X.
Dura la posizione del Movimento 5 Stelle che, come tutti i membri del proprio gruppo, The Left, ha votato contro un von der Leyen bis: “Nasce una Commissione debolissima e di destra, la peggiore che ci potesse capitare. Debolissima perché supportata da una maggioranza che contiene dentro tutto e il contrario di tutto e che si spaccherà al primo voto possibile, non a caso ha ottenuto meno voti di quelli relativi all’elezione della sua Presidente a luglio. Di destra perché per la prima volta un suo vicepresidente proviene da Ecr con una maggioranza che si apre ai voti dei nazionalisti e dei conservatori, una apertura che ha fatto perdere i voti a von der Leyen. Questa nuova Commissione è votata all’austerity, al bellicismo sfrenato, al nucleare, alla difesa dei privilegi e delle prerogative delle lobby. Non farà nulla per la pace, per la giustizia sociale, per la transizione sostenibile, per i lavoratori dell’automotive in crisi e per aumentare i salari dei cittadini. I veri progressisti con coerenza sono orgogliosamente all’opposizione”.