“Abbiamo fiducia nella magistratura italiana e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti“. A parlare è Yehia Elgaml, il padre di Ramy, il 19enne di origine egiziana morto cadendo dallo scooter durante un inseguimento con i carabinieri a Milano, nella notte tra sabato e domenica. Una morte che ha provocato subbuglio e proteste a Corvetto, il quartiere milanese dove viveva il giovane: notti di tensioni con roghi, vandalismi e lanci di bottiglie e petardi verso la polizia che ha risposto con cariche di alleggerimento e lacrimogeni.

“Ramy era più italiano che egiziano” – Ma il padre di Ramy prende le distanze dalla violente protesta: “Siamo lontani da quanto accaduto lunedì sera e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l’Italia”, ribadisce Yehia Elgaml che ringrazia tutti per la vicinanza, “soprattutto gli italiani: mio figlio ormai era più italiano che egiziano”, sottolinea. Sulla vicenda interviene anche presidente della comunità egiziana della Lombardia, Aly Harhash, ricordando che “chiedere chiarezza su cosa è accaduto è giusto, non c’è niente di male”, precisando però che “i vandalismi no, non sono giustificabili”.

Sala: “Su Crovetto preoccupati ma rimaniamo accoglienti” – Intanto dopo due notti di tensioni, le ultime ore sono trascorse senza particolari criticità a Corvetto. Un quartiere della periferia milanese dove non manca il degrado, l’abusivismo e la concentrazione di povertà. Lo sa bene il sindaco Beppe Sala: che il quartiere “sia delicato ne siamo consapevoli ma ci stiamo lavorando attraverso tante associazioni. È un quartiere più difficile di altri ma tutte le situazioni vanno affrontate”, ha dichiarato il primo cittadino di Milano: “Certo che siamo preoccupati ma al contempo sappiamo che certe situazioni fanno parte anche della complessità del mondo che viviamo”, ha sottolineato Sala aggiungendo che, comunque, “a slogan non si va da nessuna parte“. “Capisco che alla destra piaccia fomentare queste situazioni ma sono qui oggi per continuare a dire che Milano resterà una città accogliente“, ha ribadito il sindaco, a margine dell’inaugurazione di un nuovo centro dedicato ai migranti. “Quello che è successo ci richiama alla nostra attenzione ma non ci fa deviare rispetto alla nostra rotta – ha aggiunto -. Noi facciamo un bagno di realismo e nel realismo le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate“.

Le indagini – Mentre continua il nutrito spiegamento di forze dell’ordine – prevalentemente Polizia di Stato – a presidio delle strade attorno a piazza Gabriele Rosa, nel cuore di Corvetto, proseguono, da un lato, le indagini sui vandalismi e i roghi e, dall’altro, l’inchiesta per chiarire la dinamica della morte di Ramy. Si cercano testimoni ed eventuali video amatoriali, girati con gli smartphone, che possano aiutare a ricostruire l’incidente. Nell’inchiesta della Procura di Milano, coordinata dal pm Marco Cirigliano, sono state raccolte le immagini di una serie di telecamere adiacenti il luogo dell’incidente ma, eccetto un filmato in cui è stata ripresa la scena dell’’impatto, le altre al momento non sembrano aggiungere elementi determinanti. Importante sarebbe la testimonianza di qualcuno che ha assistito a quel che è accaduto. Per la vicenda, al momento sono indagati per resistenza a pubblico ufficiale il tunisino di 22 anni che era alla guida della moto (e che è ricoverato in ospedale in gravi condizioni) e anche il carabiniere che era alla guida della macchina di servizio. Per lui l’ipotesi è concorso in omicidio stradale. Per venerdì è stata fissata l’autopsia sul corpo della giovane vittima.

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